Marco Marchesini

Marco Marchesini al Museo civico del Risorgimento

L’opera di Marco Marchesini è in mostra dal 5 marzo al 10 aprile 2022 presso il Museo civico del Risorgimento di Bologna. La rassegna espositiva “La scultura, tante storie” curata dallo stesso Marchesini e da Roberto Martorelli, è promossa in collaborazione con l’Associazione Amici della Certosa di Bologna, Bologna Servizi Cimiteriali e il Comitato per Bologna Storica e Artistica, e ha il patrocinio di Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza onlus – Museo Tattile Anteros.

Gli intenti del Museo civico del Risorgimento

La mostra “La scultura, tante storie” rientra nel progetto del Museo civico del Risorgimento di valorizzare con diverse rassegne espositive l’opera di artisti contemporanei che hanno realizzato creazioni funerarie nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, uno straordinario museo a cielo aperto costruito intorno alla Certosa di San Girolamo, struttura di epoca tardo-medioevale. Dal 2021, il Cimitero è divenuto parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del progetto Portici del Comune di Bologna; conserva un enorme patrimonio di pitture e sculture, realizzate da artisti bolognesi del XIX e XX secolo e da scultori contemporanei, collocate sia nel cimitero ottocentesco che negli ampliamenti successivi effettuati oltre il Duemila.

Nella mostra vengono esposte opere rappresentative dell’intera carriera di Marco Marchesini, dalla scultura monumentale alle piccole opere in bronzo e terracotta, dalle acqueforti alle medaglie.

La rassegna è accompagnata da una pubblicazione disponibile in distribuzione gratuita per il pubblico, a cura di Marco Marchesini e Roberto Marchesini, contenente fotografie di Franco Labanti, Marco Marchesini, Roberto Martorelli, Giancarlo Ruggerini.

Marco Marchesini e la sua idea della scultura

L’idea per l’allestimento della rassegna è scaturita in occasione di una passeggiata di Marco Marchesini con il curatore Roberto Martorelli all’interno della “città silente” della Certosa. L’artista ha espresso la sua predilezione per la scultura descrivendola così: “Ad onta della sua fisicità la scultura parla una lingua sottile che può sfuggire per l’invadenza di quel suo esserci, che ingombra e proditoriamente sottrae spazio al mondo fisico che abitiamo.

Materia in se stessa opaca e tuttavia vivente: nella luce (come in Medardo Rosso o in Fontana) o nella forma (come in Arp o in Viani), ma che, proprio per la non ovvietà del suo rivelarsi, può riuscire ostica e difficile. Il suo oltre, ad uno sguardo distratto, è meno accattivante e persuasivo di quello offerto dalla pittura, così come il suo configurarsi in luogo stante da sempre ne ha favorito un uso didascalico e strumentale. Ma la scultura, come una montagna incantata, non ha principio né fine”.

Marco Marchesini

Fonte foto: bolognatoday.it

Marchesini è sempre stato attirato dalle molteplicità espressive che offre la scultura; ne ha quindi percorso sia le possibilità narrative e naturalistiche che quelle più concettuali di sintesi formale, affiancando la ricerca personale a una instancabile attività professionale, iniziata nel 1962 quando, lavorando direttamente in cantiere, realizzò le sculture della chiesa di San Severino, voluta e progettata dal parroco ingegnere Don Giancarlo Cevenini.

Ripensare ai lavori in Certosa fatti in così tanti anni” – ha ricordato Marchesini – “un baule dimenticato in soffitta: più vi si rovista dentro e più si trovano oggetti che si credevano perduti. Rileggendo quello che ho scritto mi sembra che molti degli episodi minuti siano stati tra i lavori più sentiti: anche per le opere modeste cercai di accontentare la committenza con impegno pari a quello per commesse più complesse e costose“.

L’opera di Marco Marchesini

Il curatore della mostra, Roberto Martorelli, ha osservato nell’introduzione al catalogo come Marchesini sia esponente dell’ultima generazione di artisti che si è confrontata con l’elaborazione plastica di temi trascendenti operando in modo non marginale nei cimiteri, quando la sensibilità devozionale della committenza per il culto della memoria dei defunti era ancora incline a impegnare risorse rilevanti per finanziare opere plastiche di pregio elevato.

Tra le diverse opere realizzate dall’artista si segnalano: Cripta Schiavina – Porta di bronzo (Campo degli Ospedali n°XLVIII), 1972; Cappella Vacchi Verati – Porta di bronzo (Recinto 10, n° XX), 1978; Monumento in Memoria dei Caduti dell’Aeronautica – bronzo, 1983; Edicola Lazzari Scandellari – Porta di bronzo (Campo degli Ospedali, n°LVI), 1984; Tomba Setti – “San Francesco” bronzo (Campo ex Fanciulli, n° 8), 1990; Tomba Barelli – Angelo di bronzo (Campo ex Fanciulli n° 55), 1991.

La collaborazione di Marco Marchesini con l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna

Marco Marchesini ha collaborato anche con l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza onlus di Bologna – con un’attività di ricerca condotta all’interno del Museo Tattile Anteros in ambito di progettazione e realizzazione di traduzioni tridimensionali della pittura – per consentire il superamento della disabilità visiva nella fruizione e leggibilità del patrimonio artistico.

Il metodo, ideato per rispettare i valori di forma e composizione del dipinto originale, restituendone concetti spaziali e relazioni interne, è stato accolto da prestigiosi musei nazionali e internazionali, come il Refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie,  celebre perché ospita L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, i Musei Vaticani con il percorso plurisensoriale creato all’interno della Pinacoteca Vaticana di Roma e infine la Galleria degli Uffizi, dove, a fianco dell’opera originale, è stata collocata la traduzione in bassorilievo della Nascita di Venere, capolavoro rinascimentale di Sandro Botticelli.

La grande esperienza di Marchesini nella modellazione viene documentata in mostra dal rilievo per l’esplorazione tattile di “Beltà allo specchio” di Kitagawa Utamaro, splendida stampa xilografica del genere Ukiyo-e nella rappresentazione della bellezza femminile, realizzato nel 2007 per l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna. In occasione della visita tattile per ipovedenti e non vedenti prevista per il 1° aprile, viene esposto inoltre il rilievo riproducente uno degli affreschi di Giulio Romano per Palazzo Te a Mantova.