La statua del Disinganno, tra simboli esoterici e storia

La statua del Disinganno, tra simboli esoterici e storia

Fonte foto: Vanilla Magazine 

Se ti trovi a Napoli non ti stupire se, pronunciando il nome di Raimondo di Sangro, qualcuno si farà il segno della croce. Di tempo ne è passato dalla morte del primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, ma pare che questa figura ambigua faccia ancora tremare gli animi.

Un uomo che ha voluto la Cappella Sansevero e altri capolavori in essa custoditi come il Cristo velato, la statua del Disinganno e molte altre opere.

La statua del Disinganno

Ci soffermiamo sulla statua del Disinganno e scopriamo cosa rappresenta. Lo spettatore nota dapprima una fitta rete avviluppata su un corpo di un uomo. I dettagli dei nodi, la sinuosità che pare un tessuto, innalzano il nome del suo autore, Francesco Queirolo che scolpisce l’opera in marmo per il principe Raimondo. Allegorie e simboli sono chiari riferimenti alla massoneria. L’uomo sembra volersi districare dalla rete che simboleggia il peccato, aiutato dall’intelligenza rappresentato dal putto. Vive in un mondo fatto di tentazioni raffigurato dal globo ma su tutto poggia una Bibbia, strumento di riconciliazione con la luce.

Se lo osservi con occhi massonici, la rete è il passaggio tra la vita profana e quella da iniziato, la raffigurazione del Cristo che dona la vista a un cieco pare possa essere l’allusione al dono della verità che l’iniziato scoprirà nel suo cammino. Per dirla in termini alchemici invece, l’opera viene compiuta e lo Zolfo liberato dalla prigione in cui è rinchiuso.

E se invece di scoprire e liberare, il significato occulto fosse anche quello di catturare? Il pesce mistico, attraverso una rete costruita ad arte ovvero attraverso numerose operazioni alchemiche, una su tutte, il Vitriol, pratica esoterica riservata a pochi.

Come descrisse un grande alchimista, Flamel, il Disinganno rappresenta la seconda fase della seconda opera, che prende proprio l’aspetto di un reticolo salino, una rete, a cui segue la fase della confortazione, in cui “lo spirito universale, simboleggiato dall’angelo, indica al rebis la sfera mercuriale di cui potrà pascersi a sazietà“.

C’è chi ha trovato attinenza persino con i tarocchi: la giustizia, l’imperatrice, l’eremita, la forza e la papessa simbolicamente distribuite nell’opera. La statua del Disinganno è dedicata al padre di Raimondo, Antonio di Sangro, che abbandona il figlio da piccolo per dedicarsi ai vizi più sfrenati. Alla fine dei suoi anni, pentito e stanco degli errori commessi, ritorna nella sua città, Napoli, per abbracciare una vita di virtù e quasi sacerdotale.

Con la fraseQui non vident videant e i passi biblici incisi sul libro aperto, il principe Raimondo rende omaggio all’iniziazione massonica, l’unica via possibile per abbandonare l’orgoglio e liberarsi dal peccato.