Cornelia Parker, artista britannica classe ’56 è considerata una delle artiste contemporanee più ammirate dal pubblico per il suo lavoro concettuale, estremamente accattivante e soprattutto mentale, un’artista del pensiero.
Artista poliedrica si è confrontata sin dai suoi primi anni di carriera, (anni ’80), sino ad oggi, con opere di diverse tipologie e dimensioni, tra cui: disegni, sculture, installazioni su larga scala, opere ambientali e sociali, fotografia, video e film d’artista, opere tessili sino alle sperimentazioni performative. Politicamente ironica, critica, perspicace, creativa, intelligente, attraverso il suo lavoro artistico, ci parla della realtà contemporanea in cui viviamo, prendendone in esame ogni aspetto, anche quello in apparenza più insignificante, la Parker lo mette in luce, infondendo dubbi, solleticando la curiosità dello spettatore e inducendo alla riflessione ed al pensiero critico. Affascinata dalle strane e bizzarre morti dei cartoni animati alla “Tom & Gerry”, l’artista ripropone lo stesso processo per la trasformazione e genesi delle sue opere. La Parker lavorando sulla trasformazione materica delle sue opere, ne indaga le infinite possibilità evolutive, plasma i materiali più impensabili per restituirci dei lavori pungenti e cupamente umoristici, citando Duchamp come una delle fonti d’ispirazione. Non mancano nella sua produzione artistica anche riferimenti ad importanti eventi della storia umana, da cui scaturiscono opere concepite come memoriali (“The War Room” 2015) e rivisitazioni contemporanee di opere storiche come “The Distance (A Kiss with String Attached)” e “Landscape with Gun and Tree”. L’artista impiegando la trasformazione, il gioco e la narrazione, nella sua attività creativa, affronta tematiche importanti del nostro tempo quali: la violenza, l’ecologia, i diritti umani, corruzione politica o semplicemente lo stato transizionale in cui si trova la razza umana.
Fonte foto: Fickr
Le opere installative più celebri dell’artista
“Cold Dark Matter (1991)” un capannone da giardino letteralmente fatto esplodere, per volontà dell’artista, dall’esercito britannico. L’opera prende il nome dall’allora neonata definizione scientifica di “materia oscura fredda”; tale termine fu coniato nell’ambito di cosmologia, per indicare e descrivere tutta la materia dell’universo che non può essere misurata, quantificata, più precisamente una struttura a grande scala formata da particelle lente e fredde. La sua struttura cresce gerarchicamente passando da piccoli oggetti alla loro accumulazione in oggetti più massicci. Seguendo lo stesso principio cosmologico, l’artista sospende ad una miriade di fili, divenuta ormai sua cifra stilistica, oggetti d’uso quotidiano raccolti in un periodo di tre mesi e provenienti da vari luoghi, tra cui: bambole, giocattoli, utensili da giardino, libri, scarpe, cappelli in paglia, una bicicletta rotta, frammenti di oggetti in plastica, fino a tavole di legno del capanno esploso che fanno da involucro esterno al cosmo memoriale e domestico ricomposto e inscenato dall’artista.
Fonte foto: Broadsheet
“Magna Carta (An Embroidery)” del 2015, un ricamo lungo 12 metri, che ricrea la voce di Wikipedia della Magna Carta, cucito a mano da comunità di individui che hanno, per ragioni differenti, a che fare con la giustizia, tra questi: detenuti, parlamentari, attivisti per i diritti civili, avvocati, baroni e artisti. Gran parte del lavoro è stato svolto da 36 detenuti di 13 differenti carceri inglesi, sotto la supervisione dell’impresa sociale “Fine Cell Work”. Sei studentesse della La Retraite Roman Catholic Girls’ School di Londra sono state le più giovani a contribuire all’opera.
Parker suddivide l’immensa installazione in 87 sezioni, nelle quali, a differenza delle altre sue creazioni, prevale la parola, la scrittura, sull’oggettualità tridimensionale, un’eccezione del corpus di opere dell’artista. Le immagini, coinvolte nella pagina web di Wikipedia, sono state affidate alle ricamatrici della Gilda, è stata selezionata almeno una ricamatrice proveniente da ogni regione del Regno Unito, per lavorare al ricamo delle immagini. L’opera inoltre, comprende una macchia di tè di un prigioniero e una macchia di sangue del direttore del Guardian Alan Rusbridger, che si è accidentalmente punto il dito mentre cuciva.
L’intento dell’artista, quello di creare una versione contemporanea della Magna Carta, è catturare all’interno di un pezzo artistico, il lavoro di individui che hanno rapporti con la legge completamente contrastanti (es. avvocati, assassini), presentando così un lavoro dal sapore fortemente politico e sociale.
Fonte foto: Withworth Art Gallery
“War Room, 2015” è il titolo di un’altra installazione su larga scala dell’artista, la quale nasce come risposta alle commemorazioni dei caduti della Prima Guerra Mondiale.
Importante per l’ideazione dell’opera, fu la visita che l’artista fece quell’anno alla Fabbrica di papaveri di Richmond, a Londra. Quest’ultima, fu fondata nel 1992 per offrire un’opportunità di lavoro (e di riscatto) ai sopravvissuti dalla guerra, in quel luogo si creavano corone commemorative e papaveri di carta per la Famiglia Reale e per l’annuale Poppy Appeal della Royal British Legion. Il papavero fu scelto come fiore della memoria (dalla poesia “In Flanders Field” di John McCrae) perché sbocciava ai lati delle tombe dei caduti in guerra, nel campo di battaglia delle Fiandre nel primo conflitto bellico, e per il suo colore rosso che rimandava allo spargimento di sangue. L’artista colpita dal gesto compiuto a macchina, ovvero la perforazione dei papaveri in carta, decise di servirsi di quella carta colma di buchi, per mettere in scena un campionario di assenze, di vuoti, di lacerazioni, che alludono a tutti coloro che hanno lasciato la vita in guerra, lasciando in vita, una mancanza.
Fonte foto: MCA Museum of Contemporary Art di Sidney
L’installazione si adatta perfettamente alla sala in cui di volta in volta viene esposta, quest’ultima viene tappezzata dagli scarti di questa carta rossa perforata da oltre 30.000 buchi, per la produzione dei papaveri della memoria, questo tappeto di carta ricopre soffitto e pareti ad eccezione della pavimentazione, lasciata intatta, in resina grigia. Mentre ai lati della sala, la carta perforata sembra aderire perfettamente, al soffitto, questa sembra dividersi al centro e diramarsi in due lembi esterni sporgenti che conferiscono un aspetto da “sala capannone” di “tenda sospesa” all’ambiente.
“The War Room” è straordinariamente silenziosa, commemorativa ma al contempo metaforicamente violenta, intrinsecamente rimanda alla distruzione, diversamente dalle altre sue impressionanti installazioni, “The War Room” appare come una conflagrante implosione dal punto di vista formale.
Studentessa di Didattica e Mediazione culturale del patrimonio artistico. Amante della musica, teatro, della danza, dell’arte in ogni sua manifestazione, appassionata di Monet, Klimt- Secessione viennese ed arte contemporanea orientale.