L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta un ramo dell’informatica preposto ad individuare la possibilità, o meno, di realizzare sistemi informatici intelligenti che possano riprodurre la capacità, il comportamento e il pensiero umano. Quindi un elaboratore che non si limita a rispondere alle domande dell’uomo ma che produce dei contenuti che, ad un primo sguardo, possono sembrare prodotti dall’uomo. È in atto un fervente dibattito sul possibile uso della IA in campo artistico.
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In che modo l’IA può produrre arte
È bene chiarire che questi software non sono androidi antropomorfi dotati di intelligenza e personalità, sono invece degli algoritmi che funzionano attingendo ad una enorme quantità di dati inseriti nella loro memoria dagli uomini. I software più usati sono Midjourney, Dall-E 2, Stable Diffusion, Stability AI, ecc. ecc. ed ognuno dà un risultato che è frutto di quanto è stato immesso nei loro archivi. Per esempio nella memoria di Midjourney sono presenti moltissime opere d’arte rispetto, per esempio, a Dall-e 2 il cui punto forte è il realismo. Quindi il primo offrirà risultati molto più originali e il secondo risultati meno fantasiosi ma più precisi. Questi risultati possono essere scritti o immagini, o quant’altro. Restano, a mio avviso, prodotti di una macchina che ha copiato l’ingegno umano, certo in un tempo decisamente inferiore rispetto a quanto il singolo artista impiega a creare ogni sua opera.
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Dibattito sull’opportunità dell’uso dell’IA
Il dibattito in corso ai nostri giorni sull’opportunità o meno di utilizzare l’IA per produrre arte è molto sentito. Inserire un testo di istruzioni il più preciso possibile permette di ottenere l’immagine che si stava cercando, come abbiamo visto, più originale o più realistica in base al programma utilizzato. Ma si può definire arte questo prodotto? Si può definire l’espressione estetica dell’interiorità e dell’animo umano? Fare una foto ed ottenere una immagine artistica non è semplice e automatico come premere un bottone. I fotografi sanno bene quanti scatti devono fare prima di ottenere quello giusto. Programmi come Midjourney permettono di ottenere immagini originali in modo molto veloce, è vero, ma non conterranno mai l’anima del fotografo, io credo.
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Intelligenza Artificiale e scrittura
Ci sono altre piattaforme di IA, come ChatGPT, Writersonic, che passano per programmi di scrittura assistita mentre, in realtà funzionano allo stesso modo dei software per ottenere immagini. L’utente inserisce le sue istruzioni e l’algoritmo produrrà un testo. È incredibile quanti aspiranti scrittori stiano cercando sui social informazioni per utilizzare questi software invece che le loro meningi. Non è difficile credere che questi strumenti non faranno che aumentare il numero di persone che, senza merito o sacrificio, pretenderanno la qualifica di autore.
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La teoria della scimmia instancabile
Ho scoperto dell’esistenza di questa teoria in base alla quale lasciando una scimmia alle prese con una tastiera per un periodo di tempo illimitato, non è escluso che, prima o poi, riesca a scrivere qualcosa di senso compiuto. L’IA permette di ridurre di molto la tempistica richiesta per ottenere un testo abbastanza corretto ma, mi domando, in quel testo troverò le parole che l’autore ha scritto per me? Se il lavoro lo fa la macchina che diritto ho io, che mi sono limitato a dare delle istruzioni, di definirlo la mia opera d’arte?
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Precedenti
Nel 2016 al concorso per romanzi di fantascienza Nikkei Hoshi Shinichi Literary Award tra oltre mille opere presentate passò la selezione anche un romanzo scritto da un computer, ma il tema, le parole, il romanzo di riferimento erano stati inseriti da operatori umani ovviamente.
Nel 2018 fu pubblicato 1 the Road ispirato a On the Road di Kerouak scritto da un computer che utilizzava un algoritmo capace di trasformare in scrittura dati che riceveva tramite un GPS, un microfono e una macchina fotografica.
E poteva non esserci una azienda, la Open AI, tra i cui azionisti c’è Elon Mask ad occuparsi di questo? Infatti c’è ed ha messo a punto un algoritmo per la scrittura di fantasy testandolo, niente meno che, con un input ispirato ai capolavori di Tolkien. Il risultato, se buono dal punto di vista del racconto, si è dimostrato però piuttosto brutale, mancando forse della sensibilità che avrebbe indotto un autore umano a stemperare un pochino le scene descritte.
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Credo che l’arte sia frutto di un fuoco che l’artista ha dentro di sé e riesce a esprimere, con fatica impegno e sacrificio, attraverso varie forme. Ciò che una macchina può produrre assomiglierà certo a un’opera d’arte ma non avrà anima. Per dire, mangiate un gelato artigianale e uno industriale e ditemi quale dei due è un’opera d’arte.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.