Dal 28 marzo prossimo, sino al 30 giugno 2024 presso i Musei Capitolini e precisamente a Palazzo Caffarelli in Roma sarà allestita la mostra “Di padre in figlio. Filippo e Filippino Lippi pittori fiorentini del quattrocento”.
Verranno omaggiati qui due mostri sacri della pittura rinascimentale che, fatto alquanto non comune, erano padre e figlio.
Il padre
Fonte foto: Musei Capitolini
L’uno, Fra Filippo di Tommaso Lippi (1406-1469), influenzato inizialmente dallo stile del Masaccio (1401-1428), del quale ebbe occasione di assistere al lavoro della Cappella Brancacci nel 1424-28, inserì nella sua pittura una certa spontaneità dei personaggi e un realismo all’epoca innovativo. Fu, insieme al Beato Angelico (1395-1455) e a Domenico Veneziano (1410-1461), uno dei pittori più in voga in quel di Firenze nel quindicesimo secolo. La sua abilità pittorica lo ha portato a lavorare per molte committenze non solo nel territorio toscano, e a influenzare lo stile di un altro grande fiorentino: Sandro Botticelli (1445-1510). Si fece monaco alquanto giovane, non per vocazione ma per le vicissitudini della vita, e quindi poco incline a praticare la castità (come racconta il Vasari). Nel 1456 conobbe e si innamorò di una suora: Lucrezia Buti dalla quale ebbe due figli: Filippino e Alessandra. Ma solo nel 1461 il papa Pio II sciolse loro i voti e i due poterono vivere liberamente la loro storia d’amore.
Il figlio
Fonte foto: Musei Capitolini
Filippino Lippi (1457-1504) figlio d’arte e a sua volta molto talentuoso, oltre all’eredità pittorica del padre ebbe come maestro Sandro Botticelli. Il suo stile espressivo si avvale di figure lineari, riprese dalla tecnica del precettore, e pennellate pastose che invece ne caratterizzano la tendenza, assieme al gusto dei dettagli fantasiosi e delle decorazioni grottesche, queste ultime riprese dagli affreschi della Roma antica che egli ebbe occasione di conoscere durante i viaggi e il suo lavoro nella capitale. La sua pittura ben rappresenta la svolta culturale e le inquietudini dell’epoca, legate sia alla crisi politica della Firenze di fine XV secolo e agli sconvolgimenti religiosi dell’epoca di Gerolamo Savonarola (1452-1498), sia alle tendenze dell’arte verso quell’esasperazione espressiva che porterà poi al Manierismo.
La mostra
La vita e le opere di questi due grandi verranno raccontate in questa esposizione romana, con l’apporto di dipinti e disegni oltre che di documenti originali a testimonianza del clima culturale e politico della Firenze rinascimentale.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.