“[Un libro] pieno di dolore e nostalgia: amabile, spiritoso, fluido,talora ingenuo, spesso terribile…”
Così Pietro Citati definisce uno dei libri migliori di Azar Nafisi, scrittrice e anglista iraniana: Leggere Lolita a Teheran, tradotto in ben 32 lingue e pubblicato nel 2003 a Milano per Adelphi con la traduzione in italiano di Roberto Serrai.
Chi è l’autrice?
Cominciamo da lei. Nata a Teheran nel 1955 dall’ ex sindaco della sua città e da Nezhat Nafisi, prima donna ad essere eletta nel parlamento iraniano, Azar si è trasferita ancora 13enne in Inghilterra per studiare e poi negli Stati Uniti, laureandosi in Letteratura inglese e americana all’Università dell’Oklahoma. Tornata in Iran nel 1979, ha ottenuto la cattedra di Letteratura inglese presso l’università Tabatabai di Teheran. Tuttavia tra 1981 e il 1987 è stata allontanata dalla facoltà per avere infranto le norme sul codice di vestiario imposte dalla neonata Repubblica islamica. Ha assistito alla Rivoluzione islamica di Khomeini diventandone una convinta oppositrice. Nel 1995 è stata nuovamente espulsa dall’Università di Teheran per essersi rifiutata di indossare il velo; due anni dopo ha lasciato l’Iran e si è trasferita stabilmente negli Stati Uniti, dove insegna letteratura inglese presso l’Università John Hopkins di Washington. Tra i suoi romanzi più recenti si segnalano anche My uncle Napoleon (2006), Things I’ve been silent about (2008) e The Republic of Imagination (2014).
Fonte foto: taobuk.it
Lo spunto per il libro “Leggere Lolita a Teheran”
Azar è dunque una donna che ha fatto della sua vita e dell’insegnamento della letteratura un mezzo per il riscatto delle donne iraniane contro i dictat di Komehini e della neo Repubblica Islamica iraniana. Quando infatti si è sentita stanca e amareggiata per combattere ancora contro le assurde proibizioni alle donne sui vestiti, sulle abitudini e sui contenuti delle loro idee, prima di abbandonare l’insegnamento nell’Università di Teheran, ha istituito un corso di letteratura inglese da tenersi a casa sua ogni giovedì mattina riservato solo a 7 studentesse. Li’ ha voluto affrontare i testi che hanno fatto scandalo nelle varie letterature mondiali a causa della libertà con cui sono descritti sentimenti puri, amori non banali, relazioni proibite per i costumi bigotti e rigidi delle varie epoche in cui sono ambientati. Infatti, come afferma lei stessa nel primo capitolo, ha proposto letture come Lolita di Nabokov, le Mille e una notte di Sheherazade, Orgoglio e pregiudizio di Jane Austin, Madame Bovary di Flaubert, il Grande Gatsby di F.Scott Fitzgerald come oggetto del suo ultimo seminario in Iran.
L’ambientazione negli Anni ’70 durante la Repubblica Islamica
Il valore di questo romanzo è di certo anche il valore storico di memoria del periodo degli Anni Settanta in Iran. In quell’epoca, durante la monarchia dello scià Mohammad Reza, l’Iran attraversò un periodo molto turbolento. Lo scià alternò istanze modernizzatrici a spietate repressioni, impose alle donne di togliersi il velo senza concedere loro il voto, le ammise all’università di Teheran senza però abolire i privilegi maschili in fatto di diritto matrimoniale e familiare, sostenne le moderne scuole laiche senza imporre la chiusura delle madrase (scuole per l’insegnamento di scienze, diritto e religione musulmana) nel Paese. Nel corso del 1978, mentre a Teheran si susseguivano le manifestazioni di protesta e gli scioperi, a Parigi tutti i gruppi di opposizione si unirono in un comitato rivoluzionario guidato dall’Āyatollāh Khomeynī. Dopo aver tentato la repressione, lo scià provò la carta del dialogo, ma era ormai troppo tardi e l’ondata di proteste divenne un movimento rivoluzionario. Il 30 marzo 1979 un referendum sancì la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran con il 98% dei voti; vennero banditi bevande alcoliche, gioco d’azzardo e iniziarono le persecuzioni contro gli omosessuali; fu istituita la pena di morte per lo stupro e l’adulterio e per chiunque assumesse comportamenti non conformi alla shari’a, (etica conforme alle regole religiose); infine venne imposto alle donne di coprire braccia e gambe con abiti non succinti, e di coprire il capo con un velo, nascondendo rigorosamente i capelli. Dunque Azar e le sue idee sono il frutto di questo periodo così turbolento e di enormi cambiamenti necessari nella mentalità di chi guardava con occhi da occidentale l’arretratezza culturale e sociale di quel paese.
