La mostra curata da Massimo Medica, responsabile Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, nonché curatore della preziosa esposizione Le Arti al tempo dell’esilio a Ravenna fino all’8 settembre 2021, da il via ad secondo grande appuntamento del ciclo espositivo riguardo al sommo Dante. Gli occhi e la mente, promosso dal Comune di Ravenna, e dall’Assessorato alla Cultura e dal MAR Museo d’Arte della città di Ravenna in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi – presentando 14 codici miniati riconducibili alla produzione miniatoria bolognese tra seconda metà del XIII e inizi del XIV secolo, selezionati dal patrimonio collezionistico di assoluto pregio del Museo Civico Medievale di Bologna nel quale si svolgerà la mostra.
Rifacendosi al rapporto, intenso e importante, che Dante Alighieri ebbe in vita e soprattutto nel periodo universitario con la città di Bologna, le ragioni dell’allestimento muovono dallo sguardo curioso e dalla attenta sensibilità critica, che egli dovette rivolgere verso le arti figurative della città, di cui dimostrò di essere a conoscenza nei più importanti sviluppi intrecciati al suo tempo.
Perché una mostra a Bologna?
Come ci è noto Dante visse a Bologna per ben due volte: la prima volta negli anni 1286-1287, quando pare frequentasse, come “studente fuori corso”, la prestigiosa Università di Bologna. Più prolungato, invece dovette essere invece il secondo soggiorno, che vide il poeta trattenersi in città per almeno due anni, dal 1304 al 1306. Dopo avere girovagato tra Verona, e Arezzo, Dante ricercava ora nella scrittura e nello studio il motivo del suo riscatto che l’avrebbe risollevato dalla tristezza dell’esilio, iniziato nel 1302.
Ed è molto probabile che furono proprio circostanze ad averlo portato a scegliere proprio questa città come possibile nuova meta. A Bologna infatti ha riconosciuto infatti le necessarie risorse volte vivere, studiare e soprattutto scrivere.
Che cosa è la Miniatura per Dante?
Avete presente i manoscritti di una volta, quelli antichi? Ecco, gli abbellimenti e le “pitture” sopra di essi, interessavano tantissimo il nostro sommo poeta, tanto da dedicare anche un cantico a Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese, dei quali senza il ricordo del caro Dante, non avremmo potuto sapere nulla, in quanto di essi non ci sono pervenute opere, e ciò che ci è rimasto risulta inadeguato ad identificarne la produzione. E nonostante la ricostruzione nella Divina Commedia, che narra la capacità dell’uno e dell’altro, con i quali fra l’altro neppure la critica storica si è risparmiata, è proprio il giudizio di Dante, che ci consente di ritenere Oderisi e Bolognese, come i più grandi maestri della miniatura italiana del Duecento, l’uno, come primo protagonista e l’altro come interprete più alto di essa e della sua interpretabilità per le nuove generazioni.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.