Rino Gaetano al Festival di Sanremo 1978

Gianna: una fotografia anni ’70

Gianna è stata presentata al Festival di Sanremo del 1978 da Rino Gaetano. Da allora è cantata, gridata e ballata in ogni occasione. Se solo sapessimo tutta la verità.

1977 Il periodo

Gianna di Rino Gaetano

Fonte immagine RaiPlay - https://www.raiplay.it/

Presentata a gennaio del 1978 al Festival di Sanremo, Gianna deve essere stata scritta nel 1977, che tutto fu tranne che un anno gioioso. Di quell’anno ho ricordi precisi solo di alcuni eventi televisivi: la fine di Carosello, l’arrivo della TV a colori e quel Corrado così simpatico ad annunciare Domenica In tutta a colori. Indementicabile la canzone “Ma quant’è forte Tarzàn”, sigla del varietà serale Noi… no! della coppia Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Del pappagallo di Portobello e delle strane invenzioni che venivano proposte. Di ciò che accadeva nel mondo, invece, la mia mente da bambino ha registrato solo un alterco tra parenti. Un certo zio aveva impresso una certa stella a cinque punte sulla carrozzeria della propria Mercedes, per scherzo, per scherno o per provocazione tra lo sdegno di tutto il parentato.

Ecco il mio contatto con la realtà del ’77. Anni che avrei scoperto essere neri di rabbia e rossi di sangue. Anni di fermento dei giovani. Anni di contraddizioni senza fine, in cui i re furono nudi per la prima volta. Nessuno ne uscì bene. Nessuno. Ma lo scoprii dopo. Nel ’77, cosa volete che capissi del paese in cui vivevo.

1978 L’esibizione a Sanremo

 

Gianna di Rino Gaetano

Fonte immagine: lacnews24.it

Il Sanremo del ’78, invece, lo ricordo eccome. Ricordo Anna Oxa con il suo look da maschiaccio e quei guanti di pelle. Tra ragazzini girava la voce che li usava per nascondere un problema alle mani. Che bei tempi i tormentoni senza senso. Ricordo la somiglianza di uno dei Mattia Bazar con Lucio Dalla, ma soprattutto le gambe di Antonella Ruggiero che sembrava una delle gemelle Kessler. Che bello quando un paio di gambe facevano ancora scalpore. Un ometto dagli occhi vispi vestito con un frac e cilindro, cantava una canzone scabrosa e misteriosa. Lui è Rino Gaetano. La canzone è Gianna. Arriverà solo terza, ma sarà un successo. Misteriosa perché “aveva un coccodrillo e un dottore” non aveva proprio senso. Scabrosa perché nessuno in famiglia commentava “non perdeva neanche un minuto per fare l’amore” oppure il ritornello

Ma la notte, la festa è finita, evviva la vita
La gente si sveste, comincia un mondo
Un mondo diverso, ma fatto di sesso, chi vivrà vedrà

Sesso, capite, era la prima volta che questa parola veniva usata al Festival. Che bello quando c’erano ancora delle parole taboo. Che bella che era quella Gianna libera e forte, capace di far quel che voleva, anche di avere un coccodrillo.

Pagliaccio o buffone

Gianna di Rino Gaetano

Fonte immagine: tgnewstv.it

Rino, con il suo travestimento sanremese, si proponeva come un vero e proprio pagliaccio. Certo faceva ridere in quel frac con medaglie di paccottiglia varia, cilindro, scarpe da ginnastica e ukulele, mentre cantava Gianna e lanciava le medaglie al pubblico. Dirà lui stesso in un’intervista:

 “Il Festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po’ alla Carmelo Bene”

Rino non era un pagliaccio, ma un buffone di corte, arguto e privo di rispetto per l’autorità. Viveva in un mondo violento e camminava per strade insanguinate dal terrorismo locale. L’industria discografica era al suo massimo splendore e cinismo. La politica dava i primi reali segnali di decadimento e corruzione con lo scandalo Lockheed. Il famoso compromesso storico lasciava molti disorientati, privi di quel riferimento che era la contrapposizione degli estremi. Le rivoluzioni culturali nel mondo stavano evidenziando il provincialismo bigotto di un popolo che mai si era veramente emancipato.

Ecco che la Gianna libera e spregiudicata che amavo da bambino diventa vera e propria satira politica, culturale e sociale. Tutto in pochi versi. Ecco la grandezza di Rino.

