Le nostre generazioni sono ancora in grado di immaginare un futuro? Il grido della Terra. Orizzonti di parole per non dimenticare le ferite della natura e dell’umano ci pone di fronte a un primo grande interrogativo che fin dalle prime pagine di lettura ci accompagna e, a tratti, ci tormenta.
Nel rispondere, dilemma etici ed esistenziali si intrecciano con altri più pratici, da risolvere con impellenza, perché è proprio questo che fa la poesia: ci costringe a guardarci dentro, a rispondere ai dubbi che ci assalgono, ad affrontarli da ogni punto di vista, sia pragmatico che filosofico.
E in questa raccolta, diversi autori si alternano nel provare a indagare sulle tematiche calde degli ultimi anni, a iniziare da quella ambientale.
La Poesia non suggerisce soluzioni, ma può divenire strumento per amplificare il suono di dolore della Terra
“Si cerca di ignorare che la nostra storia, la storia di tutti, non è che un episodio della natura, della continua, inarrestabile scrittura del mondo.”
Afferma Bonifacio Vincenzi già dalla prefazione, e successivamente, suggerisce una soluzione:
“Se il linguaggio ordinario è impotente a restituire la reale drammaticità dei problemi del pianeta, qualche speranza, invece, possiamo nutrirla se affrontiamo il problema attraverso il linguaggio della poesia.
Sicuramente non possiamo pensare alla poesia come a qualcosa che metta al sicuro la Terra, come se i poeti e la poesia avessero il potere di guarire i mali del pianeta.
La poesia non illumina opinioni ma coscienze. La poesia non accende opinioni ma consapevolezze.”
La poesia come strumento per svegliare le coscienze
Non è una novità: l’utilizzo virtuoso della poesia, come strumento di risveglio delle coscienze o, più semplicemente, come occasione di riflessione collettiva su ciò che accade è una pratica antica, uno dei motivi per cui essa esiste. Non solo, quindi, come espressione di sé, come specchio per la propria anima, ma come rapporto tra l’Io e l’Universo. Tra l’essere umano e la Madre Terra.
Di cosa si tratta
L’opera si apre con le poesie di Stefan Damian in lingua rumena e in italiano. Cinque componimenti senza titolo in cui le similitudini tra la natura, le problematiche che l’affiggono e quelle degli esseri viventi che la abitano si intrecciano in un gioco di parole musicale e mai forzato:
“Mai ho saputo
se la sua mano si prolungava in un viale fiorito
o era soltanto la mia immaginazione
ingannata dai colori che ammaliano.
Aveva qualcosa delle nuvole che cambiano
sempre forma.
Guardavo dalla finestra il suo muoversi
con la nostalgia di colui che è obbligato a stare in casa. […]”
Successivamente Alberto Bertoni propone una serie di versi tratti da sue opere del passato e un inedito finale, dal titolo potente: Ma Dio è poeta?
Marco Bini sceglie di rimanere in tema con i versi tratti da Il cane di Tokyo (Giulio Perrone editore, 2015) e di chiudere con un’interessante approfondimento in versi apparso da New Jersey (Interno Poesia, 2020) sulla cementificazione selvaggia delle grandi città, che non lasciano spazio alle zone verdi. In particolare, il focus è su Bologna, che definisce “città-stalagmite, più acciaio che pietra”.
Marta Celio e Maria Benedetta Cerro ci regalano qualche inedito, la prima utilizzando uno stile definibile quasi ermetico, fatto di pochissimi termini, scelti con cura. L’altra, con un modus operandi differente, più esplicativa nel linguaggio. Entrambe capaci di arrivare al punto e di scuoterci.
E non solo loro. Questi i nomi degli altri componenti del collettivo:
Pino Corbo;
Claudio Damiani;
Fernando della Posta;
Griselda Doka;
Elisa Nanini;
Michele Ghiotti;
Alfredo Panetta;
Elio Pecora;
Mariangela Ruggiu;
Francesca Serragnoli;
Silvano Trevisani.
Punti di partenza diversi, ma un unico obiettivo
Tanti poeti, tanti modi differenti di affrontare l’argomento scottante, attraverso il ricordo di un proprio vissuto, con metafore e allitterazioni, senza la pretesa di indicare nuove soluzioni a problemi antichi, ma con l’unico intento di mostrare il proprio intimo rapporto con la vita e con l’ambiente.
Il grido della Terra è un’antologia pubblicata da Macabor Editore, la prefazione è a cura di Bonifacio Vincenzi e la curatrice è Elisa Nanini. È possibile acquistarla nelle librerie fisiche, sui principali store online e sul sito ufficiale della casa editrice.
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.