L’artigianato come strumento di inclusione

Tramandare la sapienza degli artigiani di un tempo risulta sempre più difficile. Ancor di più potrebbe esserlo se si prende in considerazione il contesto calabrese, della provincia di Reggio, ricca di tradizioni e antichi mestieri, ma dalla quale molte generazioni sono emigrate per studio o lavoro.

C’è un piccolo borgo di 762 anime, dove l’evento tragico dello spopolamento è diventato un’occasione per ospitare persone che hanno ripopolato il borgo: si tratta di Camini, un borgo nei pressi della più conosciuta Riace di Mimmo Lucano, il “paese dell’accoglienza”.

Qui grazie ad una sinergia tra il Comune, una cooperativa (la Jungi Mundu) e il coinvolgimento di altre istituzioni internazionali, si è creato un contenitore multiforme di servizi e opportunità, nel quale vengono proposte tra le altre: attività di cucina, laboratori, corsi di lingua per migranti. Ciò avviene utilizzando anche gli strumenti nazionali, come i volontari del Servizio Civile o i Corpi di Solidarietà attiva, con giovani proveniente da diversi Paesi d’Europa che trascorrono un anno partecipando ad uno dei progetti.

Inoltre, la presenza di case sfitte consente al borgo di utilizzare l’accoglienza diffusa, attraverso cui si offre alloggio agli stranieri che decidono di svolgere un’esperienza a Camini.

Nell’ultimo anno – mentre il mondo si è fermato – a Camini è nato un e-commerce di prodotti artigianali, col coinvolgimento di organizzazioni come UNCHR (L’ente internazionale che tutela i rifugiati). Per comprendere cos’è questo e-commerce basta andare sul sito di Ama-la e leggere alla sezione “chi siamo”:

“Siamo donne e uomini di varie nazionalità e professioni che lavorano insieme per realizzare gli ideali di integrazione, collaborazione e sostegno reciproco che pensiamo rendano la vita degna di essere vissuta.”

Nei mesi scorsi è stato organizzato un laboratorio tessile aperto a tutti per la formazione, svoltosi online da settembre ad ottobre 2020. Camini dista circa 8 km dal mare, e ci si arriva percorrendo campagne coltivate alternate a verde selvaggio e molte curve. Una volta parcheggiato ci si immerge in stretti vicoli e si rimane colpiti dalle risa dei bambini, figli dei migranti, che giocano allegramente per strada. Anche loro a volte si divertono a creare lavoretti artigianali originali, forse per mimare il lavoro delle mamme che aiutano questo scorcio di Calabria ionica a salvare le proprie radici.