Mai

Mai stato figlio: nella mente di un serial killer

Mai stato figlio è un libro che riporta a galla i sentimenti contrastanti, difficili e devastanti di un uomo che per colpa della sua infanzia decide di dare sfogo alla sua rabbia interiore uccidendo per lo più donne. Ma il testo prenderà una piega inaspettata. Vediamolo insieme.

La trama

Mai

Frank ha cinquant’anni ma sente ancora addosso sulla sua pelle il marciume vissuto nella casa famiglia  e il dolore che ha vissuto da bambino. Un dolore inflitto per lo più da donne (o meglio suore), patito e patito per anni. Donne che ora sono le vittime prescelte per i suoi omicidi. Quei ricordi lampeggiano nella sua mente e nella sua anima senza controllo, creando momenti di lucidità misti a momenti in cui la “bestia” esce e uccide. Il dolore infetta il suo cuore, come una malattia ingestibile e incurabile. La sua mente dondola, oscillando nervosamente secondo un fragilissimo equilibrio che lo lascia ondeggiare tra buio, nebbia  e luce.
Una sera però qualcuno bussa alla sua porta, Frank si sporge ma non vede assolutamente nessuno, così decide di aprire… E quella che si troverà davanti sarà proprio una donna.

Sarà un’altra vittima per l’assassino o qualcosa di più? Perché qualcuno  dovrebbe cercare un uomo dimenticato da tutti?

L’autrice

Quello che più mi destabilizza è come le donne riescano a descrivere in modo così encomiabile gli uomini. In questo caso,  un uomo particolare come il nostro protagonista. L’autrice capace di fare ciò si chiama Maria Laura De Luca, ma si firma con M.J. Inkroads.

All’attivo ha due libri:  Il peccato più grande, edito nel 2017 da Scatole Parlanti, e poi riproposto in self-publishing,  e Il vero colore dei camaleonti pubblicato a dicembre 2020 sempre in self-publishing. Entrambi disponibili su Amazon.

Recensione

Un libro dai temi forti e accesi, nonostante le tenebre in cui ci si immerge. Una struttura che si amalgama molto bene, tra vita (difficile) e la morte. Il passato che torna e il futuro che sembra fare male. Un libro che mi è piaciuto soprattutto per le sensazioni quasi tangibili di Frank, e della sua vita, grezza e buia. Un uomo che vive di traumi e che non riesce a perdonare. Un tema, quello del perdono, sussurrato tra le parole. Perché quando il male è troppo grande, che sia l’inizio o la fine della tua vita, non credo sia cosi semplice ritrovarlo e provarlo, il perdono, soprattutto nell’ombra in cui la lucidità viene a mancare e l’istinto domina.

Cattivi come veri protagonisti

Nonostante io sia abituata a thriller psicologici intricati, in cui l’assassino non viene mai descritto come il protagonista vero e proprio ma come una figura misteriosa e affascinante (sotto certi punti di vista) lontana dall’eroe che è sulle sue tracce, devo dire che il libro che parte dal cattivo e si sviluppa attraverso altri cattivi è stata una piacevole scoperta. Si tratta di un punto di vista per me nuovo.

Lo consiglio se…

Ovviamente siete amanti del genere, e se nella vostra libreria ci sono Donato Carrisi e Wulf Dorn. Anche perché qui non ci sono né vincitori né vinti: si tratta più che altro di un vero e proprio viaggio in menti deviate dalla vita, dall’infanzia e dalle persone. Un dolore che si trasforma in una rabbia che uccide.