A quanti di noi è capitato di voler scegliere un film che ci faccia ridere a crepapelle, per alleggerire la complicata realtà che, negli ultimi tempi soprattutto, viviamo? Per questo e per tanti altri motivi, chi vuole ridere fino alle lacrime e lasciare spazio all’allegria e alla spensieratezza, non può non vedere i cinque film comici che vi proponiamo qui.
Non ci resta che piangere
Partiamo da quello più “di nicchia”. Non ci resta che piangere, una perla tutta italiana uscita nel 1984. Ironia inserita sin dal titolo, questo film è stato diretto e interpretato da due colossi della cinematografia italiana, Roberto Benigni e Massimo Troisi.
Vi sintetizziamo la trama. Saverio e Mario sono un insegnante e un bidello, amici di vecchia data. Si ritrovano a soggiornare in una sperduta locanda nella campagna toscana e, al loro risveglio, finiscono nella Toscana del XV secolo. Inizierà così il loro viaggio, nel quale incontreranno diversi personaggi noti, come Cristoforo Colombo e Leonardo da Vinci.
Il film è ricco di citazioni e di scene diventate simboliche, come la famosa lettera a Girolamo Savonarola che i due scrivono, ispirata alla celebre scena di Totò, Peppino e la malafemmina. Una mescolanza linguistica del dialetto toscano e napoletano rende questo il film comico per eccellenza.
Tre uomini e una gamba
Tredici anni dopo, in Italia esce un altro divertentissimo film: Tre uomini e una gamba. Classe 1997, è diretto da Massimo Venier e da Aldo, Giovanni e Giacomo, anche protagonisti, insieme a Marina Massironi.
Aldo e Giovanni sono sposati con due sorelle, mentre Giacomo sta per sposare la terza sorella. I tre lavorano tutti presso il suocero, un uomo volgare e irascibile e hanno il compito di portare all’uomo il suo ultimo acquisto: una scultura di legno a forma di gamba, realizzata dal famoso scultore Garpez.
Il viaggio non sarà come si aspettavano: i tre rinforzeranno la loro amicizia e si renderanno conto di voler rivoluzionare le loro vite. Una pellicola comica, ma che propone anche una riflessione sulla vita e sul destino di ognuno di noi.
Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy
Del 2004 un grande film che vi farà sicuramente morire dalle risate, La leggenda di Ron Burgundy.
Ci troviamo negli anni Settanta e la storia ruota intorno a Ron Burgundy – interpretato dal mitico Will Ferrell – un popolare cronista televisivo, famoso per essere egocentrico e maschilista. Con lui lavorano anche i suoi vecchi amici dai tempi della scuola. Brian, Champ e Brick.
Un giorno arriva nella redazione la giornalista Veronica, una donna ambiziosa e intelligente e tutti cercano di avere un appuntamento con lei. La pellicola punta l’attenzione su un pubblico sempre più interessato alle notizie futili più che a quelle importanti. Nel cast anche Steve Carell e Paul Rudd.
40 anni vergine
Sempre Steve Carell è il protagonista di un altro capolavoro della comicità, 40 anni vergine, diretto da Judd Apatow. La storia racconta del quarantenne Andy Stitzer, il quale ha un lavoro tranquillo, una casa confortevole e la passione per i videogiochi e per la pittura dei soldatini. Ma ha un grosso segreto: è ancora vergine. Dopo averlo svelato ai suoi amici, durante una partita di poker, saranno proprio loro a mettersi alla ricerca di una donna per Andy.
Il film è un susseguirsi di scene che vedono il povero Andy alla ricerca di una donna con cui perdere la sua verginità. Celeberrima la scena relativa alla ceretta.
Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan
Infine, nel 2006 esce Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan. Sacha Baron Cohen è famoso per i suoi numerosi personaggi portati alla ribalta, tra cui Borat, un giornalista kazako sessista, infantile e antisemita.
Il film è girato come se fosse un documentario, con parti improvvisate, in cui il protagonista interagisce con degli sconosciuti. Borat è stato inviato negli Stati Uniti per studiare i loro usi e costumi. Egli rivela le difficoltà di integrazione e di conciliazione con la società americana, descritta in tutti i suoi vizi e in tutta la sua ipocrisia.
Il film si mostra come un esperimento sociale cinematografico, sotto le false spoglie di una commedia: Borat rappresenta il politicamente scorretto, un elemento che sta andando affievolendosi negli ultimi anni, ma che Sacha Baron Cohen riesce a tenere vivo.
Dunque, film comici, che ci fanno ridere fino alle lacrime, ma anche profondi, ricchi di significati e ben calati nella realtà in cui viviamo.
Laureata in Lettere e in Filologia Moderna, nasce a Napoli il 10/09/1989 e vive a Parete, in provincia di Caserta. Sposata, madre di Michele e spesso dedita con passione all’arte culinaria. Docente presso un istituto d’istruzione superiore e giornalista pubblicista, iscritta all’albo dal 28 gennaio 2019, nutre una certa passione per la scrittura prosastica e poetica. Come l’araba fenice costituisce il suo esordio narrativo.