Streghe artiste surrealiste

Streghe artiste surrealiste

L’arte surrealista di Leonora Carrington, Remedios Varo di Leonor Fini pone al centro la donna che splende di una magia emancipata e libera. Non più muse o veggenti, sottomesse alle richieste dell’uomo, ma donne forti che rifiutano lo stereotipo del loro ruolo di genere.

Accomunate da un vivido interesse per la magia e la stregoneria; Leonora Carrington, Remedios Varo e Leonor Fini, furono considerate alcune delle più affascinanti artiste che dagli anni ’30 aderirono al movimento del Surrealismo e che riuscirono ad accrescere le potenzialità dell’indagine dell’occulto riversandolo nel campo figurativo dell’arte.

Leonor Fini, Remedios Varo e Leonora Carrington, dipingono una mappatura fantastica abitata da figure femminili potenti : guerriere, indovine, divinità, sovrane del cielo e degli astri, signore della notte e del mistero, madri giganti e creatrici di mondi paralleli: «un pantheon sincretico di nuove divinità femminili e madri creatrici».

Scopriamo insieme qualcosa in più delle note streghe del surrealismo!

Leonora Carrington

“Non avevo tempo di essere la musa di nessuno… Ero troppo occupata a ribellarmi alla mia famiglia e imparare a essere un’artista.”

Fonte foto: Beatrice Brandini

Nata a Lancaster, in Inghilterra, nel 1917 in una famiglia nobile, suo padre era un produttore di tessuti, sua madre una nobildonna di origine irlandese.

Nota per suo carattere eccentrico e ribelle: rifiutò l’educazione cattolica imposta dai familiari, si fece espellere da diverse scuole e impose sin da giovanissima la sua volontà di fare arte.

Nel 1936, 19enne, vide per la prima volta le opere di Max Ernst e un anno dopo i due si conobbero durante una festa a Londra e si innamorarono. La loro relazione, osteggiata dal padre di Leonora, sconvolse i benpensanti dell’epoca, non solo per la grande differenza di età, li separavano 27 anni, ma anche perché poco dopo si trasferirono a Parigi, per vivere come una coppia sposata. Nella capitale francese l’artista entrò in contatto con i maggiori del movimento surrealista.

Fonte foto: Obelisk art history

Carrington e Ernst, lavorarono insieme ispirandosi e influenzandosi a vicenda. La relazione con Ernst e il comune interesse per il mondo del magico e dell’occultismo fingeranno da catalizzatore per l’opera di Leonora Carrington, che sviluppò uno stile iconografico fantastico ispirato all’arte medievale e rinascimentale, dai forti richiami all’opera di Hieronymus Bosch.

Quando, durante la seconda guerra mondiale, Ernst venne arrestato, Carrington subì un crollo psicologico. A seguito dell’intervento della famiglia, si trasferì in Spagna, dove venne internata in un manicomio.

Nel 1942 si trasferì a Città del Messico, dove erano emigrati altri esponenti del gruppo, tra cui Remedios Varo, che diventò una sua cara amica.

Fonte foto: Sotheby's

Leonora Carrington ha lottato fino al suo ultimo giorno per la costruzione di un’arte disvelatrice, capace di forzare la gabbia della realtà e vedere ciò che si nasconde dietro al nostro sguardo forse troppo ordinario, troppo pigro per vedere il non visibile.

Remedios Varo

Remedios Varo nacque ad Anglès, Spagna nel 1908. Sin da piccola, Varo si trasferisce più volte tra Spagna e Marocco e mostra fin da subito una propensione per l’arte e il disegno. A quindici anni è una delle prime donne a iscriversi all’Accademia d’Arte a Madrid e qui ha modo di conoscere Federico Garcia Lorca e Salvador Dalì.

Remedios Varo sviluppò uno stile particolare e facilmente riconoscibile, in cui è sempre presente il concetto di dualità tra realtà vissuta e vita immaginata. Il suo è un lavoro meticoloso, nel quale prima delle opere realizza bozzetti da ricalcare sulla tela e poi dipingere. Varo realizza quadri surrealisti con la tecnica del frottage e del grattage, utilizzando colori delicati in contrapposizione con i temi onirici e talvolta inquietanti delle sue opere. Il sogno è uno dei temi ricorrenti delle opere di Remedios Varo, così come la magial’alchimia e temi autobiografici quali il viaggio, la fuga e la ribellione.

Fonte foto: Paroleacapo

Di particolare bellezza è il suo dipinto Nutrimento celeste”, 1958, dove una donna-strega-guaritrice accudisce uno spicchio di Luna dandogli da mangiare polvere di stelle, finemente tritata da lei stessa grazie ad un macchinario che preleva le stelle direttamente dal cielo e le trasmuta in nutrimento magico e celeste. Una donna protettrice, che si occupa di rimettere in sesto un simbolo femminile per eccellenza: la Luna.

 Ricorrenti nelle sue opere, le figure del mago e dell’alchimista, che governa gli astri, e quindi l’intero universo, e possiede la potenza di creare nuova vita.

Fonte foto: Wahooart.com

Leonor Fini

Leonor Fini nacque a Buenos Aires nel 1907. Dopo la separazione dei suoi genitori, visse insieme alla madre a Trieste.

Pittrice autodidatta, frequentò gli atelier degli artisti della zona, come Edmondo Passauro, Arturo Nathan e Carlo Sbisà, che influenzarono il suo lavoro. Legatasi al pittore Achille Funi, si trasferì a Milano, dove, nel Palazzo della Triennale, realizzò insieme al compagno il mosaico La cavalcata delle Amazzoni.

Lenor Fini subì fin dall’infanzia una fascinazione e un desiderio di immedesimazione nei confronti della figura della Sfinge, che riprodusse e interpretò in molti dei suoi dipinti.

Fonte foto: Peggy Guggenheim Collection

Nell’opera di Leonor Fini la donna viene rappresentata sia come protettrice della vita che come portatrice di morte, secondo una concezione tipicamente mitologica.

Basti osservare il dipinto La pastorella delle sfingi, 1941, nel quale dominano sguardi maliziosi e desiderosi in un paesaggio che lascia spazio ai pensieri più oscuri.

Fonte foto: I nostri blog

Leonora Carrington, Remedios Varo e Leonor Fini sviluppano nelle loro opere un processo di appropriazione e metabolizzazione del principio primordiale generativo, presentandoci una mappatura del femminile in continua evoluzione. Un universo reattivo che si oppone al processo di reificazione (in oggetto di natura) e proiezione del desiderio maschile, per svelarci, attraverso una pittura colta e feconda di immagini, come la donna non sia “nascosta nella foresta” – così recitava la frase nel collage di Magritte Je ne vois pas la (femme) cachée dans la forêt, ma al contrario come essa sia indiscutibilmente Natura, signora delle cose in divenire, espressione di un potere consapevole e segreto.