Villa Necchi Campiglio

Villa Necchi Campiglio: un gioiello del FAI da visitare a Milano

A pochi passi dalla fermata della metro Palestro di Milano si trova villa Necchi Campiglio, una villa dove il tempo sembra essersi fermato e al cui interno ci si dimentica di essere in una delle città più caotiche d’Italia: villa Necchi Campiglio è una casa museo che non dovete mancare di visitare se passate per Milano.

Anni venti del novecento: la leggenda narra che una giovane coppia di sposi usciti da uno spettacolo alla Scala di Milano si persero nella fitta nebbia meneghina in cerca del loro autista. Il vagabondare lì portò alle spalle di corso Venezia, una zona all’epoca ancora in gran parte occupata da giardini, orti e  prestigiosi palazzi stile Art Decò.

Gli sposi erano Gigina Necchi e Angelo Campiglio che, con la sorella di lei, Nedda, si innamorarono del contesto insolito per la città e decisero che la loro casa sarebbe sorta proprio lì. Incaricano l’architetto Pietro Portaluppi, uno tra i più importanti dell’epoca, di progettare la loro nuova dimora milanese senza limiti di spesa. La famiglia, di provenienza pavese, ebbe così la propria casa di rappresentanza nel capoluogo.

La famiglia era tra le più influenti della borghesia industriale e da sempre ha posto grande attenzione all’arte e alla cultura. È così che viene inaugurata nel 1935 la villa, una casa multilivello circondata da uno splendido giardino con campo da tennis e piscina riscaldata, seconda piscina costruita nel capoluogo dopo la Cozzi e prima piscina privata.

Villa Necchi Campiglio

Padroni di casa erano dunque Gigina Necchi e il marito, il dottor Angelo Campiglio e con loro anche Nedda Necchi, sorella e cognata non sposata che visse tutta la sua vita con gli sposi perpetuando un rapporto che si narra essere stato indissolubile tra le sorelle. Rumors dell’epoca riportando che il signor Necchi, per ripagare il giovane genero che aveva “sistemato” in un colpo solo entrambe le figlie, gli offrì di amministrare la grande fonderia di famiglia accanto alla quale venne poi avviata la produzione di macchine da cucire.

Arte e architettura a villa Necchi Campiglio

Quello che sicuramente colpisce entrando nella villa è l’ampiezza degli spazi, i dettagli e l’atmosfera che si respira grazie alle ampie finestre che rimandano continuamente al giardino esterno. Lo stile seguito dall’architetto fu il razionalismo italiano che privilegiava per l’appunto ampi volumi e ambienti luminosi. La villa è da subito diventata un simbolo dell’epoca per il lusso e la modernità che l’hanno contraddistinta.

Villa Necchi Campiglio

Portaluppi progetto gli spazi pensando ad ogni dettaglio e proponendo ai Necchi Campiglio idee avanguardiste e non convenzionali per l’epoca, come una sala proiezioni, una palestra, un ascensore in casa, montavivante, citofoni interni, porte blindate scorrevoli e caveau murati che rendono ancora oggi la villa unica nel suo genere.

Entrando in villa ci si trova in un grande atrio con di fronte l’imponente scalinata per salire alla zona notte, a sinistra la biblioteca con decorazione a losanghe sul soffitto e la veranda e a destra il fumoir, un salottino adiacente alla sala da pranzo dove si era soliti intrattenersi per fumare (e lo dimostrano le numerose bruciature da cenere presenti sui tappeti).

Quello che vediamo oggi è in parte un restyle degli anni cinquanta affidato da Tomaso Buzzi, che introdusse uno stile elaborato e d’ispirazione settecentesca. Il restauro fu richiesto dalle sorelle al rientro a Milano, e in villa, dopo la guerra periodo nel quale la dimora diventò il quartier generale del ministro della Cultura Popolare Alessandro Pavolini. Sebbene la casa non venne vandalizzata dal Regime, le Necchi preferirono voltare pagina con una rivalorizzazione degli ambienti.

Villa Necchi Campiglio Villa Necchi Campiglio

Salendo al primo piano si accede, attraverso un grande atrio, alle camere delle sorelle Necchi: Gigina, che dormiva con il marito Angelo Campiglio e Nedda. Ogni camera possiede un maestoso bagno privato composto da doppio lavandino, toeletta, vasca da bagno e doccia tutto rigorosamente rivestito di marmo.

Nella stessa ala del primo piano trovano posto anche gli armadi e la cappelliera che contengono vestiti firmati dai più grandi stilisti. A sinistra dell’atrio trovano invece posto la “camera del principe” e la “camera della principessa”, così battezzate perché vi dormirono Enrico D’Assia e Maria Gabriella di Savoia, molto amica delle sorelle, la camera della guardarobiera, che per gli usi dell’epoca era l’unica a poter alloggiare sul piano dei padroni e la stireria. La restante parte della servitù alloggiava nel sottotetto, ambiente non accessibile ai visitatori ma aperto per esposizioni e conferenze.

Villa Necchi Campiglio Villa Necchi Campiglio

Ad arricchire la collezione artistica della famiglia si sono aggiunti negli anni anche la collezione de’ Micheli, Gian Ferrari e Guido Sforni con opere di Tiepolo, Canaletto, De Chirico, Sironi, Picasso, Fontana, Modigliani, Matisse e molti altri.

Villa Necchi Campiglio patrimonio del FAI

Tra le sorelle quella maggiormente appassionata d’arte pare fosse Nedda. Entrambe però posero altissima attenzione all’estetica sia della villa che dei beni conservati all’interno. Nobili di stirpe e d’animo, le sorelle vendettero l’intera collezione di opere d’arte del 900 della famiglia per sostenere la ricerca sul cancro della fondazione Umberto Veronesi.

Non è tutto: essendo prive di eredi, alla morte di Nedda nel 2001 la villa fu donata al FAI Fondo Ambiente Italiano e aperta al pubblico dal 2008 dopo un importante restauro, come volevano le sorelle.

Gli ospiti possono terminare la visita nell’elegante bistrot immerso nel verde per dare una degna conclusione al viaggio intrapreso nell’arte e nella cultura del primo novecento italiano.