Dopo Pescara, dove la mostra “Andy Warhol e Mario Schifano tra Pop Art e Classicismo” ha inaugurato il nuovo Imago Musem, contenitore permanente di arte moderna e contemporanea, lo Spazio 57 ripropone ora a Napoli un’esposizione che rivede insieme due dei personaggi più importanti dell’arte Pop.
Due artisti come l’americano Warhol (1928-1987) e l’italiano Schifano (1934-1998) dalle origini culturali molto dissimili si incontrano a New York agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso. Schifano frequenta la Factory di Warhol e l’eterogeneo mondo che la circonda, ed è affascinato dai risvolti “rappresentativi” dei nuovi parametri espressivi che il riscatto culturale della giovane, divoratrice America forgia con i mezzi che ha a disposizione: esaltando, ingrandendo, colorando le immagini degli stereotipi dei messaggi mediali, dei simboli del consumo di massa, delle codificazioni, persino delle proprie paure e frustrazioni.
La Pop Art
La Pop Art è Populary Art: Arte Popolare; si esclude o autoesclude dal “colto” di stampo storico europeo, lo contesta da una posizione di inferiorità e diversità psicologica ma lo surclassa agilmente alimentata dal positivo riconoscere la supremazia, soprattutto dal punto di vista economico e comunicativo, dello stile di vita americano.
Immagini non considerate, quindi, per il loro valore in quanto spontanee risoluzioni di un pensiero artistico, ma quali mediatori grafici, di messaggi costruiti per incrementare l’induzione al consumo. Immagini studiate per “calzare” i modelli dello status, delle convenzioni mercantili e renderli desiderabili, persuasivi, confortanti. Ma se un lavoro creativo finalizzato all’industria di per sé non può bastare a giustificare la mitizzazione di cui è stato oggetto, il vero successo della Factory e di Warhol, va ricercato nella promiscuità ideologica, nella mescolanza e cooperazione con tutte le correnti di pensiero presenti a New York in quel momento, che ne fa una sorta di sintesi esistenziale proficua della creatività metropolitana dell’epoca.
Diversa è l’estrazione culturale di Mario Schifano che riassume invece la cultura classica tipica della vecchia Europa a l’imput innovativo americano. Le sue creazioni risultano così meno estemporanee, ammantate da una sorta di riflessione intellettuale sottesa che lo contraddistingue pur nella scia dell’Arte Pop.
La mostra
Saranno presenti a Napoli molte importanti opere dei due artisti, tra le quali il famoso “Two Dollars”, lo studio con la bocca che succhia con la cannuccia la CocaCola realizzato da Warhol per la copertina del disco dei Velvet Underground featuring Nico, o “Casa dolce casa” di Schifano.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.