Un furto di cui nessuno si era accorto, complice il lockdown. Un insospettabile con un capolavoro artistico nascosto in un armadio. Sono gli ingredienti del giallo del «Salvator Mundi» napoletano, copia di scuola leonardesca e simile a quello attribuito di recente a Leonardo stesso, venduto ad un’asta internazionale a 450 milioni.
L’armadio si poteva aprire con una chiave antica, all’interno di una cassaforte. Il dipinto era al suo posto, a marzo, e fino a tre mesi fa circa, dicono le indagini coordinate dalla procura retta da Giovanni Melillo attraverso l’aggiunto Vincenzo Piscitelli. A trovarlo sono stati gli agenti della Sezione Reati contro il Patrimonio della Squadra Mobile durante un’indagine che li ha portati in via Strada Provinciale delle Brecce. Il proprietario dell’appartamento, un napoletano di 36 anni senza precedenti, è stato rintracciato poco distante dall’abitazione e sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per ricettazione.“Il dipinto è stato ritrovato sabato – ha spiegato il procuratore capo di Napoli – grazie a una brillante e attenta operazione di polizia. Non c’era una denuncia in merito e infatti abbiamo contattato il Priore che non era a conoscenza della scomparsa, in quanto la sala dove è conservato il quadro non è aperta da tre mesi”.
Sul sito web della basilica di San Domenico Maggiore la storia della copia rubata e ritrovata del presunto costosissimo falso, infine, viene ricostruita nei dettagli. Il Cristo raffigurato è una stesura pittorica, ancora ben conservata. Caratterizza il piccolo prezioso dipinto proveniente dall’antica cappella della famiglia Muscettola nella basilica napoletana. Il quadro fu probabilmente acquistato da Giovan Antonio Muscettola, esponente dell’omonima famiglia consigliere di Carlo V e suo ambasciatore alla corte papale, durante una delle sue missioni diplomatiche svolte al Nord, forse proprio a Milano. Quella del ‘Salvator Mundi’ è una storia infinita. Sembra che siano una ventina le opere che raffigurano il Cristo benedicente riconducibili a Leonardo da Vinci o da attribuire agli allievi della sua scuola. All’enigma di partenza si è recentemente aggiunta l’uscita di una studiosa d’arte, tal Annalisa Di Maria, che ha recentemente sostenuto che quel Salvator Mundi non è un dipinto originale di Leonardo, anzi è stata lei ad aver scoperto il bozzetto originale di quell’opera in una collezione privata a Lecco. Le considerazioni della Di Maria, in buona sostanza, dimostrerebbero che il quadro da 450 milioni di dollari non è attribuibile a Leonardo ma il bozzetto da lei ritrovato.