Nato a Napoli il 20 maggio 1950 dove ha vissuto fino ai diciotto anni, Erri De Luca è scrittore, giornalista, poeta e traduttore ma fino al 1996 è stato operaio e quando parla di lavoro non lo fa in forma teorica. Avevamo già parlato del suo impegno nel sociale, da volontario in Tanzania alle battaglie al fianco dei lavoratori in Val di Susa, e del suo amore per la letteratura.
Approfondiamo, in occasione del suo compleanno, la profonda connessione tra arte e disobbedienza civile.
Fonte foto: termometropolitico.it
Attivista politico e operaio
A diciotto anni De Luca si trasferisce a Roma e inizia a lavorare inizialmente come fattorino, poi come fotografo ritrattista e infine come operaio. Entrò nel Gruppo di Agitazione Operai e Studenti e poi in Lotta Continua ove confluì il GAOS. Qui divenne responsabile del servizio d’ordine fino allo scioglimento del gruppo nel 1976 quando decise di lasciare la militanza politica e di non aderire alla lotta armata. Di quegli anni disse in un’intervista a Repubblica nel 2012:
«I mestieri operai li cominciai nel ’76 a Roma in cantiere, poi a Torino alla Fiat, ai Grandi motori, dove rimasi fino all’autunno del 1980, dopo i famosi 37 giorni. Poi la Francia e ancora cantieri. Erano gli anni dei pentiti… io non ho avuto storie con loro, ma mi allontanai per igiene personale. A Parigi sono rimasto fino alla fine del 1982, e poi sono andato in Africa, in Tanzania, da volontario non credente senza paga, con un’organizzazione cattolica che montava pale a vento. Lì mi ammalai di malaria e dissenteria, e mi rispedirono al mittente. In seguito trovai lavoro a Sigonella in una ditta italiana che lavorava per gli americani. Facevo il facchino, carico e scarico degli aerei. Poi ancora un cantiere a Milano finché, nel 1988 a Roma, una cooperativa formata da ex compagni di Lotta Continua mi prese a giornata. Ci sono rimasto fino al 1996, ero manovale, sturavo le fogne…»
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Impegno civile
Negli anni ’90, durante la guerra nell’ex Jugoslavia è stato autista di camion dei convogli umanitari, poi nel 1999 volle essere a Belgrado durante i bombardamenti della Nato, per essere “dalla parte del bersaglio”. Lo ritroviamo poi a fianco degli attivisti NOTAV in Val di Susa. Nel 2013 viene incriminato per “istigazione a commettere reati” per quanto dichiarato in alcune interviste rilasciate a sostegno dei NOTAV. Il processo, durato cinque ore di udienza, si concluse con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Per spiegare la sua posizione e sostenere il diritto alla libertà di parola, pubblicò La parola contraria con Feltrinelli.
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Il suo rapporto con la scrittura
Erri De Luca è autore di saggi, romanzi, poesie ma ha anche tradotto testi classici. Le sue opere sono state tradotte in più di trenta lingue. Le sue doti letterarie non sono sempre facili da spiegare e da capire e così è per la profondità con cui parla dell’esistenza in tutte le sue forme. A sentire lui, invece, dovrebbe essere molto semplice comprenderlo in quanto:
“Scrivo storie accadute, scrivo persone e non invento personaggi”.
È rimasta famosa la sua risposta alle affermazioni del Senatore Carlo Giovanardi in merito alla morte di Stefano Cucchi:
“Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l’aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.”
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Erri De Luca e i Migranti
Erri De Luca ha scritto Mare Nostro in ricordo di tutti i migranti morti in mare. Si può tranquillamente definire una preghiera laica che svela l’umanità che si nasconde dietro l’atrocità bestiale del dolore. Ricorda, nella sua formula iniziale il Padre Nostro, quasi che giunti a un livello tale di ingiustizia rivolgersi a un Dio Padre risulti impossibile e non resti che appellarsi al mare che condivide con noi il destino dell’umanità. Mare Nostro è parte della Raccolta diurno pubblicata da Crocetti editore nel 2021. Come già scritto ricorda una preghiera nella sua formulazione ma è da recitare non rivolgendosi a un Dio ma alle nostre coscienze:
“Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola
e del mondo, sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale,
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.
Mare nostro che non sei nei cieli,
all’alba sei colore del frumento
al tramonto dell’uva e di vendemmia.
ti abbiamo seminato di annegati più di
qualunque età delle tempeste.
Mare Nostro che non sei nei cieli,
tu sei più giusto della terraferma
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le vite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, abbraccio, bacio in fronte,
madre, padre prima di partire.”
Fonte foto: paperblog.com
Credo che ricordare questa preghiera laica nella quale De Luca trasforma un mare ridotto a tomba in un grembo materno che abbraccia la vita sia il modo migliore per fargli gli auguri di buon compleanno.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.