“La Ferita” di Palazzo Strozzi

Dal 19 marzo ad oggi la nuova installazione dello street artist J.R. ospitata su una delle facciate esterne di Palazzo Strozzi a Firenze, conta oltre 50.000 cuori su Instagram, quasi 6000 reazioni su Facebook e oltre 4000 condivisioni.

Si tratta di numeri destinati a salire e che hanno portato ad un incremento dell’utenza delle pagine social del Palazzo Strozzi del +10% da parte degli under 24Un enorme successo che premia la scelta del direttore Arturo Galansino che ha portato avanti la decisione di integrare la trazione artistica di Palazzo Strazzi con la crezione di “un dialogo tra antico e contemporaneo attraverso il coinvolgimento di artisti che sanno interpretare il presente”.

E per farlo sceglie J.R. street artist famoso in tutto il mondo per i suoi collage fotografici, attraverso cui cerca di portare all’attenzione mediatica le problematiche sociali che ci contestualizzano.

La Ferita è quindi un’installazione alta 20m e larga 33m realizzata con la tecnica del collage fotografico in grande formato, un’idea che riporta alla mente il famoso testo di Bonami Lo potevo fare anch’io e invece no! Lo ha fatto J.R., sua l’idea, sua la sensibilità di cogliere il mezzo e realizzare l’opera che meglio riesce ad incarnare la situazione in cui, in questo momento, sta versando la cultura e lo sconcerto inaspettato che sta causando nelle persone che non ne possono fruire (forse in Italia questa costante accessibilità alla bellezza, tanto monumentale quanto paesaggistica, ci ha fatto dare per scontata quella parte del nostro territorio che ci ha sempre reso dei sognatori).

Si tratta di un istantanea in bianco e nero a rimarcare l’arrestarsi del tempo e per sottolineare la perdita di quelle emozione che solo la reale fruizione di un’opera può dare. Niente patetismi o nostalgia, J.R. stesso oltre a sostenere di avere per se la galleria d’arte più grande che esista tra i muri del mondo, esterna la sua felicità nell’aver potuto regalare agli abitanti di Firenze la gioia di poter fruire in qualche modo del museo. Le sue parole sono dette con lo spirito dello street artist che auspica la fruibilità di un’arte libera e godibile da tutti quelli che desiderano lasciarsi attraversare dalla sua bellezza.

Quest’opera ci mostra, con una semplicità capace di disorientare uno spaccato delle sale di Palazzo Strozzi, una sorta di sguardo rubato che porta con sé alcune domande. La prima e la più ovvia è: com’è stato possibile non essere stati in grado di garantire la fruibilità dei luoghi di cultura? Un anno senza la tangibilità dell’arte ma ce ne siamo davvero resi conto? Lo sapevate che cosa c’era fra queste mura? Quante volte avresti potuto fermare la frenesia del nostro tempo per vivere qualche ora nell’eternità di un museo o di un palazzo e non lo hai fatto? E ancora: ti ricorderai di farlo quando tutto questo non sarà che un ricordo?