Finalità del romanzo
Il fine che Nafisi si era proposta era quello di fare comprendere alle ragazze come la lettura possa racchiudere in se’ un enorme potenziale di libertà e di rottura con le tradizioni vigenti così repressive, stimolando in chi legge una continua riflessione critica su tutto ciò che si conosce, ma soprattutto aiutando le ragazze alla vera affermazione di se’, alla profonda consapevolezza del proprio io costituito da profonde convinzioni di progresso e di innovazione, nonché di parità di genere tra uomini e donne.
Così per le donne iraniane la ribellione si stagliava con evidente forza nel passaggio dal dovere di indossare il burqa o di uscire e guidare solo in loro presenza, come anche dal ruolo esclusivo di occuparsi della famiglia alla possibilità di lavorare ottenendo una equa indipendenza economica, dall’obbligo di matrimoni precostituiti in età infantile alla libertà di provare ed esprimere i propri sentimenti senza più tabù o restrizioni imposte dall’alto. Queste transizioni negli usi e costumi iraniani sono veicolate, ideate , spronate e rese realmente realizzabili comparando la propria realtà con quella dei romanzi della letteratura mondiale sopra citati in cui emergono i progressi effettuati dalle donne in luoghi ed epoche diverse, che però hanno una costante: sono progressi ottenuti sempre con tanta forza, determinazione e con il sacrificio di tante donne vittime della mentalità tirannica e autoritaria di una società maschilista che le circonda inevitabilmente. Spiegando come abbia ideato il suo ultimo corso universitario l’autrice all’inizio del romanzo afferma:
“Per circa due anni, quasi tutti i giovedì mattina, con il sole e con la pioggia, (le 7 studentesse) sono venute a casa mia e quasi ogni volta era difficile superare lo choc di vederle togliersi il velo e la veste per diventare di botto a colori” (pag.3).
E prosegue ancora:
“Mi torno’ in mente un’amica pittrice (… che diceva che) la realtà è diventata così insopportabile” che ormai dipingeva “soltanto i colori dei suoi sogni” (…) I colori dei miei sogni era quel seminario. Sarebbe stata l’occasione per fare qualcosa, ma al tempo stesso allontanarmi da una realtà ormai ostile”.
Il ruolo della letteratura
Ecco dunque che la letteratura diventa davvero per ogni alunna “uno spazio tutto proprio” in cui ci si può liberare dei vincoli imposti da un’autorità -oppure anche da una sovrastruttura sociale -per volare liberi verso un pensiero divergente, “altro” dal comune sentire o da un regime tirannico, per trovarsi in una dimensione senza tempo tra gli altri romanzi, personaggi e scrittori con i quali condividere la purezza del pensiero alto, che tende all’infinito senza limiti e restrizioni! E’ questa la vera forza della letteratura, come l’autrice stessa l’ha definita:
“Le opere letterarie ci rendono inquieti, ci destabilizzano, mettono in discussione tutte le nostre idee e formule preconcette; esse hanno la funzione di farci sentire estranei in casa nostra, di scalzarci dall’abitudine, in forza della curiosità di sapere e di desiderare”.