Cuore dell'oceano

Il Cuore dell’Oceano, la vera storia del gioiello di “Titanic”

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Fonte foto: Vogue.it

Qual è la vera storia del Cuore dell’Oceano, la famosa collana del colossal “Titanic”?

Ci piace credere che siano in molti ad avere una spiccata curiosità sui dettagli, perché è quella che dà il senso dell’attenzione a un qualsiasi argomento. Ecco il perché del nostro articolo. Sia chiaro, diamo per scontato che la collana in oggetto non sia propriamente un dettaglio, ma il simbolo di un film che ha segnato la storia della cinematografia.

Il leggendario diamante a forma di cuore al collo di una giovanissima Kate Winslet, nella scena di “Titanic” in cui Leonardo Di Caprio la ritrae con indosso solo quello è il catalizzatore della passione e della storia d’amore e della struggente fine dei due giovani. Ma è pur sempre un dettaglio chiedersi se il gioiello sia veramente esistito e quale sia la sua vera storia.

La trama di una scena

Non dovrebbe essere necessario ma un breve cenno sulla trama, proprio a proposito dell’importanza del gioiello, vogliamo darlo. Rose era la protagonista insieme a Jack, rispettivamente interpretati da Kate Winslet e Leonardo DiCaprio: la ragazza dell’alta borghesia e il ritrattista avventuriero che viaggia in terza classe. Il Cuore dell’Oceano era la collana che Cal, il ricco fidanzato con cui Rose viaggiava, le aveva regalato con l’intento di legarla a sé con una proposta di matrimonio. Le racconta, sottolineando il valore inestimabile del dono, che la gemma ‒ un diamante blu ‒ facesse parte della corona di Luigi XVI.

Rose non era innamorata di Cal, uomo decisamente odioso, e quando incontra Jack, innamorandosene perdutamente, una sera succede che la passione diventa la protagonista della scena, declinata in modo squisitamente romantico e seducente assieme. Nella cabina della ragazza, questa, posa nuda per il suo amore e non si potrà dare torto a Cal, quando scoprendolo, andrà su tutte le furie.

Tornando al nostro tema: il Cuore dell’oceano, esiste davvero?

La risposta oggi è quasi un “sì”, ma che necessita delle spiegazioni.

Le ispirazioni alla realtà

Il personaggio di Rose, e in parte anche quello di Jack, era ispirato a una donna realmente esistita che ha viaggiato fra Europa e America, ma non a bordo del Titanic. Si chiamava Beatrice Wood, era americana e nel 1912, l’anno in cui affondò la nave, disse alla famiglia di voler diventare una pittrice. Andò a studiare a Parigi in un’ottima scuola di pittura scelta dalla madre. Ma una volta lì, non soddisfatta, fuggì a Giverny, la città dove era morto Monet, che attirava molti aspiranti artisti e andò a vivere in una soffitta in stile bohemien.

Quando la madre la scoprì andò la fece tornare definitivamente a casa. Conobbe in seguito il pittore Marcel Duchamp con il quale ebbe una relazione. Oggi, in molti, sono concordi che questa donna, scomparsa a 105 anni nel 1998, abbia ispirato James Cameron nella creazione del personaggio di Rose Dawson. Beatrice Wood però non aveva niente a che fare con il Cuore dell’Oceano. La storia della gemma si intreccia, invece, con quella di un’altra donna realmente esistita e che effettivamente viaggiò sul Titanic.

L’intreccio

Kate Florence Phillips, una commessa di Worcester possedeva un grande zaffiro a taglio ottagonale, non a cuore. Aveva solo 19 anni e  glielo aveva regalato il proprietario della catena di negozi in cui lavorava, Henry Samuel Morley, vent’anni più grande di lei che se ne era follemente innamorato.

Ma l’uomo era già sposato e aveva un figlio, e propose a Kate di fuggire insieme a lui in America. Così si imbarcarono sul Titanic sotto nome falso, Mr. e Mrs. Marshall, e con biglietti di seconda classe per non dare nell’occhio. La loro destinazione era San Francisco, dove avrebbero ricominciato da capo una vita insieme.

Kate Florence Phillips indossò la collana con orgoglio nelle cene eleganti a bordo della nave, ma la storia non ebbe un lieto fine: così come accadde a Rose e Jack, dopo l’impatto fatale con l’iceberg che si parò davanti alla nave nel mezzo dell’oceano Atlantico, la ragazza fu fatta imbarcare a forza sulla scialuppa come previsto dalla regola del mare – prima le donne e i bambini –  mentre Henry Samuel Morley rimase a bordo della nave e fu una delle 1500 vittime del naufragio.

Come nel film

Kate aveva con sé solo la camicia da notte, la borsetta in cui teneva le chiavi del suo baule, affondato con la nave, e la collana di zaffiri al collo.

