Fonte foto: ilmessaggero.it
La maratona-Amadeus di Sanremo 2022 è giunta al termine. I vincitori sono stati belli e proclamati, hanno cantato per l’ennesima volta e noi increduli a non farcene una ragione della fine del Festivàl.
Le 25 canzoni le abbiamo assimilate tutte, confrontando l’esibizione dal vivo della prima sera con l’ultima, stupendoci sistematicamente del fatto che sembrino tutti più disinvolti (in realtà ci siamo affezionati ad ognuno di loro e le canzoni le sappiamo tutte già a memoria). Ci siamo omologati all’opinione comune, abbiamo avviato le discussioni più disparate sulle chat whatsapp e sugli stati social; ci siamo intamarriti ballando con l’occhiale specchiato o con la mossetta ciao ciao; ci siamo alzati in piedi sulla fiducia alla quota agée del cast. Abbiamo soprasseduto alle intonazioni occasionali, confermato la vocalità di alcuni e riso degli ultimi posti.
Certo, nel corso di queste 5 notti insonni ci siamo pure divertiti, ma abbiamo storto il naso più volte; l’ultima è stata quando il premio Sergio Bardotti per il miglior testo è stato assegnato a Fabrizio Moro, quello che dice “Sei tu che attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi“. Di Truppi invece abbiamo notato solo la canottiera che ha cambiato colore le ultime due sere. Vabbè.
E’ più o meno l’una di notte e Amadeus, il Mentana della musica, dice che per lui ormai è come fosse pomeriggio. Noi, invece, tra uno sbadiglio e un’alzata di spalle rimaniamo lì sul divano davanti alla tv quasi come se ce l’avesse prescritto il medico e riusciamo a sopravvivere a Sabrina Ferilli ed il suo apprezzabilissimo non-monologo, fino al tributo a Raffaella Carrà con il finto ologramma che ci ha dato una svegliata.
Il podio
Gianni Morandi ed Elisa lasciano il gradino più alto a Mahmood e Blanco, quelli che si cantano in faccia, si prendono per il colletto e raccontano l’amore a cavallo tra il vecchio e il nuovo, creando il perfetto incrocio tra il gradevole brano sanremese di un tempo e la musica di oggi, senza sconfinare, stando semplicemente nel mezzo, strizzando l’occhio all’amore gay ed etero, accontentando giovani e meno giovani, intenditori e non.
L’interpretazione è libera e Mahmood e Blanco, l’uno già vincitore di un festival con Soldi, l’altro giovane e folle come la sua età permette, intascano il premio, salutano i genitori e vanno via. Certo, emozioni che non hanno niente a che fare con la felicità, la gratitudine e l’umiltà per il terzo posto di Gianni Morandi, o paragonabili alle lacrime di gioia dello scorso anno dei Måneskin, ma tant’è. Brividi arriverà all’Eurovision song contest, supererà record di streaming e ce la ritroveremo tranquillamente nelle auto in viaggio verso le vacanze estive.
E così, che ci piaccia o no, il Festival di Sanremo è finito. Riponiamo tutti nell’armadio la veste dello pseudo-critico musicale senza attestato. Ma tranquilli, c’è sempre l’Eurovision a maggio.
Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.