La città di Mantova vanta uno splendido centro storico tardo medioevale nel quale torreggia il Castello di San Giorgio voluto da Francesco I Gonzaga nel 1395.
Uno splendido e imponente edificio a pianta quadrata con quattro torri angolari e circondato da ampi fossati. Costruito inizialmente per la difesa della città nei secoli successivi, ristrutturato e appositamente adattato, divenne residenza gentilizia della famiglia. Durante la signoria Gonzaga la città ospitò numerosi artisti tra i quali: il Perugino, Leonardo da Vinci, Ludovico Ariosto e Andrea Mantegna a conferma la vocazione culturale e colta dei duchi di Mantova.
Proprio all’interno del torrione nord-est del castello troviamo un vero capolavoro rinascimentale: la Camera degli Sposi, un ciclo di affreschi che ricopre interamente le pareti dell’ambiente, realizzati da Andrea Mantegna tra il 1565 e il 1474.
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Una sala per le udienze
La Camera degli Sposi, inizialmente denominata “Camera picta” non è una stanza da letto, come il nome potrebbe far pensare, bensì una sala utilizzata dei duchi per gli incontri importanti. Infatti tutta la scenografia degli affreschi è improntata nella celebrazione politica della famiglia Gonzaga. Gli sposi, a cui si riferisce il nome, sono Ludovico III e sua moglie Barbara di Brandeburgo, che commissionarono all’artista padovano la realizzazione dell’opera, raffigurati sulla parete nord, insieme alla corte in un momento informale. Il racconto prosegue con altri spezzoni della vita del duca tra i quali il lungo corteo di cavalli e cavalieri in viaggio verso Milano.
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Il miglior punto di osservazione di tutta la sala è proprio il centro della stanza da dove si può percepire tutta la raffinatezza della concezione ottica e prospettica utilizzata dell’artista per rendere “tridimensionale” l’intero ciclo pittorico e dilatare così lo spazio delle pareti. Sino ad arrivare, in alto alle lunette mitologiche e ai busti degli imperatori sulle vele della volta, preludio al grande tondo centrale del soffitto, dipinto come fosse una apertura da cui si intravvede il cielo e da dove figurette di puttini, un cesto in bilico e un pavone guardano verso il basso.
La concezione prospettica di Mantegna
La pittura di Andrea Mantegna (1431-1506) è caratterizzata, non solo in questa sequenza pittorica nella quale si può ipotizzare uno dei primi esempi di trompe-l’oeil, ma anche in molte delle sue opere, da una grande maestria nello studio e nell’uso appropriato della prospettiva applicata sia agli elementi architettonici che naturali. La sua lunga carriera di pittore, incisore e miniaturista è stata anche caratterizzata da un amore verso l’arte e l’architettura antica che non ha mancato di collezionare e raffigurare in varie pale o dipinti sacri. Rimane uno dei fautori più autorevoli del Rinascimento italiano. Si racconta che il celebre incisore Albrecht Durer fu molto addolorato dalla sua morte, per non aver avuto occasione di incontrarlo.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.