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Il 27 ottobre 2024 quel genio di Roberto Benigni compie 72 anni. Ho pensato a lungo come iniziare questo articolo, scritto per omaggiarlo. Non penso di poterlo fare in maniera migliore. Perché sì, lui è realmente geniale. E ce lo ha saputo dimostrare in diverse maniere. Una tra tante, indubbiamente, attraverso quello che è sicuramente il suo film più bello. Sto parlando de “La vita è bella”, pellicola datata 1997 dove Benigni ha saputo dimostrare per l’ennesima volta la sua immensa sensibilità ed intelligenza. Qui non solo ha vestito i panni di Guido, ma ha anche fatto da regista. Vincendo per altro un Oscar come miglior attore protagonista. Come dimenticarlo mentre si appresta a raggiungere Sofia Loren sul palco, facendosi strada saltellando tra una poltrona e l’altra?
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Una brillante carriera tra risate, lacrime e sogni
Del resto Roberto Benigni è esattamente così. Un artista che ha sempre saputo provocare e riflettere, ma che sa anche far emozionare in tanti modi diversi. Tra risate e lacrime, ma anche facendo sognare ad occhi aperti. Addirittura spiegando la meraviglia de “La Divina Commedia” in “Tutto Dante”, spettacolo teatrale in cui l’attore toscano ha voluto raccontare l’esegesi di uno dei poemi italiani più famosi di sempre. Spesso a fianco dell’amata Nicoletta Braschi, sua moglie dal 1991, ha interpretato e diretto diversi film. Tra questi ricordiamo “Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino” e “Il mostro”, fino ad arrivare ai più recenti “La vita è bella”, “Pinocchio”, “La tigre e la neve”.
E non dimentichiamo certo le sue collaborazioni. Tra le più importanti vi sono di certo quelle con Federico Fellini in “La voce della luna”, con Renzo Arbore in “Il Pap’occhio” e con Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere”. Chi ricorda la mitica scena del fiorino?
Degne di nota anche le sue poesie in musica. Difficile sceglierne una in particolare, ma conoscendo il suo romanticismo probabilmente la più indicata per questo articolo è “Quanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai”, scritta nel 2002.
Buon compleanno all’immenso Roberto Benigni, quindi. E cento di questi giorni ad un artista di cui c’è e ci sarà sempre bisogno, per ricordare quanta meraviglia ci sia nel mondo.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.