Dal 4 settembre 2021 al 9 gennaio 2022 il MAR – Museo d’Arte di Ravenna, propone la mostra intitolata Dante, un’epopea pop.
Si tratta di un percorso che segue sette secoli e raccoglie testimonianze letterarie, artistiche, fotografiche, musicali etc. legate al Sommo poeta fiorentino. È interessante come la mostra sia incentrata sulla posterità di Dante, e viene collocata proprio in quella città dove moriva nel 1321 e dove è possibile ancora trovare la sua tomba. Viene da pensare che in effetti quel personaggio tanto popolare nella cultura letteraria italiana, possa essere interpretato come pop proprio in quanto riproducibile (se vogliamo proprio scomodare Andy Warhol). In effetti nella mostra non ci si concentra tanto sull’analisi dei suoi testi o sulla contestualizzazione storica di Dante come poeta e politico, ma ci si sofferma su quanto è stato tramandato di lui, come è stato rappresentato, l’icona che è diventato, insomma il poeta visto dagli sguardi altrui. La mostra si concentra su questa risonanza che, attraversando sette secoli, ha fatto diventare Dante qualcosa di più che il ricordo di una persona e di un poeta, ma proprio un’icona, appunto, pop. In effetti questo 2021 è l’anno di Dante e se già da sempre si è sentito parlare tanto di lui dentro e fuori le scuole, nei teatri con le interpretazioni di Gassman, Carmelo Bene e Benigni, ora Dante diventa equiparabile a un motivetto estivo di quelli che riecheggiano nella testa. Quest’anno è uscito inoltre il libro di Alessandro Barbero, dove viene raccontato un Dante impegnato nella politica, ma anche feditore dunque uomo di battaglia.
Ma torniamo alla mostra, curata da Giuseppe Antonelli, professore di linguistica italiana all’Università di Pavia, che ha deciso di raccontare Dante addirittura negli oggetti da merchandising. La cosa affascinante è che proprio volgarizzando la figura del poeta in qualche maniera la si eleva. A ben pensarci Dante aveva preso la lingua volgare e l’aveva elevata, fino a portarla al Paradiso. Lui che chiedeva un impero capace di unire il popolo, di separarlo dal potere ecclesiastico, apprezzerebbe una mostra così? Forse non capirebbe. Ma questo non ha importanza, perché ciò che è davvero necessario di questa iniziativa è un nuovo modo per pensare il poeta fiorentino, visto lungo i secoli che sono andati a formare la sua immagine per noi. Un poeta che ha costruito un tassello fondamentale dell’identità nazionale. Forse colui che l’ha inventata. Ed è vero che molto spesso il valore di un poeta viene a definirsi con le interpretazioni e l’iconografia che si sono fatte di lui.
La mostra è compresa nel progetto “Dante gli occhi e la mente” più una serie di opere contemporanee dedicate al poeta.
Luca Atzori, laureato in filosofia, ex direttore artistico del Teatro Piccolo Piccolo, Garabato e membro fondatore del Mad Pride di Torino. Drammaturgo, attore, poeta, cantautore. Autore dei libr: Un uomo dagli occhi rotti (Rizomi 2015) Gli Aberranti (Anankelab 2019), Teorema della stupidità (Esemble 2019) Vangelo degli infami (Eretica 2020) e dei dischi Chi si addormenta da solo lenzuola da solo (2017), Mama Roque de Barriera (2019) Insekten (2020) Iperrealismo magico (2020) Almagesto (2021).