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Roccacaramanico, borgo che torna a vivere

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Non fai in tempo a pronunciarlo, che si è già fatta ora di cena, e come se non bastasse può suonare davvero strano come nome. Insomma, questa è Roccacaramanico, una località abruzzese situata in provincia di Pescara, nel Parco Nazionale della Majella. Molto piccola, praticamente disabitata (nel lontano 2001 si contavano solo 6 abitanti, ma in passato ce ne sono stati ancora meno), fa parte del Comune di Sant’Eufemia a Maiella e non è molto distante da Sulmona, né dal borgo di Pacentro, che viene spesso citato tra i 10 o 20 borghi da visitare se si va in Abruzzo.

Un po’ di storia: da borgo vivace…

Conosciuto secoli prima come “Castello della Rocchetta” e poi come “Rocca di Caramanico”, la sua costruzione è sconosciuta: possiamo solo dire con certezza che la sua storia si lega al borgo di Caramanico Terme, i cui rapporti sono posti “alla luce del sole” sin dal 1100. La sua funzione, ovviamente, era la difesa della valle sottostante e del vicino villaggio.

Per oltre quattro secoli, (XIV-XVII) Roccacaramanico è stata un possedimento di diversi signori, tra i quali i Cantelmo della vicina Pacentro, i D’Aquino, i D’Aragona, i D’Angiò, i Colonna e i Carafa, per poi diventare un Comune libero dopo il 1806, quando la feudalità fu abolita.

Nel frattempo, la comunità montana della zona ha sempre vissuto laboriosamente e animatamente reggendosi su un semplice sistema agro-pastorale dal quale si ricavavano cereali e legumi, e grazie al quale si allevavano pecore, capre, maiali ed api (già, l’apicoltura sembrava essere largamente praticata insieme alla “coltura” del baco della seta).

…a paese fantasma

La popolazione di Roccacaramanico, tuttavia, sperimentò un forte scontento derivato dall’inesorabile transizione dalla società di sussistenza a quella industriale e poi moderna, con tutte le esigenze del caso e le conseguenti piaghe (povertà in primis).

Il borgo, infatti, ha cominciato a spopolarsi già a partire dalla fine del XIX secolo, e complice di ciò è stata anche la cattiva gestione amministrativa che vi è stata dopo il 1929, anno in cui il Comune di Roccacaramanico fu accorpato a quello di Sant’Eufemia a Maiella. Ciò ha portato a un’emigrazione verso Paesi esteri come l’Australia e gli Stati Uniti.

Così, nel 1971 rimanevano soltanto 20 abitanti, e dieci anni dopo ve ne erano 4. Sul finire degli Anni ‘80 ve ne rimase soltanto uno, ossia l’anziana Angiolina Del Papa che ne divenne praticamente la custode.

In ogni caso, il trend di spopolamento ha iniziato lentamente ad invertirsi, dal momento in cui alcune famiglie hanno acquistato e ristrutturato delle abitazioni così da potervi soggiornare durante l’estate o, quando capita, nei fine settimana. Parallelamente a questo, Roccacaramanico ha iniziato a svilupparsi il turismo al livello tale da essere proclamata nel 2012 come Meraviglia italiana.

Fonte foto: Viaggiando Italia (Annagrazia R.)


Il borgo dei record

Oltre che per la sua drammatica storia con lieto fine, Roccacaramanico è conosciuta anche a livello climatico e meteorologico: infatti, la località è così nevosa durante la stagione invernale tanto che la media delle precipitazioni si aggira intorno ai 3 metri l’anno, e presenta addirittura dei picchi di 10 metri!

Oltre a questa sorta di “guinness” permanente, si aggiunge anche un altro record ufficioso, ossia la caduta di ben 365cm di neve in sole 24 ore (17 dicembre 1961).

Insomma, andarci d’inverno non sembra essere un’ottima impresa, specialmente quando sono in arrivo le classiche perturbazioni che dai Balcani raggiungono la zona adriatica dell’Italia portando un sacco di freddo e soprattutto tanta, tantissima neve anche in regioni decisamente insospettabili come la Puglia.

Fonte foto: viaggiareinabruzzo.it


Cosa vedere
qui?

Se la località è minuta, anche il centro storico sarà molto piccolo. E infatti, così è Roccacaramanico. Tuttavia, non manca di luoghi d’interesse.

Qui, infatti, potete trovare il Museo Etnografico sulla cultura del lavoro in montagna, conosciuto semplicemente come Museo Etnografico “Diana e Tamara”, in cui vengono illustrate le varie usanze contadine e montane abruzzesi, e la Chiesa madre di Santa Maria delle Grazie, di età ignota, ma sembra che fu ricostruita nel Quattrocento per poi essere rimodellata ad ogni sisma distruttivo, giacché si tratta, purtroppo, di un evento non così raro e che ha interessato la zona in diverse occasioni nella storia: nel 1627, nel 1703, nel 1706 e nel 1915.

Un altro luogo che vale la pena scoprire nel borgo di Roccacaramanico è il piazzale panoramico che si affaccia sul versante orientale, letteralmente sulla Majella e il suo Monte Amaro. Nelle immediate vicinanze, se si ha una certa fame, pare che ci sia una piccola taverna dove puoi gustare i prodotti tipici e (si dice) una birra artigianale niente male.

E nei dintorni?

È assolutamente d’obbligo visitare anche i borghi limitrofi di Sant’Eufemia a Maiella e Caramanico Terme, sebbene siano certamente molto simili fra loro. Se sei un amante di escursioni e soprattutto di passeggiate in montagna, il Parco Nazionale della Majella in generale è sicuramente tuo amico: vai e percorri i sentieri più disparati fino ad arrivare in cima ed ammirare il mare in lontananza!

Se hai già fatto tutto e desideri tornare nel mondo civilizzato, fai una sosta a Pacentro e non perderti le sue meraviglie come il castello dei Cantelmo-Caldora, la fontana monumentale e il piccolo duomo; poi, puoi partire per la volta di Sulmona, la città propriamente detta più vicina al borgo remoto di Roccacaramanico.

Fonte foto: siviaggia.it

Curiosità

Sembra che l’anziana custode Angiolina sia stata intervistata da Raffaella Carrà nel corso del suo programma televisivo conosciuto come Pronto, Raffaella? e questo ha fatto in modo da attirare l’attenzione sul borgo da parte dell’opinione pubblica.

Questo può aver in parte scongiurato il destino di Roccacaramanico facendola lentamente ripopolare, ma non bisogna escludere anche l’importanza che ha avuto l’istituzione del Parco della Majella nel 1991: infatti, grazie a ciò sono state determinanti le nuove norme che hanno fatto sì che si potessero recuperare gli immobili con un certo criterio.

Solo così, questa località è potuta tornare al suo splendore, rientrando anche tra i borghi più caratteristici d’Abruzzo.


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