Il ritratto di Ginevra De’ Benci

Il ritratto di Ginevra in Leonardo da Vinci

Il ritratto di Ginevra De’ Benci appartiene a Leonardo da Vinci e si trova esposto presso la National Gallery  of Art di Washington. E’ un olio su pannello dalle dimensioni 37×42.7 cm e appartiene al periodo compositivo compreso approssimativamente tra il 1474 e il 1478. Si tratta di un ritratto femminile atipico e molto particolare per il Maestro: l’espressione appare enigmatica, il volto pallido, l’ambientazione non è interna ma è all’aperto e soprattutto mancano i tipici gioielli femminili dell’epoca che impreziosivano sempre i ritratti delle donne  leonardesche.

Chi era Ginevra de’ Benci?

Appartenente ad un’illustre famiglia di banchieri della Repubblica fiorentina, ricca e famosa nella società dell’epoca, era già stata nominata da Lorenzo il Magnifico come una delle giovani donne più colte di Firenze nel XV secolo. L’identificazione con la donna del ritratto è certa perché compaiono delle foglie di ginepro  sullo sfondo  che alludono proprio al suo nome: Ginevra deriva infatti dal ginepro. Ce lo conferma Giorgio Vasari nella sua grande opera quasi enciclopedica chiamata “Vite”.

Leonardo la conosceva probabilmente perché Tommaso, poeta e discepolo del filosofo Marsilio Ficino, era uno dei suoi amici: prova ne è che nella sua casa fu  ritrovata l’ “Adorazione dei Magi”, rimasta incompiuta dopo che Leonardo partì per Milano. Questa Ginevra  era dunque una donna  colta e intelligente, sembra che coltivasse amori platonici che per la “ragion di stato” ha dovuto abbandonare, ben conscia del suo ruolo nell’alta società che non poteva concedere nulla ai pettegolezzi e agli scandali pur di non macchiare il buon nome dei Benci.

La questione della scritta sulla ghirlanda

Una questione ancora irrisolta è quella della scritta che compare nella ghirlanda dipinta sul retro del quadro: “Virtutem forma decorat”, ossia che “la bellezza è di decoro alla virtù”, ghirlanda che lega i tre rami tra di loro: sul suo significato tanti critici si sono impegnati a comprenderne il senso. Inoltre vari esami a raggi infrarossi  condotti dalla National Gallery di New York hanno  scoperto un altro motto “virtus et honor”, ossia il motto che Bernardo Bembo aveva inserito nel suo stemma nobiliare

Le ricerche di Carla Glori

La ricercatrice Carla Glori al proposito ha scoperto 50 frasi firmate da Leonardo che raccontano appunto della storia di Ginevra: innamorata dell’ambasciatore veneziano Bernardo Bembo, fu costretta  al matrimonio con un uomo di ben 15 anni più grande di lei e da lei odiato. La soluzione è derivata dall’aggiunta alla frase suddetta della parola “iuniperus”, ossia del rametto di ginepro che compare al centro ed è simbolo di purezza. Dunque la dama vuole dare al lettore quel senso di angoscia  che le compare davanti ogni volta che pensa la “letto nuziale”, metafora del “letto di morte” a cui lei pensava e da cui cercava di sottrarsi grazie ad una ribellione tutta interiore. La ricercatrice ha ottenuto questo testo collegando tutti insieme gli anagrammi  e riferendo la storia di Ginevra  all’atto del 1474 quando il notaio Simone Grazzini da Staggia stipulava  a Firenze il contratto di matrimonio con Luigi di Bernardo Niccolini il 15 gennaio 1473. “Si tratta di anagrammi che si connettono tra loro in modo molto coerente  a formare una storia completa con personaggi e trama del tutto verosimili”, ha dichiarato la ricercatrice a “Meteoweb news” il 16 settembre 2017.

Chi commissionò l’opera?

Il “Ritratto di Ginevra de’ Benci” è l’unica opera di Leonardo da Vinci che  si trova negli Stati Uniti. Nel 1773 lasciò Firenze per  entrare nella collezione dei principi Liechtenstein  a Vienna. Trovato successivamente a Vaduz – come testimonia il sigillo a cera rossa presente sulle armi di tale casata viennese- fu acquistato il 10 febbraio 1967 dalla National Gallery of Art di Washington che lo comprò dal Principe Federico Giuseppe II del Liechtenstein per oltre 5 milioni di dollari. Mancano tuttavia le mani , che originariamente dovevano essere esattamente nella stessa posa della “Gioconda”: lo possiamo dedurre ammirando il disegno conservato nella Royal Library del Castello di Windsor.