Alle 4 del mattino dopo fu recuperata con gli altri 706 superstiti dal transatlantico Carpathia che aveva raccolto l’s.o.s, e portata a New York. Dopo tre mesi fu reimbarcata sulla nave Celtic per fare ritorno in Inghilterra e all’arrivo scoprì che durante il viaggio era anche rimasta incinta del suo sfortunato amante. Diede alla luce una bambina, Ellen, alla quale non riuscì a far dare il cognome del padre morto.

Kate Florence Phillips era rimasta così traumatizzata dal naufragio e della morte di Morley che tentò il il suicidio e finì i suoi giorni in un manicomio.

Ma la verità sul gioiello il Cuore dell’oceano?

La conclusione è che la sua storia vive solo nella sceneggiatura del fortunato colossal. La collana usata durante le riprese, non in diamanti bensì in zirconi, è stata realizzata dai gioiellieri londinesi Asprey & Garrard.

Il gioiello prende ispirazione da tre diamanti di grande fama, legati ai destini dei Borboni di Francia: il RegentMarie Antoniette Bleu e il diamante Hope.

Il Regent, un diamante di 140 carati conservato oggi al Musée du Louvre, fu strappato dalla statua di un idolo indiano e i sovrani francesi ne entrarono in possesso. Luigi XV lo fece incastonare nella sua corona e poi Maria Antonietta ne fece fare un gioiello e lo indossò abitualmente.

Il cuore dell'Oceano ispirato ai gioielli della corona di Francia, in foto Wikipedia

 

Il cuore dell'Oceano ispirato ai gioielli della corona di Francia

Fonte foto: Wikipedia

Apparteneva altresì alla regina Maria Antonietta il Marie Antoniette Bleu, secondo gioiello cui si ispira il Cuore dell’Oceano.

Il Cuore dell'Oceano, Diamante Blu in foto Pinterest

 

Il Cuore dell'Oceano, Diamante Blu 

Fonte foto: Pinterest

Si trattava di un magnifico diamante grigio blu dal taglio a forma di cuore, del peso di 5,46 carati metrici, montato su un anello. Esso rimase proprietà privata di Maria Antonietta, che lo aveva portato con sé dall’Austria, e non entrò quindi a far parte dei gioielli della Corona.

Infine il collier del Titanic riecheggia il celeberrimo diamante Hope, regalato da Luigi XVI a Maria Antonietta.

Il Cuore dell'oceano ispirato al Diamante Hope in foto Wikipedia

Il Cuore dell'oceano ispirato al Diamante Hope 

Fonte foto: Wikipedia

Il tesoro in fondo al mare

Sappiamo con certezza che nessuno dei tre monili viaggiò mai sul Titanic.

Tuttavia, se il Cuore dell’Oceano è frutto dell’invenzione cinematografica, nel 1912 con il Titanic affondò realmente un tesoro inaudito: a bordo del Transatlantico si trovavano infatti alcune delle persone più ricche del tempo, accompagnate dai propri gioielli.

Quando nel 1985 venne rinvenuto il relitto del transatlantico si ritrovò anche una borsa di velluto contenente il tesoro il cui  valore complessivo, conservato nelle profondità dell’oceano quasi perfettamente per più di 70 anni, è stimato intorno ai 400 milioni di dollari.

Il successo del film influenza la fama del gioiello

Il Cuore dell’Oceano ha avuto tanto successo da essere replicato in numerosi monili di valore come il collier con zaffiro di 170 carati contornato da 65 diamanti di forma rotonda, indossato da Céline Dion in occasione della notte degli Oscar del 1998 durante la performance della sua canzone My heart will go on, e andato in asta per 2,2 milioni di dollari.

A subire il fascino di questo gioiello non sono stati soltanto i fan e i gioiellieri: in particolare, la J. Peterman Company, specializzata in riproduzioni autentiche di abiti, arredi e accessori vintage, ha legato a doppio filo le sue sorti al collier immaginario.

Nel 1997 Peterman acquistò dalla 20th Century Fox alcuni degli oggetti originali del lungometraggio tra cui il Cuore dell’Oceano. L’imprenditore rivelò di averlo pagato “molto, molto meno di 1000 dollari”, ne commercializzò subito le copie, mettendole in vendita a 198 dollari l’una.

Al culmine del successo, nel 1998, l’impresa contava 10 nuovi negozi. Il successo però fu così in rapida ascesa che la società non seppe tenere il passo e Peterman fu obbligato a dichiarare bancarotta. Se si domandava all’imprenditore che fine avesse fatto l’originale collier, la curiosità non veniva soddisfatta: “è stato venduto con la bancarotta, non ho idea di dove si trovi oggi”.


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