Le fotografie di Cindy Sherman

Le fotografie di Cindy Sherman

Cindy Sherman è una delle artiste più influenti e rivoluzionari dell’arte contemporanea. Famosa per i suoi iconici e singolari autoritratti, fin dagli anni Settanta ha sfidato le convenzioni, prima culturali e poi artistiche, di una società ancora conservatrice imprimendo nelle sue opere, provocatorie e concettuali, significati profondi. Prima di addentrarci nel suo universo fotografico, cerchiamo di scoprire insieme chi fu la donna oltre l’artista.

Fonte foto: thegentlewoman.co.uk

La donna oltre l’artista

Cindy Sherman, al secolo Cynthia Morris Sherman, è un’artista, fotografa e regista statunitense, famosa per i suoi self-portrait, ritratti concettuali che celano il loro significato più profondo nella “singolare rappresentazione di sé”. Nata il 19 gennaio 1954 a Glen Ridge nel New Jersey, scopre la fotografia dopo essersi traferita a Buffalo, New York, per studiare pittura.

Infatti, mentre frequenta la State University of New York conosce Robert Longo con il quale intraprende una relazione sentimentale e professionale. Nel 1974 fonda la galleria Hallwalls, un centro per l’arte e gli artisti che vede la collaborazione, oltre che di Robert Longo, anche di Charles Clough, Nancy Dwyer e Michael Zwack.

Cindy Sherman

Fonte foto: pinterest.com

Nel 1975 la Sherman realizza il suo primo “esperimento fotografico”: Untitled A-E, una serie di autoritratti in cui impersonifica cinque personaggi diversi.

Una delle artiste più influenti dell’arte contemporanea

Ad oggi Cindy Sherman è considerata una delle artiste più significativi della Pictures Generation, ovvero un gruppo di artisti che conta nomi come Richard Prince, Louise Lawler, Sherrie Levine e Robert Longo e che negli anni Settanta ha utilizzato per le proprie opere, impugnando l’arma dell’umorismo e della critica, immagini tratte da diversi prodotti multimediali come pubblicità, film e programmi televisivi in risposta ai mass media.

Tra i suoi primi lavori troviamo “Air Shutter Release Fashions” (1975), 17 fotografie in bianco e nero in cui la Sherman ritrae il suo corpo nudo avvolto, in alcune sue parti, solo dal filo dell’autoscatto. Questa opera prima possiamo identificarla come un manifesto della sua produzione successiva.

Cindy Sherman

Fonte foto: reelfoto.blogspot.com

Negli anni partecipa a diverse esposizioni in qualità sia di fotografa che di regista vincendo numerosi riconoscimenti tra cui l’Hasselblad Award, prestigioso premio internazionale di fotografia, nel 1999. Il suo stile nel tempo rimane tendenzialmente lo stesso: i suoi progetti sono sempre lavori seriali che la vedono contemporaneamente musa e artista, un dualismo che rappresenterà il meritatissimo successo di cui siamo spettatori.

L’uso innovativo dell’autoritratto

La tecnica di Cindy Sherman, che diventerà il suo marchio di fabbrica, ha conosciuto un’evoluzione fulminea: è passata da semplici scatti fotografici, riconducibili all’epoca in cui muove i primi passi nel mondo della fotografia, a sofisticate messinscene costruite ad hoc su una moltitudine di personaggi, spesso femminili. Attraverso un sapiente uso di trucco, costumi e scenografie elaborate, Sherman dà vita a immagini che sono al tempo stesso interpretazione e decostruzione di stereotipi culturali.

Il suo lavoro si distingue per la capacità di incarnare e al contempo mettere in discussione archetipi e convenzioni sociali. Attraverso i suoi autoritratti, Sherman diventa lo specchio critico di una società ossessionata dall’apparenza, esplorando come la femminilità sia stata costruita e rappresentata nei media, nell’arte e nella cultura popolare. Le sue fotografie si trasformano così in un palcoscenico sul quale, come durante i vari atti di uno monologo, si susseguono le inquietudini, le aspettative e le contraddizioni legate all’identità di genere.

Chindy Sherman

Fonte foto: publicdelivery.org

Untitled Film Stills

Tra le sue opere più iconiche spicca la serie Untitled Film Stills (1977-1980), una raccolta di 70 immagini in bianco e nero che hanno come soggetto una serie di archetipi femminili che evocano i cliché cinematografici degli anni Cinquanta e Sessanta.

Cindy Sherman

Fonte foto: christies.com

Gli archetipi femminili rappresentati nei 70 scatti, che vanno dalla seduttrice stanca all’amante abbandonata, sono proposti in chiave caricaturale e strutturati utilizzando convenzioni cinematografiche per renderle, come ci suggerisce il titolo, simili alle locandine utilizzate per promuovere i film.

Non solo, i Film Stills vedono la collaborazione di Robert Longo e contengono tutti i temi cari a Sherman: l’autoritratto, il travestimento e la parodia degli stereotipi imposti dalla società alle donne, ma attraverso questi la Sherman utilizza la fotografia come mezzo per indurre il fruitore ad interrogarsi, quasi in maniera perentoria, sul ruolo della donna nella società e sulla sua rappresentazione nell’immaginario collettivo.