Carlo vitucci intervista le voci dei demoni

Carlo Vitucci e le voci dei suoi demoni

Secondo Socrate, il daimoniòn rappresentava la voce dentro di sé, capace di tormentarlo nel momento in cui le sue scelte non rispecchiavano la sua coscienza. Non si trattava però di una sciagura, ma di un privilegio, capace di guidarlo e di salvarlo in caso di situazioni pericolose. Il concetto di demone socratico ha affascinato studiosi e studenti di diverse generazioni e oggi è il filo conduttore del romanzo di Carlo Vitucci, Le voci dei demoni, in uscita a settembre.

Ce lo spiega bene in questa intervista.

Intervista

Le voci dei demoni è un romanzo giallo, ma non solo. Il condominio di Tretton è un universo a sé, che contiene molte storie interessanti. Quanto ha contribuito la realtà che ti circonda alla sua creazione?

“La mia ambizione è quella di scrivere romanzi con al loro interno più piani di lettura: oltre il canovaccio narrativo principale, nel caso di “Le voci dei demoni” un racconto giallo, ci sono le mie riflessioni sul mondo in cui viviamo. Per questo motivo, dietro i volti noti di personaggi della letteratura e della cultura popolare, il lettore potrebbe riconoscere comportamenti familiari che mi diverto a esagerare fino al grottesco. Nel bene e nel male, gli abitanti del condominio di Tretton sono la rappresentazione di ciò che mi colpisce degli uomini, i loro eccessi, le loro debolezze e quei piccoli gesti quotidiani che, ai miei occhi, rappresentano l’eroismo di chi affronta ‘il selvaggio dolore di essere uomini’.”

Eliot Stone è un detective dal passato difficile che non assomiglia ai “duri” della tv. Ha delle debolezze, dei ripensamenti, dei momenti di imbarazzo. Nel costruire il personaggio ti sei immedesimato in prima persona, hai preso spunto da qualcuno che conosci o è il semplice frutto della tua fantasia?

“Il personaggio di un libro è anche il testimone del messaggio che l’autore vuole dare. Questo romanzo nasce dalla volontà di analizzare ciò che intimamente spinge gli uomini a intraprendere determinante strade ed Eliot Stone veste gli scomodi abiti di chi non ha ancora fatto i conti con gli errori commessi. È un personaggio disegnato in questo contesto: il dubbio, l’incertezza, la necessità di redenzione e di una serenità che sente tanto persa quanto necessaria, sono funzionali al viaggio verso l’origine di ciò che è l’uomo. Un viaggio che non è necessariamente fatto per trovare una destinazione, ma che si può accontentare anche solo di avere una direzione.”

Le voci dei demoni - Carlo Vitucci - copertina

Fonte foto: ibs.it

Cosa sono, secondo te, “le voci dei demoni”?

“Nel romanzo, a un certo punto, la narrazione si confonde con il richiamo di un fatto storico, il processo e la morte di Socrate. È il modo che ho scelto per dare una chiave di lettura. È Socrate che spiega, in prima persona, che cosa sono le voci dei demoni: sono le voci di dentro, quelle che ci spingono a fare del bene e che ci giudicano quando commettiamo del male. Il demone socratico è la risposta alla domanda del romanzo e ho pensato che l’importanza di tale conclusione dovesse trovare il giusto risalto nel titolo del libro.”

Passiamo al futuro: hai in programma delle presentazioni in Italia?

“Vivendo all’estero, ho purtroppo poche occasioni per incontrare i lettori e me ne dispiace. Al momento, sto organizzando una presentazione del libro per il periodo natalizio a Roma e spero di avere la possibilità di ripetere l’evento in altre città a seguire.”

C’è già in cantiere qualche nuovo progetto editoriale?

“Scrivere è una passione che si alimenta da sé, per cui il progetto editoriale va avanti. Dopo aver analizzato le voci dei demoni, nei prossimi romanzi voglio esplorare meglio gli uomini. Alcuni comportamenti risultano così incomprensibili nella loro apparente follia da meritare più attenzione e analisi. Ma se è vero che ogni nuovo romanzo mi coinvolge, è altrettanto vero che c’è tanto lavoro da fare per arrivare al lettore sempre con un prodotto di qualità che, spero, diverta e faccia pensare allo stesso tempo.”