Angelo Inglese, il sarto dei grandi che veste innovazione e umiltà

Angelo Inglese, sarto figlio d’arte, camiciaio che incarna le origini del padre Giovanni, che fonda la sartoria G. Inglese nel lontano 1955Un uomo che non ha mai temuto di mettersi in gioco e di rischiare per se stesso e per il proprio paese, Ginosa (TA), cittadina pugliese a soli 20km da Matera (MT), tanto da esserne considerata la “sorella minore”.

 

Con l’inserimento nel mondo sartoriale di tecnologie di ultima generazione ha stravolto tale settore, creandosi ormai una clientela mondiale che, amante del made in Italy, sceglie la sua firma in ogni dove.  Basti pensare che una infinità di attori e gente del mondo dello spettacolo ha scelto di vestire Inglese. Da Vittorio Sgarbi a Lino Banfi, passando per Checco Zalone arrivando a vestire addirittura un mostro sacro come Francis Ford Coppola.

 

Ma anche reali e rappresentanti nazionali lo hanno scelto. Ha vestito il principe William per il suo matrimonio e dato un tocco di Italia al giuramento di Donald Trump, il quale indossava una sua creazione quando divenne ufficialmente presidente degli Stati UnitiLo abbiamo incontrato pochi giorni fa tra ammirazione e curiosità ed ha gentilmente risposto ad una nostra breve intervista:

 

Ciao Angelo, il sarto dei grandi ma soprattutto il sarto innamorato del suo territorio… Cosa ti ha spinto a non abbandonare Ginosa, tuo paese natale?

 

La voglia di rimanere qui nasce dall’idea di amare il mio territorio e fare qualcosa per lo stesso, quasi fossi in debito con questa terra che mi ha visto crescere e diventare chi sono.

 

Ammirevole! Come ci si sente a vedere una propria opera su di un personaggio di un certo calibro?

 

Emozionante, specialmente le prime volte. Col tempo poi è divenuta una cosa più ordinaria, anche se da sempre noi della sartoria, anche grazie alla cultura e all’insegnamento di mio padre, trattiamo tutti da principi, indistintamente dal loro rango sociale.

 

Un aneddoto della tua carriera?

 

Ce ne sarebbero innumerevoli. Uno su tutti riguarda una lettera di complimenti ricevuta da un regista di fama internazionale, il quale ricoverato in una clinica per dimagrire, ci ha commissionato alcune creazioni, dandoci tra l’altro indicazioni sommarie. Questa lettera ci ha emozionato tantissimo dandoci più convinzione del nostro apporto nel mondo sartoriale moderno.

 

Tu sei anche il sarto dell’innovazione. Come è cambiata la sartoria al giorno d’oggi e quali margini ha?

 

Io forse sono conosciuto sostanzialmente per questo, per colui che va a prendere la tradizione più remota e la proietta nell’innovazione. Prende capi simbolo della tradizione e li rimodelli con tessuti ultramoderni oppure l’esatto opposto ma sempre rispettando i canoni della tradizione sartoriale. È questa per me la vera innovazione. Con un briciolo di presunzione diciamo anche che, la situazione attuale del lavoro in smart working, del lavoro digitale causa Covid, noi l’avevamo introdotta già da 5 anni e non come soluzione ad una pandemia ma come soluzione ad accorciare le distanze tra clienti distanti da noi oltre 10000km. Dobbiamo dire che questa strategia così lontana apparentemente dalla realtà, col tempo ha dato i suoi frutti proiettandoci all’apice del lavoro digitale indipendente.

 

Quanto devi al tuo staff e alla tua famiglia?

 

Tutto. Da soli non si fa nulla e non si crea niente. Sono un grande team e la loro bravura viene dimostrata dal fatto che mentre il mondo attuale corre per via della globalizzazione incessante, noi viaggiamo nel senso opposto. Nella nostra sartoria si va piano, ci si sofferma sui dettagli, si lavora in maniera maniacale. È tutta qui la difficoltà e la bravura del mio staff.

 

Un consiglio per i giovani?

 

Una sola frase che ognuno di noi deve far propria quando si mette in gioco: “Se l’ha fatto un altro posso farlo anch’io”.

 

Un grazie immenso ad Angelo Inglese per averci ospitato e un buon prosieguo del suo splendido lavoro sartoriale.