Commedie romantiche: 5 titoli da recuperare durante l’estate

Commedie romantiche: 5 titoli da recuperare

Ci fanno ridere, ci fanno commuovere, ci fanno immedesimare e ci fanno sentire innamorati: sono le commedie romantiche, quelle che ci trascinano davanti allo schermo con una promessa di felicità e amore eterno, raccontati con leggerezza e divertimento.

La narrazione tipica ha uno schema che ritorna: un uomo e una donna, che lo spettatore riconosce subito come perfetti insieme, si muovono tra conflitti, equivoci, deviazioni, prima di capitolare insieme. Il tutto condito da dialoghi brillanti, personaggi sopra le righe e luoghi iconici.
Differentemente dal genere puramente comico, nella commedia brillante spesso la risata è amara e accompagnata da complesse emozioni.

Ma siamo sicuri di non esserci persi i capisaldi della cinematografia mondiale? Le sere d’estate, dopo una stancante giornata di mare o dopo una sessione di trekking sui monti, rinfrescati da una leggera brezza marina o dal frizzante venticello di montagna, sono proprio il momento ideale per recuperare quei film che abbiamo sempre saputo essere bellissimi, ma che non abbiamo mai visto, abbagliati dalle uscite più recenti sulle principali piattaforme streaming.

Lasciatevi dunque consigliare 5 commedie romantiche imperdibili, che riescono ad essere originali e a raccontare la ricerca della felicità amorosa in maniera insolita ed autentica.

Harry ti presento Sally

(1989, di Rob Reiner. Titolo originale: When Harry met Sally).

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È la commedia romantica per eccellenza che vede Billy Crystal (Harry) interpretare un pessimista accomodante, volgarotto e invadente, convinto che non possa esistere amicizia tra uomo e donna senza sesso e Meg Ryan (Sally) nei panni di un’ottimista schizzinosa, snob e rigida, che sostiene il contrario.

I due, al primo incontro, si detestano cordialmente, ma nel corso degli anni diventano amici fino ad innamorarsi e tenendo teso lo spettatore in una tensione sessuale che non scoppia di botto, ma che è un lento bruciare.

Tutto gira intorno all’annosa questione delle differenze tra uomo e donna, sottolineata da i brevi interludi-intervista a coppie mature su temi completamente inediti per i tempi: “il chiodo schiaccia chiodo”, il partner ad alto mantenimento”, “l’orgasmo simulato”.

A proposito di orgasmo simulato: questa è certamente la scena più famosa del film che ha reso epica la battuta “quello che ha preso la signorina”.

Ricomincio da capo

(1993, di Harold Remis, Titolo originale: Groundhog Day)

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Phil Connors (Bill Murray) è un meteorologo cinico e sarcastico, che da anni viene inviato a Punxtsutawney ogni 2 febbraio a commentare il bizzarro evento del Groundhog Day, un rito scaramantico che prevede il coinvolgimento di una marmotta: se il roditore, uscendo dalla sua tana vedrà la sua ombra, l’inverno durerà ancora sei settimane, in caso contrario la primavera è prossima all’arrivo.
Ma l’inverno di Phil è ben più lungo. Per un’inspiegabile sortilegio, infatti, il protagonista si ritrova a rivivere il giorno della Marmotta per un numero infinito di volte.
Dov’è l’amore in tutto questo? Larry parte per la fredda Punxtsutawney con la dolce Rita (Andy McDowell), produttrice del programma, che inizialmente tratta con spregio e poco rispetto.

Il tempo sospeso di un giorno rivissuto all’infinito, scandito ossessivamente dal brano “I got you, baby” di Sonny & Cher, gli darà il tempo di sviluppare sentimenti autentici verso la donna, maturare e comprendere il rispetto verso gli altri e verso se stesso.

Un film che ha una logica da videogame, in cui fare incetta di crediti per salvarsi e conquistare l’amore dell’amata; un film in cui sono i dettagli quelli che contano e quelli che faranno più ridere; un film che mette insieme la coppia Ghostbusteriana Remis-Murray; un film pieno di neve che vi darà un po’ di refrigerio e vi ricorderà che prima o poi il caldo finirà: questi tutti i motivi per non perdersi questo film.

Quattro matrimoni e un funerale

(1994, di Mike Newell, Titolo originale: Four Weddings and a Funeral)

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È difficile che non si conosca questo film visto il grande successo di botteghino e critica che ebbe ai tempi, rivoluzionando il cinema britannico. Ma se le nuove generazioni se lo fossero perso è arrivato il momento di rimettersi in carreggiata, non fosse altro che il film in questione segna l’inizio della collaborazione tra Hugh Grant e lo sceneggiatore Richard Curtis che ritroveremo anche in commedie romantiche più contemporanee, come Notting Hill, Bridget Jones e Love Actually.

