Mantova ha una storia che si perde nella notte dei tempi. Il nome stesso della città deriverebbe, secondo alcune fonti, da quello della profetessa Manto, figlia di Tiresia, la quale fuggendo da Tebe sarebbe giunta nel territorio del fiume Mincio, allora paludoso, creando un lago con le sue lacrime, le cui acque avrebbero dato a chi le avesse bevute, capacità divinatorie.
Il figlio di lei Ocno, avrebbe poi fondato sulle sponde del fiume una città chiamandola con il nome della madre: Mantua.
Dante, nel XX canto dell’Inferno della Divina Commedia, cita di come, accompagnato dalla sua guida Virgilio, incontri i due indovini e fa descrivere al poeta mantovano la leggenda della sua fondazione, le adiacenze della città, il fiume che l’attraversa e il lago di Garda.
“Fer la città sovra quell’ossa morte; e pere colei che ‘l loco prima elesse, Mantua l’appelar senz’altra sorte.”
(Dante Alighieri, Inferno XX, 90)
Una esposizione che celebra Dante e il suo tempo
Dal 15 ottobre 2021 sino al 9 gennaio 2022 lo storico Palazzo ducale di Mantova ospita, nelle sale dell’Appartamento di Guastalla in Corte Vecchia, una mostra che vuole essere sia un omaggio al sommo poeta a settecento dalla sua morte, sia la ricostruzione storica della cultura fiorita nella zona XIV secolo.
Documenti storici e preziosi dipinti illustrano un percorso che porterà la città a rivestire un ruolo chiave nei secoli successivi, con l’egemonia delle famiglie Bonaccolsi prima e Gonzaga successivamente.
L’esposizione si avvale in più, oltre che del contributo delle opere già in loco, anche di numerosi prestiti da istituzioni museali sia italiane che internazionali. Come la “Santa Caterina con Madonna e Bambino” proveniente dalla Fondazione Freddi, che faceva parte degli affreschi della Cappella Buonaccolsi; o il “San Leonardo” del Willumsens Museum di Frederikssund (Danimarca), di scuola giottesca. Nonché due codici miniati appartenenti alla Bibliotèque Nationale de France e dalla Biblioteca Nazionale Marciana e il manoscritto della Commedia della Biblioteca Trivulziana di Milano.
Dante è stato a Mantova?
La tesi di un possibile passaggio di Dante nel territorio e i suoi rapporti con la terra virgiliana, allungo dibattuta, sembrerebbe avvalorata qui da un raro incunabolo, la “Questio de aqua et terra” attribuito a Dante, in cui avrebbe apposto la frase:”Existente me Mantua” (Mentre ero a Mantova).
Ma il forte legame con Virgilio, suo ispiratore ed eletto a guida nel percorso tra Inferno e Purgatorio nella Commedia, e la conoscenza del mito di fondazione della città, sono indizi che confortano la possibilità di un transito mantovano del poeta nel suo errare per l’Italia.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.