Venere nell’arte rappresenta uno dei temi più ricorrenti. Emblema dell’amore, della bellezza, della sensualità e della fertilità, da sempre domina l’immaginario collettivo come icona di perfezione – praticamente un’influencer ante-litteram. Si tratta, per di più, della dea preferita dagli artisti, nonché soggetto di alcuni dei dipinti più amati e famosi della storia dell’arte.
Una delle opere d’arte più popolari e che “incorniciano” in maniera scenografica l’iconografia di Venere, in particolare l’atto della sua nascita, è sicuramente “La Nascita di Venere” di Sandro Botticelli: è quasi sempre la prima immagine che ci viene in mente pensando alla dea della bellezza.
Ma come molti sapranno non è l’unico capolavoro che rappresenta questo celebre personaggio della mitologia classica che, anzi, è stato largamente preso come riferimento da diversi artisti in varie epoche. Ripercorriamo alcune tappe che hanno contribuito a definire nel nostro immaginario l’idea di Afrodite (com’era chiamata in origine dai greci) e, di conseguenza, quella della bellezza femminile.
“Nascita di Venere” di Sandro Botticelli (1485–1486)
Con la sua grazia, la sua bellezza eterea, i suoi lunghi capelli rosso ramati, tra le prime raffigurazioni di Venere c’è proprio quella di Botticelli. Qui la dea, nella tipica posizione della “Venus pudica”, sta raggiungendo la terraferma e usa la sua chioma come protezione per celare le proprie nudità.
Inno alla vita e all’amore che trionfa sulla guerra, il quadro è una delle immagini più note di tutta la storia dell’arte, un’immagine iconica che è stata ripresa in un’infinità di differenti contesti, come quello pubblicitario, ed è stata riprodotta anche “fisicamente” da alcuni personaggi famosi (vedi Beyoncè o Uma Thurman).
Il tema della Venere Anadiomene (Venere nascente dal mare) rappresenta il momento in cui la dea della bellezza nasce dalla spuma delle onde del mare al largo di Cipro, come narra la descrizione di Esiodo. Ci sono altre opere che riprendono questo tema in epoche successive.
Fonte foto: studiarapido.it
“Nascita di Venere” di Alexandre Cabanel (1863)
La nascita di Venere di Alexandre Cabanel riscosse un grande successo in occasione del Salon di Parigi del 1863 (eventi espositivi d’arte a cadenza biennale), tanto che fu acquistata da Napoleone III. Scompare qui la simbologia della conchiglia e la dea è in una posizione totalmente differente.
Mentre viene posata su una spiaggia dalla schiuma del mare, e un gruppo di amorini (fanciulli alati che simboleggiano l’amore e spesso sono usati nell’arte figurativa come ornamento) le svolazzano intorno, Venere è distesa e sembra in procinto di svegliarsi dopo un lungo sonno.
Ciò che più di tutto balza alla vista è lo splendido e armonioso contrasto cromatico delle tonalità azzurre del cielo e del mare con il rosa pallido della morbida pelle della donna e l’oro dei suoi capelli. Si fanno ulteriormente morbide anche le linee del corpo, più voluttuoso e formoso rispetto alla figura longilinea botticelliana.
Fonte foto: artesplorando.it
“Venere di Urbino” di Tiziano (1534)
Facciamo un passo indietro – storicamente parlando – con una raffigurazione di Venere che sicuramente avrà ispirato lo stesso Cabanel nell’Ottocento, soprattutto per la posa distesa.
Con delle motivazioni che oggi definiremmo “sessiste” e “patriarcali”, il dipinto fu richiesto da Guidobaldo (duca di Urbino), il quale intendeva utilizzare il dipinto di Tiziano come esempio di vita coniugale nei confronti della giovane moglie Giulia da Varano. I due nobili si erano sposati infatti nel 1534 in seguito ad accordi politici e probabilmente serviva un incentivo per scaldare la loro unione.
Tiziano fece un’operazione di attualizzazione della figura di Venere. Infatti la dea non è inserita in un ambiente naturale, ma è distesa all’interno di una stanza in cui dominano il rosso e le tonalità scure. L’arredo, le decorazioni e l’architettura rivelano quindi che si tratta di un ambiente del Cinquecento, come le figure delle due ancelle che rovistano in una cassapanca. Qualcuno ha voluto interpretare la presenza del cane raggomitolato sul letto come un simbolo della “fedeltà coniugale”.
Fonte foto: analisidellopera.it
“Primavera” di Sandro Botticelli (1477-1482)
Torniamo a Botticelli con uno dei suoi grandi capolavori: “La Primavera”. Un dipinto che, in un tripudio di fiori e colori, presenta nove personaggi, evidentemente ispirati alla mitologia classica: due figure maschili ai lati, sei figure femminili al centro, di cui una posta in particolare risalto che secondo l’interpretazione più accreditata è proprio Venere, sovrastata dal figlio Cupido, il quale scaglia i suoi dardi infuocati che fanno innamorare gli uomini.
Proprio come in quella che sarà la sua “Nascita”, Botticelli propone uno scenario idealizzato, un paradiso etereo con una natura lussureggiante, in cui tutti i personaggi sono eleganti e flessuosi, e la sua Venere sembra quasi danzare con leggiadria nel prato fiorito.
Secondo la maggior parte dei critici d’arte, il dipinto si configura come un’allegoria della giovinezza, l’età dell’amore e della riproduzione, la stagione della vita più felice ma che purtroppo passa più in fretta.
Fonte foto: classicult.it
“La Venere dormiente” di Giorgio Gasparini (1507 -1510)
Ultima, ma non per importanza, è la Venere dormiente di Giorgione (al secolo Giorgio Gasparini, detto anche Giorgio da Castelfranco, località da cui proveniva il pittore), che ritrae la donna distesa in una radura, sullo sfondo di un paesaggio bucolico, con il corpo tratteggiato da linee morbide e armoniose. Nell’opera che avrà fatto da modello alla “Venere di Urbino”, la delicatezza e la sensualità pervadono la nudità totale e frontale (uno dei primi casi nell’arte moderna).
I critici d’arte tendono ad attribuire a Tiziano Vecellio almeno una parziale ridipintura dell’opera di Giorgione, soprattutto perché la tela mostra l’uso di colori molto accesi per il tramonto che si cospargono anche su tutto il paesaggio.
Da notare che qui i capelli solitamente biondo-ramati di Venere sono per la prima volta di un colore molto scuro, probabilmente simbolo della seduzione e della tentazione.
Fonte foto: arteworld.it
Questi sono soltanto pochi esempi, ma ben rappresentativi di un mutamento avvenuto attraverso i secoli, con il concepimento di un’immagine alla quale ancora oggi si fa riferimento quando si discute di “canoni di bellezza” femminile. E voi, quali dipinti della dea Venere preferite?
Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.