L’Italia, in particolare la sua fascia centrale, nasconde molte volte dei veri e propri borghi fantasma, spopolatisi generalmente intorno agli Anni ’50 del secolo scorso. Il villaggio di Brento Sanico condivide quest’aspetto con centinaia di altre località, magari dalla storia secolare, che purtroppo sono state abbandonate per i motivi più disparati.
Un esempio di paese fantasma di cui abbiamo parlato è il castello di Roccacaramanico, situato nell’Abruzzo centromeridionale, ma ce ne sono tantissimi altri, sparsi proprio tra la medesima regione, l’Umbria e l’Appennino Tosco-Emiliano.
In quest’articolo, dunque, parleremo del borgo di Brento Sanico, dalle sue origini fino ad oggi.
Fonte foto: paesifantasma.it
Brento Sanico, il vecchio crocevia
Situato a circa 628 metri d’altitudine, in posizione praticamente panoramica sulla Valle del Santerno, Brento Sanico ha origini medievali, per quanto possano risultare incerte alcune sue vicende. Non si hanno tantissime informazioni a disposizione, ma sappiamo che il suo nome compare per la prima volta nel 1145 come una roccaforte della famiglia Ubaldini.
Per moltissimi secoli la sua posizione risultava assai strategica, in quanto situata sull’unica strada che “anticamente” collegava la Toscana alla Romagna e in un territorio da cui si estrae la pietra serena, un tipo di roccia arenaria con la quale sono stati costruiti numerosissimi monumenti tra Firenze, la Toscana in generale e l’Emilia-Romagna. Nonostante ciò, la vocazione di Brento Sanico è sempre rimasta quella di una località rurale: gli abitanti, infatti, si sostentavano attraverso la raccolta di castagne, la coltura di grano e di ortaggi e la pastorizia.
Il borgo, probabilmente, è stato da sempre poco popolato: secondo dei documenti dell’archivio comunale di Firenzuola (FI), nel 1843 si contavano “solo” 80 abitanti. Questa, assieme all’abilitazione di una casa privata come scuola primaria, sono le uniche notizie certe che abbiamo su Brento, che risulta abbandonato dal 1951. In quell’anno, l’ultima famiglia che viveva lì si era trasferita a valle per via della costruzione di autostrade e nuovi viadotti statali, che di fatto avevano tolto l’importanza strategica del villaggio.
Cosa rimane di Brento?
Ad oggi, dell’antico villaggio rimangono soltanto i ruderi delle case appartenute ai vecchi abitanti, tutte costruite in pietre locali, con gli interni intonacati e i tetti in pietra. L’unico edificio a “salvarsi” dall’estremo degrado sembra essere la quattrocentesca Chiesa di San Biagio, la cui architettura rispecchia le tipicità dei vecchi borghi appenninici, per via (probabilmente) di due interventi di restauro, avvenuti nel 1860 e nel 1917.
La chiesa sembra, inoltre, essere stata ingrandita durante la prima ristrutturazione. Ad oggi conserva al suo interno dei colori ancora vivissimi e, molto probabilmente, degli affreschi ben conservati risalenti al XVI secolo. Per non farci mancare nulla, sembra che si possano trovare anche dei resti umani di abitanti vissuti nell’Ottocento; questo perché, in tempi più o meno remoti, essi venivano sepolti sotto o nelle immediate vicinanze dei luoghi di culto.
Visitarlo, ad oggi, può essere abbastanza difficoltoso per via delle numerose piante infestanti e delle rampicanti che, per circa 60 anni, sono cresciute nella libertà più totale rendendo i passaggi molto difficoltosi.
Fonte foto: paesifantasma.it
Far rinascere Brento Sanico si può?
Dal 2020 circa, sembra che si sia aperto uno spiraglio di luce sul borgo di Brento: grazie a un progetto di volontariato, infatti, sembra che le case del borgo, una volta ristrutturate, vengano date in comodato d’uso gratuito a tutti e tutte coloro che sono in cerca di una seconda vita, più vicina alla natura e ai ritmi lenti di una volta.
Tutto è nato dalla volontà dell’escursionista e scrittrice Anna Boschi, che nel 2016 ha visitato il villaggio per la seconda volta dopo oltre due decenni, e dunque ha deciso di passare all’azione prima che il degrado potesse far scomparire per sempre l’abitato, rivolgendosi prima alla Sovrintendenza per i Beni culturali di Firenze e al sindaco di Firenzuola (dapprima senza risposta) e poi al parroco di Basiago don Antonio Samorì, che col suo gruppo di muratori aveva già restaurato tre chiese.
Il risultato è stato un intervento quasi immediato per ricostruire il tetto della Chiesa di San Biagio, utilizzando gli stessi materiali impiegati 600 anni prima per la sua costruzione. Successivamente, il parroco acquista le sei case del borgo per poterle ristrutturare e dare inizio, quindi, alla rinascita di Brento Sanico.
Ero stata la prima volta qui venticinque anni fa, insieme al mio compagno che purtroppo adesso non c’è più – racconta Anna – ci sono ritornata perché mi era rimasta impressa quella bellissima chiesa, con i suoi affreschi colorati, l’ho ritrovata avvolta nei rovi e in rovina. Così con alcuni amici abbiamo ripulito la strada d’accesso e poi abbiamo cercato qualcuno per riparare il tetto della chiesa.
Anna Boschi, escursionista e scrittrice
Classe 1996. Sono appassionata di molte cose, tra cui la fotografia.
Nasco in un borgo del Centro Italia e quando ne ho la possibilità faccio dei piccoli viaggi (o gite fuori porta, come preferite) nei luoghi più disparati della mia terra, ossia proprio l’Italia Centrale.
Quella di Hermesmagazine è la mia prima esperienza in assoluto da pubblicista; dietro le quinte ho curato, insieme ad altre persone, i testi di alcuni articoli per il sito leviedelcinema.it (Rassegna del film restaurato che si tiene non molto lontano da casa mia). Nel tempo libero gestisco una piattaforma personale in cui ho catalogato i miei scatti in giro per il Centro Italia (e non solo) e in cui scrivo qualcosa riguardo i miei spostamenti.