La storia è quella dello scapolone, ritardatario e bambinone Charles (Hugh Grant) che, ripetutamente invitato ai matrimoni dei suoi amici, incontra l’americana Andie (Andie McDowell), innamorandosene. Dopo una sola notte d’amore i due continuano a separarsi e ad incontrarsi nuovamente, in particolar modo al matrimonio di lei e al funerale di un amico comune.

Intorno a loro una girandola di amici stravaganti, profondi, divertentissimi.
I dialoghi sono ispiratissimi e genuini, intrisi di battute ad effetto e momenti di satira sociale, tipica dell’humor inglese. Ne consegue un romanticismo fresco, senza patetismi di sorta, che mette in luce le contraddizioni dei personaggi a servizio di una sceneggiatura che funziona ad orologeria e muove trame e sotto trame come una danza.

Grande merito va dato, oltre che alle ottime interpretazioni, anche all’operazione low budget (gli abiti da matrimonio non sono stati scelti ad hoc da una costumista, ma sono gli abiti personali degli attori). Un piccolo plauso, inoltre, al doppiaggio italiano: l’epiteto “faccia da chiulo” è passato alla storia, ben più del “duckface” del doppiaggio originale.

 

 

 A piedi nudi nel parco

(1967, di Gene Saks. Titolo originale: Barefoot in the park)

Ora a noleggio su Google Play Film, YouTube, Amazon Prime Video, Apple tv)

Un perfetto esempio di commedia brillante americana, convenzionale come quelle della Hollywood anni ‘30 e ‘40, e al contempo fresca e moderna.

L’adattamento cinematografico della pièce teatrale parla dei due neo sposi Cori (Jane Fonda) e Paul Bratter (Robert Redford) nel loro nuovo mini-appartamento in un vecchio stabile al Greenwich Village.
Lei allegra, scoppiettante e disinibita, lui calmo e pacato, la casa un disastro, piccola, piena di problemi e per raggiungerla ci sono tante di quelle scale che sembra di fare climbing.

Aggiungeteci una suocera particolare e un vicino di casa strambo e il quadro è completo. La coppia è pronta a scoppiare di fronte alle proprie inconciliabili peculiarità caratteriali.

Tutto gira intorno al tema della trasgressione/imborghesimento (ricordiamoci che è il ‘67!). Il piccolo loft nel il quartiere più bohèmien di New York viene reso confortevole dalla neo sposina affinché possa essere accettato dal marito, rigido avvocato; il vicino di casa viveur e scapigliato costruisce una particolare intesa con l’anziana signora borghese; gli appetiti sessuali della protagonista, seppur autorizzati dal matrimonio, vengono esibiti con una certa sfrontatezza, creando imbarazzi nel freddino protagonista.
Ma come in tutti i matrimoni bisogna incontrarsi a metà strada e in questo caso il luogo di incontro è Washington Square Park.

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto

(1974, di Lina Wertmuller)

Ora su Amazon Prime e Netflix.

Il film più estivo della lista, ambientato in pieno agosto, con uno sfondo di mare e di sabbia. Una commedia romantica sì, ma soprattutto sociale che, allo sguardo contemporaneo potrebbe apparire politicamente scorretta da molti punti di vista, ma soprattutto per l’esibita violenza e sottomissione nei confronti di una donna che, a conti fatti, vediamo non tanto come vittima ma come carnefice.

La trama è preso detta: un marinaio meridionale e comunista (Giancarlo Giannini) lavora sullo yacht di una ricca signora milanese (Mariangela Melato) che non perde occasione per maltrattarlo e sfruttarlo. I due, soli su un gommone per una gita, perdono il controllo dell’imbarcazione e naufragano su un’isola deserta da qualche parte del Mediterraneo.

Qui i ruoli si ribaltano e l’uomo si prende la sua rivincita sulla donna, sfogando su di lei frustrazioni sessuali e sociali e facendone la sua schiava. Questo rapporto violento si trasforma, per condizionamenti mentali ancestrali, in una focosa passione e nel cuore dell’uomo anche in vero amore.

Il lieto fine, considerato identificativo del genere, qui non è poi così lieto. D’altronde il cinema italiano degli anni ‘70 poco e niente ha a che vedere con il cinema classico hollywoodiano a cui spesso si è rimproverata la natura manipolatoria dell’happy ending all’americana che vuole in qualche modo mistificare la realtà e le verità anche più crude e disturbanti.

P.S. Esiste un remake diretto da Guy Ritchie, con Madonna e Giannini jr. Perdibilissimo.