La scena artistica parigina della metà del diciannovesimo secolo è ricca di fermenti culturali e di rinnovamenti stilistici, che hanno segnato la nascita e lo sviluppo dell’Impressionismo.
Affianco ai più noti esponenti francesi di questa innovativa e, per l’epoca, rivoluzionaria espressione artistica troviamo anche alcuni significativi nomi di autori italiani, i quali, assieme ad altri artisti, francesi, spagnoli, ungheresi, trovano un valido supporto nelle famosa Galleria Goupil di Parigi che espone le loro opere ispirate a scene di vita quotidiana in interni o “en plein air”, secondo i dettami dello stile impressionista.
Giovanni Boldini
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Il più conosciuto di loro qui in Italia è Giovanni Boldini (1842-1931), noto soprattutto come ritrattista. Dalla natia Firenze, dove frequenta l’accademia e le botteghe dei Macchiaioli, si trasferisce a Parigi agli inizi degli anni settanta dell’ottocento dove stringe amicizia con Edgar Degas (1834-1917) e dove frequenta i salotti culturali e l’elite mondana della città. La sua pittura caratterizzata da tagli audaci e incisivi, colori vividi e pennellate veloci lo consacreranno come uno dei maggiori esponenti della ritrattistica fin de siècle.
Giuseppe de Nittis
Giuseppe de Nittis (1846-1884) è il primo degli italiani a trasferirsi nella capitale francese. Già nel 1874 partecipa alla prima mostra degli Impressionisti. La sua passione per il disegno e la pittura risale ai primi anni dell’infanzia ed è coltivata in seguito frequentando lo studio del pittore, maestro della scuola napoletana, Giambattista Calò (1832-1895) e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Irrequieto e ribelle, il suo trasferimento in Francia sarà definitivo e lo ripagherà con un discreto successo.
Federico Zandomeneghi
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Veneziano di nascita anche Federico Zandomeneghi (1841-1917), dopo aver combattuto nelle campagne garibaldine e partecipato alla spedizione dei mille, fa inizialmente a Firenze la scoperta della nuova concezione pittorica che dalla Francia cominciava a espandere la sua influenza. Nel 1874 si reca a Parigi per vedere l’Esposizione Universale e decide di restarvi, affascinato dalla vivacità culturale della città. Partecipa con entusiasmo alle mostre degli impressionisti, incoraggiato da Degas e da Auguste Renoir (1841-1919). Molto conosciuto e apprezzato in Francia e negli Stati Uniti, la sua esposizione individuale alla Biennale di Venezia del 1914, non sarà valutata positivamente dalla critica italiana che non comprende ancora la modernità della sua pittura.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.