“L’impronta del Diavolo”: un romanzo sulla Rote Armee Fraktion e non solo

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L’impronta del Diavolo è un romanzo scritto da Franco Casadidio, autore anche de Il volo del canarino e Quando arriverà la primavera. Con questo libro l’autore ci riporta indietro di qualche anno per toccare la tematica del terrorismo, ma non da un punto di vista giornalistico o storico, quanto per portarci dentro le dinamiche che si muovono dietro alle ideologie. Un libro interessante che fa riflettere molto. Ma scopriamo insieme qualche dettaglio in più.

 

L’impronta del Diavolo

 

Partiamo dal principio: L’impronta del Diavolo, un titolo per nulla fantastico o simbolico, contrariamente a quanto si possa immaginare. L’impronta del diavolo infatti è realmente esistente, o almeno questa è la credenza, all’interno della Cattedrale di Nostra Signora a Monaco di Baviera. È qui che la vicenda narrata nel libro prenderà una piega da cui i protagonisti non potranno più tornare indietro. Come nel film Sliding doors prendere il treno segna la deviazione che dovrà prendere la vita della protagonista del film, allo stesso modo quando Joseph calpesterà l’impronta, per lui e la sua compagna Mirka nulla sarà più come prima.Da quel momento in poi, i due giovani, sino ad allora semplicemente affascinati dalla lotta della Rote Armee Fraktion, le Brigate Rosse tedesche, entrano difatti in quel mondo fatto di ideologie, ragioni che vanno accettate senza discutere, di spionaggio e purtroppo anche di morte. Sullo sfondo c’è la Germania di metà anni ’80, ancora divisa in Germania dell’Est e dell’Ovest, e ostaggio della Rote Armee Fraktion.

 

La storia

 

I giovani Joseph e Mirka, sono due giovani universitari affascinati dalla lotta armata. In coppia in amore, diventano presto delle giovani spie. L’autore però non ci racconta solo lo sviluppo della vicenda, ma ci fa entrare nella loro testa e nelle loro emozioni. Così mentre si sviluppa la storia, allo stesso modo entriamo sempre di più nei due personaggi, esplorando così due punti di vista diversi di due terroristi. Da una parte Joseph, sempre più entusiasta, dall’altra Mirka, che invece diventa sempre più dubbiosa sulle attività da svolgere. Così, tra l’eccitazione e la paura, il lettore viene come assorbito dalla lettura che scorre veloce, senza mai sentirne il peso nonostante si parli di argomenti così ostici. La lettura così diventa anche un modo per ripercorrere la Storia e tornare a quei tempi, grazie all’autore che riesce a riportare fedelmente gli episodi della storia contemporanea nonché le ambientazioni del periodo.

 

Il gioco dei contrasti

 

L’utilizzo dei doppi personaggi principali, Joseph e Mirka, permette al lettore di catapultarsi in una duplice visione dei fatti, dove l’autore gioca coi contrasti. Sarà inevitabile per il lettore trovarsi ad un certo punto anche lui a un bivio e scegliere se dare ragione a Joseph o Mirka e affrontare con loro le conseguenze di questa scelta. In questo modo il lettore ha l’occasione di entrare nella psicologia del terrorista e di capirne le sue ragioni, le motivazioni o semplicemente le dinamiche che ruotano intorno a questo mondo. Si svelano così le leve che porteranno questi giovani, come tanti altri, a compiere gesti estremi, mossi dalla passione, dal desiderio di cambiamento ma anche da delusioni, manipolazioni, rinunce. Solo a conclusione si avrà, come sempre, il quadro chiaro della situazione. Per quanto ci si possa impegnare a costruire il proprio destino, non è l’uomo a decidere le sue sorti, bensì c’è sempre qualcosa di più grande, una forza sconosciuta che muove uomini, donne e situazioni. Gli uomini devono solo capire che: “Sono solo illusi di poter in qualche modo essere arbitri della loro vita”.


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