Il Confessionale dei Penitenti Neri (Il cui titolo intero è L’italiano ovvero Il Confessionale dei Penitenti Neri), scritto da Ann Radcliffe e pubblicato per la prima volta nel 1797 è sicuramente il romanzo migliore dell’autrice.
Della vita della scrittrice si conosce davvero poco, poiché ha trascorso un’esistenza molto riservata, caratterizzata dai viaggi in compagnia del marito giornalista William Radcliffe. Grazie al suo modo di scrivere è però facilmente intuibile come Ann Radcliffe sia una grande osservatrice e che non gradisca affatto le disparità di classe.
Nel romanzo si identificano quattro personaggi principali intorno ai quali si sviluppa la trama.
Fonte foto: Amazon
Il Confessionale dei Penitenti Neri
“guardate quel confessionale laggiù” […] “I colori del vetro gettano ombra, anziché luce, su quella parte della chiesa” […] “di legno scurissimo, sistemato contro la parete. Era formato da tre scompartimenti sormontati da un baldacchino nero. Nella sezione centrale si trovava lo scranno del Confessore, innalzato di alcuni scalini sopra il pavimento della chiesa” […] “una certa confessione, venne ricevuta proprio in quel confessionale”.
Due personaggi oscuri tramano contro l’amore sincero di due giovani che si lasciano guidare dal cuore mandando gambe all’aria le regole sociali dell’epoca.
L’autrice ambienta la storia nella Napoli del suo tempo e l’intero romanzo verte sugli opposti fra luce e ombra, dove l’ombra è strettamente legata alla descrizione del confessionale di cui avete appena letto la descrizione.
Vincenzo di Vivaldi e Elena Rosalba
Vincenzo è un nobile giovane figlio dei marchesi di Vivaldi. Il ragazzo rimane affascinato dai modi e dalla voce di una giovane dal volto velato così riservata da dover mettere da parte tutto il galateo a sua conoscenza per avere la possibilità di avvicinarla. Una folata di vento e la caduta accidentale dell’anziana zia di lei, permettono a Vincenzo di andare in loro soccorso e di scorgere parzialmente il volto di Elena.
Elena non è propensa a intrattenersi con il giovane poiché conosce le proprie umili origini e non vuole far sapere di quante ore passa a lavorare per creare stupendi manufatti artigianali che vengono rivenduti dalle suore del convento poco distante.
Come ho accennato prima, Vincenzo mette in atto un corteggiamento spietato con tanto di serenata sotto un gran numero di finestre della casa di Elena. Cosa che poco si addice a un marchese. Nel corso del corteggiamento Vincenzo viene minacciato, ma la purezza e la grazia di Elena rendono quelle minacce un incentivo ancora più grande nello stare vicino alla giovane. Elena, descrivibile come la beltà e la delicatezza fatte persona, viene fatta passare per una poco di buono. La zia di Elena, La Signora Bianchi, muore improvvisamente in circostanze sospette dopo aver acconsentito al matrimonio fra i due giovani innamorati.
La Marchesa di Vivaldi e Schedoni
Che l’oscurità si nasconda nella luce è cosa nota ed era anche una delle cose che l’autrice ci tiene a sottolineare per bene.
La Marchesa di Vivaldi è la perfida ed egoista madre di Vincenzo, una vera serpe velenosa che potrebbe essere presa a modello per una delle matrigne disneyane.
Per lei il figlio non è che un mezzo per accrescere il prestigio della famiglia ed è proprio lei che con l’aiuto del monaco Schedoni attua una vendetta spietata nei confronti del Figlio e della sua amata.
Qualche parola in più è invece da spendere sul monaco Schedoni:
“Tra i suoi compagni nessuno lo amava, molti lo detestavano, tantissimi lo temevano. Era di corporatura notevole, ma privo di grazia: era alto e, nonostante fosse estremamente magro, le sue membra erano grosse e goffe, e quando si aggirava per il convento avvolto nel nero saio del suo ordine il suo aspetto aveva un che di terrificante, quasi sovrumano” Il suo sguardo malinconico non era quella di un uomo ferito “ma della tetraggine propria di una natura feroce.” […] “Recava le tracce di numerose passioni che sembravano rimaste impresse sulle fattezze di un viso che avevano cessato di animare. Tristezza e austerità regnavano costantemente fra le profonde pieghe del suo volto, e gli occhi erano tanto penetranti che parevano incunearsi al primo sguardo fin dentro al cuore degli uomini, e leggerne i pensieri più reconditi”.
Espiazione della colpa e lieto fine
Il romanzo si conclude con il coronamento dell’amore fra Vincenzo e Elena ma non è questa la parte interessante del romanzo. Il romanzo in realtà è un percorso di espiazione per il monaco. Schedoni è un uomo di mondo, che sceglie di usare la sua conoscenza della natura umana per trarne il massimo profitto nella vita terrena. Si scaglia contro Elena calunniandola, facendo avvelenare l’anziana zia, sequestrandola
e rinchiudendola in un convento. Riesce anche a fare arrestare Vincenzo dal tribunale dell’Inquisizione.
Nulla sembra fermare la sete di potere del monaco, questo però fino a quando non scopre che Elena in realtà è sua nipote ed anche di nobili natali. Il romanzo lascia ampio spazio narrativo all’aspetto delle ombre della natura umana e sono tutte riconducibili alla figura del monaco Schedoni. Allo stesso modo, tutto ciò che rimanda alla bellezza, alla luce e alla nobiltà d’animo, rimanda ad Elena Rosalba.
A causa della grande riservatezza dell’autrice è difficile dire quanto di Ann ci sia in Elena. Sta di fatto che Ann Radcliffe in questo romanzo tenta l’esorcizzazione dell‘avidità dell’animo umano.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.