“Madrid, romanzo urbano”: topografie letterarie nella “novela” spagnola contemporanea

 «Andar via da Madrid, anche se solo per un breve periodo di tempo, equivale a non vivere affatto, a interrompere il corso del proprio “stare al mondo”, benché questo spesso equivalga semplicemente, […] al fare ritorno ai propri luoghi d’origine. Luoghi d’origine che però spesso negano il diritto a vivere davvero…» 

 

 

Il libro approfondisce il ruolo assunto da Madrid nel romanzo spagnolo contemporaneo, dal 1990 fino ai giorni nostri, indicando alcune tappe della  storia urbana della città e delle sue tante coniugazioni narrative. Il volume devolve  una straordinaria  topografia letteraria di Madrid, un profilo che attraversa le opere di autori quali Juan José Millás e Juan Manuel de Prada, Rafael Reig e David Trueba, Clara Sánchez e Julio Llamazares, Javier Marías e Belén Gopegui, Rafael Chirbes, Antonio Muñoz Molina e molti altri ancora. È una raccolta di fotografie, storie e momenti  di vita autentica dei personaggi che animano i vari racconti dando un profondo insegnamento. Una capitale che riesce veramente a rappresentare l’intera nazione; storie di scrittori che non si sono accontentati di abitarla ma hanno scelto il pretesto della scrittura  per raccontarla. Un intreccio di piene emozioni che cresce nelle pagine e arriva dritto al cuore del lettore che può trarne insegnamento. Il romanzo urbano è  ricco di suggestioni critiche, la selezione del ricco materiale narrativo a disposizione è stata realizzata con intelligenza e determinazione. Un viaggio davvero interessante che esplora attraverso una prospettiva inedita e uno stile dilettevole le esperienze più significative della narrativa spagnola contemporanea. L’autore di questo meraviglioso volume è Marco Ottaiano, responsabile di redazione della Fondazione Premio Napoli dal 2007 al 2011, collabora come traduttore letterario ed editor per la narrativa con diversi editori italiani. Già responsabile del laboratorio di traduzione testi per la lingua spagnola presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, dal 2010 insegna, presso la stessa Università, Analisi del testo e Traduzione letteraria. Dal 2010 tiene il Laboratorio di editoria per la traduzione in questa Università e vi insegna inoltre Lingua e Traduzione spagnola II. Dal 2011 dirige inoltre il corso di Traduzione editoriale presso l’Istituto Cervantes di Napoli.

 

 

Le parole dell’autore

 

 

Per quale ragione ha deciso di dedicare il libro ai suoi genitori?

 

Una dedica non deve essere mai spiegata, a mio avviso. Ci sono ragioni personali  che mi hanno spinto a farlo e devono restare tali. La dedica riguarda solo me e coloro che sono destinatari.

 

Che ricordo ha del suo primo viaggio a Madrid?

 

Il mio primo viaggio a Madrid, nel 1998, è stato anche il mio primo viaggio da solo in una città straniera. È stata un’esperienza formativa, ho conosciuto una grande capitale diversa da quella del 2020, quella Madrid ostentava libertà dopo i 40 anni di dittatura. Erano gli anni della transizione  a una democrazia che determinò il famoso fenomeno della movida. La cosa che più attirò la mia attenzione fu il fatto che i giovani ma anche gli adulti si baciavano per strada. Tale gesto in Italia non si vedeva, c’erano pudori maggiori, questo oggi a Madrid non avviene più.

 

Esiste un romanzo che ha avuto una grande influenza nella sua vita?

 

Tanti sono i romanzi che hanno avuto una grande influenza nella mia vita. Il primo che ho letto quando ero ancora un bambino, “La rosa e l’anello” di William Makepeace Thackeray, mi rapì completamente, e io capii quanto fascino potesse avere un romanzo. Naturalmente a quell’età non riuscii a comprendere tutti gli elementi. Il romanzo che mi porto più dentro è invece il “Pedro Páramo” di Juan Rulfo, scrittore, sceneggiatore e fotografo messicano.

 

Qual è il suo autore preferito tra quelli citati nel libro?

 

Tutti sono autori a cui tengo molto, nel romanzo urbano cerco di concentrarmi su quelli che hanno saputo rappresentare in maniera originale Madrid. Nella narrativa contemporanea sono legato maggiormente dal punto di vista di amore/stima a “La Soledad era esto” di  Millás.

 

Si può parlare di autobiografismo nella letteratura?

 

Sì, da tutti i punti di vista  è necessario sottolineare l’io che si riscriva diventi sempre fittizio, tutte le volte che uno scrittore si approccia alla propria esistenza, inevitabilmente su quella c’è una riscrittura, ricreazione. L’autobiografismo non esiste.

 

Com’è nata la sua passione per la scrittura e la traduzione ?

 

Da sempre ho coltivato il piacere della scrittura e mi è sempre venuto molto naturale scrivere. A tratti  l’ho sentita come un qualcosa di estremamente necessario fin dai primi anni. Tradurre è stato inevitabile in quanto linguista studioso e studente di lingue e letterature straniere. Attraverso la traduzioni riesci a scavare all’interno degli autori di lingua straniera. Riesci a osservare il processo creativo e al tempo stesso confrontare la scrittura con il tuo personale sguardo, con la tua personale poetica. L’incontro tra scrittore e traduttore è una magica alchimia che permette a quest’ultimo di trovare un proprio spazio all’interno della poetica complessiva del testo fonte.