Il mosaico più grande d'Europa è in Italia

Il mosaico più grande d’Europa è in Italia

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Fonte foto: Il mosaico di Andreina

Siamo ad Indicatore, in provincia di Arezzo, Toscana, in quella frazione dove a farla da padrona sono le grandi aziende e dove il traffico, via ferro e su gomma, non si ferma mai. Proprio qui esiste qualcosa che non ha uguali e che ogni anno cambia forma, cresce e si impreziosisce. Stiamo parlando del mosaico più grande d’Europa: il mosaico di Andreina Carpenito. Un altro orgoglio italiano, un capolavoro artistico guidato dall’artista e da oltre cento professionisti giunti da ogni parte del mondo per collaborare e salvare dalla demolizione la chiesa dello Spirito Santo a Indicatore. L’opera prende il nome di Visione di Ezechiele ed è spettacolare.

La storia di Andreina è legata a doppia mandata a quella del mosaico: un’opera monumentale che ha reso la chiesa di Indicatore un sito unico al mondo.  

Ma partiamo dal principio. Andreina è nata in Svizzera da genitori italiani, ed è arrivata ad Arezzo nel 1975.  Dice di sé: “Sono diventata aretina nel tempo. Non vivo neppure ad Indicatore ma ormai questa è casa mia perché qua c’è tanto di me”. Dopo gli studi all’accademia delle belle arti Andreina inizia a farsi strada come artista di moda, gioielli e arredo. “Essenzialmente sono una pittrice ma mi cimento in tutte le arti”. E proprio la pittura l’ha portata ad Indicatore per la prima volta. Qui nel 1997 riceve dall’attuale parroco, don Santi Chioccioli, la sua prima commissione per realizzare la pala d’altare: un’esigenza dettata da necessità pratiche. Il sacerdote voleva qualcosa di bello che riuscisse ad eliminare il riflesso della luce sprigionata dalle vetrate alle spalle dell’altare. Andreina spiega: “E così ho dipinto la pala lignea, un dipinto ad olio che descrive il cenacolo dove Gesù si manifesta agli apostoli e alla Madonna”. Questo l’incipit di un viaggio, di una visione, che pennellata dopo pennellata è diventato sempre più complesso e ricco.

Da quel giorno radicale e profondo è stato il mutamento della chiesa di Indicatore. Costruita nel 1967 su un terreno di riporto sarebbe stata destinata alla demolizione per problematiche strutturali. Un destino che venne scongiurato grazie all’intervento di consolidamento alle fondamenta realizzato a metà degli anni ’90.

Terminata la pala, Andreina si dedica alla decorazione della facciata della chiesa dove installa delle maioliche decorative. Ma la svolta radicale arriva nel 2009 con la scelta di dare vita alla Visione di Ezechiele. Un monumentale mosaico che si estende su tutto il perimetro antistante il sagrato e che per colore, forme, tecnica e audacia ricorda la stupefacente follia creativa del Parco Güell di Barcellona. Il drago di Gaudì lascia spazio alla tartaruga, simbolo di saggezza, le torri dei padiglioni catalani diventano alberi incantati. Un rincorrersi di forme, fiori, sentieri, colori, animali e tessere imperfette che unendosi formano una sinfonia così unica da attirare l’attenzione di artisti da ogni angolo del mondo.

Nel 2012 viene fondata l’associazione culturale Ezechiele e l’anno successivo il mosaico invade anche il pavimento della chiesa. Un’impresa sempre più titanica per la quale il solo impegno di Andreina non è più sufficiente. Da qui l’idea di avviare una campagna per richiedere donazioni in prestazioni d’opera ad artisti e volontari. Da allora 300 artisti e più di 1000 volontari hanno risposto all’appello. “Una delle prime pietre del mosaico – racconta – ci venne spedita da Gerusalemme. Un fiore custodito sul pavimento della navata sinistra della chiesa. È stato per noi un avvenimento dal grande valore simbolico”.

Alla fine il progetto del mosaico, già il più grande di tutta Europa, conterà una superficie di 3000 metri quadrati. Solo nel 2019 sono state ospitate oltre 6000 persone che hanno dato il proprio supporto. 282 sono invece le parti di mosaico arrivate ad Indicatore dai quattro angoli della terra. “Un dono – spiega Andreina – da parte di coloro che non sono ancora potuti venire a trovarci”. Non quantificabili le donazioni di materiali, tessere, paste vitree, piastrelle e materiale edile ricevuto. “Ma c’è sempre bisogno di contributi – aggiunge – noi contiamo molto sulla generosità del prossimo. Ciascuno, se vuole, può fornire come meglio crede il proprio supporto”. Ed infine migliaia i “manovali” d’eccezione che hanno prestato il loro estro creativo. “Facciamo inclusione di detenuti in semilibertà o ex detenuti, persone con disabilità e meno abbienti, mamme sole, scuola di musica con strumenti dismessi e riabilitati.”

Il suo completamento è previsto tra 10-15 anni, se ne frattempo non dovessero giungere sovvenzioni che potrebbero accelerare le operazioni.

Il mondo ci conosce, vengono mosaicisti quotati nel mondo a lavorare qui ma facciamo fatica“, dice Andreina Carpenito. Da qui il suo appello: “Papa Francesco venga a trovarci!“. “Il mio desiderio – prosegue l’artista – è che il Papa venga a vedere cosa si sta realizzando qui. Non è solo mosaico, ma il mosaico è opportunità di aggregazione.”


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