Maffeo Barberini

Il ritratto di Maffeo Barberini di Caravaggio

Palazzo Barberini, oggi  Galleria Nazionale di Arte Antica in via delle Quattro Fontane a Roma, è stata la residenza signorile della nobile famiglia da cui prende il nome. Ed è proprio il cardinale Maffeo Vincenzo Barberini (1568-1644), il futuro papa Urbano VIII, a trasformare quella dimora in un lussuoso scrigno nel quale conservare una prestigiosa collezione d’arte antica, insieme alle tele di artisti del suo tempo ai quali l’allora monsignore elargiva stipendi e alloggi.

Anche Michelangelo Merisi, ossia il Caravaggio (1571-1610) ebbe a giovarsi del mecenatismo del Barberini e di lui fece almeno un ritratto.

Con il tempo, nel corso di tre secoli e per varie vicissitudini, la collezione Barberini è andata dispersa, con l’alienazione di molti dei preziosi reperti ad oggi presenti in numerose raccolte sia pubbliche che private.

Una di queste opere è proprio il ritratto del prelato attribuito a Caravaggio che è rimasto nella disponibilità di privati e non è mai stato presentato in pubblico.

Il ritratto svelato

Maffeo Barberini

Sino al 23 febbraio 2025, il ritratto di Maffeo Barberini torna nel palazzo che ne ha visto la realizzazione. Con il titolo: “Caravaggio -Il ritratto svelato”, a cura di Thomas Clement Salomon e Paola Nicita, per la prima volta il pubblico del museo romano potrà finalmente ammirare uno dei capolavori di Caravaggio (attribuito all’artista già dal Longhi già dal 1963).

La particolarità di questo dipinto, che ritrae l’effige del cardinale seduto su sfondo scuro sfumato,  nell’atto di segnare con la mano destra qualcosa o qualcuno fuori scena, è proprio la postura dinamica e la tensione della rappresentazione così singolare nella totalità della produzione caravaggesca, che pare cogliere il protagonista quasi di sorpresa in un atto d’azione.

L’altro ritratto

Maffeo Barberini

Esiste  anche un secondo ritratto di monsignor Barberini, oggi nella collezione privata di una famiglia fiorentina, anche questo attribuito al Merisi, pur tra varie controversie che a lungo lo hanno  considerato dipinto da Scipione Pulzone (1540-1598) artista presente a Roma  e interprete dell’epoca della Controriforma.

Il dipinto in mostra ora a Palazzo Barberini, pur in assenza di prove documentarie, trova invece concordi nella attribuzione al Caravaggio i maggiori studiosi del suo genio.