Clientarismo: tu non prendi se non dai
L’ipocrisia: chi la vende a chi la da?
L’omertà: Dove sei? Dove stai? Fatti sempre i fatti tuoi
La malasanità: Il dottore non c’è mai
Le raccomandazioni: Di chi sei? Ma che vuoi?

Non parlava di Gianna, ma di noi. E non è Gianna che si sveste la sera, ma la gente che eleva il sesso a baluardo della libertà dove nessuno può intervenire, la massima espressione della libertà individuale, privata e sociale insieme. Queste persone che si tolgono la maschera sono la vera rivoluzione, sono il futuro. Un futuro che, però, Rino non vedrà mai.

La realtà supera la fantasia

Gianna di Rino Gaetano

Fonte immagine: ilcirotano.it

Fu una delusione capire Gianna. Quello che rappresentava Gianna era e restava una canzone su una donna libera e colta e sicura di sé che si godeva la vita facendo all’amore durante notti quando

La gente si sveste, comincia un mondo
Un mondo diverso, ma fatto di sesso, chi vivrà vedrà

La sognavo Gianna. Sapeva di buono, di nuovo, di libertà dai giudizi.
Gianna una donna sicuramente eccentrica con quei suoi coccodrilli e dottori. Con una passione smodata per il tartufo. La immaginavo sempre con il sorriso in bocca, libera e innocente. Priva di malizia, gioia allo stato puro. Che bello quando le parole non nascondevano doppi sensi.

Che bello fu incontrare la mia Gianna. Romana e allegra, rideva sempre, libera e spregiudicata. Non aspettammo neppure un minuto a fare l’amore. Non un ombra di malizia mentre nudi ci scoprivamo a vicenda, senza reticenze, mostrando le cicatrici e i tatuaggi che non avevamo avuto il coraggio di fare. Era bella, la mia Gianna. Era così bello quando la Gianna era vera.

Ma dove vai? Vieni qua, ma che fai? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Vieni qua, ma che fai? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Di chi sei? Ma che vuoi? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Butta là, vieni qua, chi la vende a chi la da?
Dove sei? Dove stai? Fatti sempre i fatti tuoi
Di chi sei? Ma che vuoi? Il dottore non c’è mai

Per scoprire tutti i misteri delle canzoni, segui la rubrica TeLaSpiegoIoLaCanzone: ne parliamo qui e qui sempre su Hermes Magazine.

Il testo di Gianna

Gianna, Gianna, Gianna sosteneva tesi e illusioni
Gianna, Gianna, Gianna prometteva pareti e fiumi
Gianna, Gianna aveva un coccodrillo e un dottore
Gianna non perdeva neanche un minuto per fare l’amore

Ma la notte, la festa è finita, evviva la vita
La gente si sveste, comincia un mondo
Un mondo diverso, ma fatto di sesso, chi vivrà vedrà

Gianna, Gianna, Gianna non cercava il suo Pigmalione
Gianna difendeva il suo salario dall’inflazione
Gianna, Gianna, Gianna non credeva a canzoni o UFO
Gianna aveva un fiuto eccezionale per il tartufo

Ma la notte, la festa è finita, evviva la vita
La gente si sveste, comincia un mondo
Un mondo diverso, ma fatto di sesso, chi vivrà vedrà

Ma dove vai? Vieni qua, ma che fai? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Vieni qua, ma che fai? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Di chi sei? Ma che vuoi? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Butta là, vieni qua, chi la vende a chi la da?
Dove sei? Dove stai? Fatti sempre i fatti tuoi
Di chi sei? Ma che vuoi? Il dottore non c’è mai

Prendi e vai, prendi e vai, tu non prendi se non dai
Vieni qua, ma che fai? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Di chi sei? Ma che vuoi? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Butta là, vieni qua, chi la vende a chi la da?
Dove sei? Dove stai? Fatti sempre i fatti tuoi
Di chi sei? Ma che vuoi? Il dottore non c’è mai

Prendi e vai, prendi e vai, tu non prendi se non dai
Vieni qua, ma che fai? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Di chi sei? Ma che vuoi? Dove vai? Con chi ce l’hai?
Butta là, vieni qua, chi la vende a chi la da?
Dove sei? Dove stai? Fatti sempre i fatti tuoi
Di chi sei? Ma che vuoi? Il dottore non c’è mai

Prendi e vai, prendi e vai, tu non prendi se non dai

Ciao io sono andato