House of the Dragon è stata una serie tv molto desiderata dagli amanti del fantasy fin dalle prime voci sulla sua realizzazione, ma c’è una categoria di spettatori che ha caricato l’attesa di un significato particolare: i fan di Game of Thrones. Proprio chi ha amato quest’ultimo, infatti, non vedeva l’ora di esplorare ancora una volta il mondo di G. R. Martin.
La serie
Si tratta di una serie televisiva creata da Ryan Condal con la supervisione di George R. Martin, autore del libro Fuoco e sangue, da cui essa è tratta. È stata definita il prequel de Il trono di spade, dello stesso autore. La prima puntata è stata trasmessa in italiano il 29 agosto 2022 e proprio in queste settimane lo sceneggiato sta per concludersi.
Già dalle prime ore di visione, però, è iniziato a serpeggiare un velato malcontento. Perché bisogna ammetterlo: Hoftd avrebbe dovuto essere una rivalsa per chi è rimasto deluso dal finale di Got, ma pare che il nostro cuore spezzato non possa trovare nella pellicola il balsamo salvifico a cui agognava.
Hotd VS Got
Il finale di Got ha lasciato l’amaro in bocca quasi a tutti: le ultime due stagioni nello specifico hanno rappresentato quasi una contraddizione rispetto allo stile travolgente di quelle precedenti. In tantissimi hanno atteso Hotd soltanto per rifarsi del torto subito o perché nostalgici dell’opera che ci ha tenuto compagnia per ben otto anni. Un esempio lampante è dato dai numerosi commenti alla pagina Game of Thrones Italy, in cui fioccano paragoni e analogie.
Anche noi abbiamo deciso di analizzare cosa ha disatteso le aspettative, o meglio, cosa è diverso tra uno show e l’altro. Prima di farlo, però, precisiamo: diverso non vuol dire necessariamente peggiore.
Fonte foto: Nerdpool.it
I salti temporali
La prima impressione è che tutto sia troppo frettoloso. In 9 puntate abbiamo assistito a molteplici salti temporali. Questi cambiamenti repentini e continui non hanno lasciato il tempo necessario agli utenti per appassionarsi. Credo sia la differenza maggiore con l’opera precedente, in quanto in quel caso gli episodi erano lentissimi (sebbene sempre appassionanti) e per comprendere a fondo le situazioni bisognava avere pazienza e aspettare il susseguirsi degli eventi. Ciò nel tempo ha fidelizzato il pubblico.
Questa volta, invece, tutto procede a ritmo sostenuto. Un esempio? Iniziamo a conoscere il personaggio di Lena Velaryon, seconda moglie di Daemon Targaryen, nella stessa puntata in cui muore. Non c’è spazio per l’empatia, per l’effetto specchio: non ci immedesimiamo in lei perché nemmeno la conosciamo. Non soffriamo, ci dispiace un po’ ma finisce lì. E ciò ci porta al secondo punto a favore della nostra tesi.
La crescita anagrafica dei personaggi
Il trono di spade ci ha permesso, come scritto sopra, di conoscere ogni singolo character lentamente e questo ci ha fatto godere dei cambiamenti senza spiazzarci. La velocità non ci comprendere quanto essi siano effettivamente maturati negli anni trascorsi e ogni azione che ci propinano ci sembra buona, perché non abbiamo modo di confrontarci con un passato solido. Quando vedo Rhaenyra rappresentata come una madre amorevole e protettiva le credo solo a metà, perché fino a ieri era una ragazzina ribelle il cui unico scopo sembrava quello di far impazzire il padre.
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L’evoluzione data dall’esperienza
La crescita del personaggio non è solo anagrafica. In Got i personaggi si sono evoluti anche grazie all’esperienza e spesso sono passati da buoni a cattivi o, come accade nella realtà, sono stati entrambi le cose a seconda del caso: non posso non nominare Sansa Stark, che nei primi anni era una lagnosa ragazzina in cerca di marito, e nelle ultime stagioni è divenuta una fine stratega. In Oftd per il momento i personaggi invecchiano coerentemente ai salti temporali fatti, ma non evolvono e risultano grotteschi. Basti pensare ancora una volta al principe Daemon, sfacciatissimo nelle prime puntate, e adesso passivo e un passo indietro rispetto alla sua consorte. Possiamo provare a intuire le dinamiche e i motivi, soprattutto se abbiamo letto i libri, ma di fatto c’è uno stacco troppo netto.
La tensione narrativa
Un’altra grande assente è la tensione narrativa. Lo show è godibile, guardandolo sono curiosa di sapere cosa accade dopo, ma volete mettere con il mantra ripetuto nel Trono di spade fin dai primissimi momenti? La frase “L’inverno sta arrivando” ci ha tormentati per anni. (Poi l’inverno è arrivato ed è stato un flop, ma questo è un altro discorso.)
I contenuti Parental Advisory
L’opera attualmente in atto ha molta meno violenza e meno scene di nudo e, non credevo di poterlo dire, è un vero peccato. (Questo è un grande spoiler, quindi saltate il paragrafo se non siete al pari con la serie!)
La testa mozzata a Vaemond Velaryon nella 1×08 sembra quasi da film splatter e l’incontro tra Daemon e Rhaenyria della 1×07 è così scuro che non lascia intravedere niente. Altro che la violenza e il sesso a cui ci eravamo ormai abituati!
In conclusione
Le storie di House of the Dragon e di Game of Thrones sono diverse tra loro perché appartengono a due periodi cronologicamente distantissimi del mondo fantasy creato da G. R. Martin. Di conseguenza anche la loro realizzazione è avvenuta in modo differente. Paragonare forzatamente le due opere è sbagliato e rischia di aumentare la delusione. Il consiglio è di seguire le vicende per quello che sono e di trattenere la lacrimuccia che vorrebbe scendere quando parte l’iconica sigla creata da Ramin Djawadi.
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.