Fonte foto: napolianticablog
Se vi siete ritrovati a passeggiare sul meraviglioso lungomare di Napoli l’avrete sicuramente notata, precisamente in Piazza Vittoria, all’inizio di via Partenope. Costruita in marmo cipollino, una varietà di marmo estratta su un’isola greca ed utilizzata dai Romani. E’ un monumento dedicato ai caduti in mare durante la battaglia navale di Lissa del 1866 e ha una storia molto antica. Siete curiosi di conoscerla? Mettetevi comodi e buona lettura!
La base in marmo
Innanzitutto dovete sapere che inizialmente la base di marmo bianco su cui si trova la colonna, fu costruita nel 1867 per ben altri scopi: l’idea era quella di posizionarvi un monumento in memoria dell’Ammiraglio Francesco Caracciolo, protagonista della Repubblica Napoletana che venne ucciso nel 1799 dopo essersi ribellato alla dinastia Borbonica. La statua a lui dedicata però non fu mai costruita per mancanza di soldi. Che fare allora, della base di marmo ormai finita.
Il ritrovamento della colonna…
Proprio qui entra in scena la Colonna Spezzata, la quale ha una storia davvero movimentata, se pensate che è stata spostata svariate volte prima di essere posizionata sul lungomare. Proprio così. Fu trovata nel 1600, durante gli scavi per realizzare un campanile del Duomo di Napoli. Pare che inizialmente servisse per realizzare un obelisco dedicato a San Gennaro, anche se in realtà si pensa abbia origini ancora più antiche: molto probabilmente infatti è stata utilizzata per sostenere il Tectum, il teatro di Nerone.
… e i suoi spostamenti
In seguito al suo ritrovamento, fu ripulita e sistemata dallo scultore Cosimo Fanzago. Iniziò poi ad essere spostata svariate volte: dapprima accanto alla porta laterale della chiesa di San Paolo Maggiore, in seguito nel Museo Archeologico Nazionale. Solamente nel 1914, finalmente, venne posizionata sulla basa di marmo bianco, il quale era rimasto vuoto per ben quarantasette anni, diventando ufficialmente monumento ai caduti in mare.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.