L'estetica della deformazione

L’estetica della deformazione a Roma

Se l’Espressionismo (dal latino exprimĕre, ex e premĕre, cioè, premere fuori) negli anni venti e trenta del secolo scorso ha avuto la sua massima adesione, soprattutto in Germania per le motivazioni di natura sociale e per testimoniare la drammaticità, vissuta all’epoca in quel paese, tuttavia il movimento si è esteso in molti paesi europei compresa l’Italia.

Il pensiero espressionista in netta contrapposizione sia con l’aulicità del Romanticismo ottocentesco che con l’oggettività Impressionista, vuole riflettere una visione interiore della realtà sociale critica e graffiante, affermando l’arte proprio come spontanea ispirazione della visione del mondo con le sue brutture e sofferenze.

Un linguaggio che si manifesta con colori vivaci ed esasperati, deformazioni dei corpi e immediatezza delle pennellate che hanno la funzione di rivelare subitaneamente le emozioni interiori, privilegiando la comunicazione alla mera configurazione estetica e, di fatto, ritagliare altri significati alla definizione di “estetica”.

L'estetica della deformazione

Fonte foto: Studio Vandrasch, courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone

L’interpretazione italiana del movimento vede molti nomi illustri rapportarsi con questa ricerca artistica sia in esperienze individuali che come aggregazioni in gruppi quali l’eterogeneo gruppo della Scuola Romana, i “Sei di Torino” o il gruppo milanese Corrente, accomunati dal rifiuto del formalismo e della rinnovata retorica sociale della filosofia “Novecentista”.

La mostra

L'estetica della deformazione

       Fonte foto: Galleria d'Arte Moderna Roma

L’esposizione: ”Estetica della deformazione. Protagonisti dell’Espressionismo Italiano” in corso sino al 2 febbraio 2025 presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma, si pone l’obiettivo di sottolineare l’importanza e il fondamentale contributo che questa esperienza artistica ha avuto nel panorama della storia dell’arte contemporanea italiana.

Sono presenti in mostra 130 opere che ripercorrono le esperienze di 33 artisti che a cavallo tra le due guerre espressero loro visione delle ansie del proprio tempo, della solitudine e della sofferenza umana.

Nomi quali Afro, Bruno Cassinari, Carlo Levi, Mario Mafai, Giacomo Manzù, Filippo De Pisis, Renato Birolli, Arnaldo Badodi, Scipione (Gino Bonichi), Ernesto Treccani, Emilio Vedova, Antonietta Raphaël, Aligi Sassu, solo per ricordarne alcuni, sono presenti in questo evento che oltre alla collezione della Galleria d’Arte Moderna stessa,  ospita opere provenienti da altre raccolte capitoline (Musei di Villa TorloniaCasa Museo Alberto Moravia) e dipinti provenienti dalla prestigiosa Collezione Giuseppe Iannaccone di Milano.

Inoltre la mostra è stata pensata anche in concomitanza della celebrazione del centenario della stessa Galleria (1925-2025).