Robin Williams, 6 curiosità in suo ricordo

Robin Williams, 6 curiosità in suo ricordo

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Era il lontano (eppure sembra così vicino) 11 agosto 2014 quando si diffuse nel mondo mediatico una notizia devastante: Robin Williams, uno degli attori più talentuosi e amati di Hollywood, fu trovato impiccato nella sua casa di San Francisco.

Come spesso accade per questi eventi tragici imprevedibili, ancora oggi ci si chiede il perché di un gesto tanto drammatico da parte dell’attore. La verità, venuta a galla postuma, è che dietro la sua carriera stellare e la sua vita familiare appagante (allora sposato con Susan Schneider e con 3 figli) c’era l’ombra di una malattia neurodegenerativa – chiamata Demenza a corpi di Lewy – che pare lo abbia spinto a compiere l’atto decisivo.

Secondo la testimonianza della moglie Susan, l’ultimo anno della sua vita Robin soffrì infatti di vari disturbi tra cui ansia, tremori, attacchi di panico e perdita di memoria, che iniziavano ad essere invadenti anche sul lavoro.

Pare infatti che i primi sintomi si fossero presentati sul set di Una notte al Museo 3, il suo ultimo film. Il regista Shawn Levy raccontò:

 «Sul set era chiaro a tutti che a Robin stava succedendo qualcosa  e ricordo che un giorno mi dissenon so cosa mi stia succedendo, non sono più io»

Fa male ancora oggi, come se fosse ieri, parlare della scomparsa di un tale mostruoso genio. Istrionico e buffo, ma al contempo fragile e complesso, Robin Williams ci ha saputo regalare le più grandi emozioni mai provate attraverso il grande schermo: dalle risate di Mrs.Doubtfire ai pianti di Patch Adams; dall’avventura di Hook alla profondità di Will Hunting.

E allora, per non dimenticare uno dei più grandi attori del ventesimo secolo lo omaggiamo ricordando alcune delle curiosità più sorprendenti ( che forse non conoscevate) che riguardano la sua carriera.

Il “Nano Nano” di Mork e l’improvvisazione

Trampolino di lancio per Robin Williams, la sit-com “Mork e Mindy” debuttò nel 1978 come spin-off di Happy Days ed ebbe un grande successo soprattutto grazie alle doti improvvisative dell’attore.

Già presentatosi al provino seduto a testa in giù, Williams con la sua esuberanza conquistò immediatamente il favore del produttore Gary Marshall, il quale volle inserire sul set una quarta telecamera solo per lui, che lo inquadrava continuamente per cogliere ogni suo sketch. Lo stesso saluto dell’alieno Mork “Nano Nano” nacque da un’improvvisazione che fu accolta con entusiasmo da tutta la troupe.

Protagonista mancato in “Shining”

Forse non tutti sanno che Robin Williams , il quale nel 1978 aveva appena iniziato a farsi conoscere con il personaggio di Mork, è stato un papabile Jack Torrance per il capolavoro di Stanley Kubrik, “Shining”.

Infatti, durante la fase pre-produttiva del film, Kubrick non era ancora deciso su Jack Nicholson per il ruolo del protagonista che cade in un delirio psicotico, e teneva conto di alcune proposte alternative.

Tra i nomi  favoriti c’erano quello di Robert De Niro e quello di Robin Williams. Sì, proprio lui (ve lo immaginate nella parte?)

Tuttavia il regista si rese conto che De Niro non si sarebbe adattato al ruolo dopo aver visto la sua interpretazione in Taxi Driver (1976), poiché riteneva l’attore non abbastanza nevrotico per il ruolo.

Nel caso di Williams, invece, il motivo del rifiuto fu all’opposto: dopo aver visto la sua performance in Mork & Mindy, Kubrik lo ritenne addirittura troppo psicotico per il ruolo.

Il successo in “Good Morning, Vietnam!”

L’ascesa ad Hollywood di Robin Williams inizia nel 1987 con il film Good Morning, Vietnam., che gli valse un Golden Globe e una nomination agli Oscar. Il film si basa sulla vicenda di Adrian Cronauer, il dj spedito a Saigon per rallegrare le truppe Usa e che l’attore con la sua interpretazione riuscì a trasformare in un eroe.

In un film che sa essere irriverente e drammatico al contempo, Robin esprime tutto il suo talento improvvisando tutti i monologhi presenti nel film: fu una scelta del produttore quella di non assegnare uno script all’attore, lasciandogli una totale libertà creativa; da parte sua, Williams si era preparato parecchio per quel ruolo, leggendo notizie e ascoltando assiduamente vecchie registrazioni dell’epoca

Il vero Adrian Cronauer successivamente dichiarò che il film è fedele alla realtà “per circa il 45%” e che “se avessi fatto e detto solo la metà di ciò che fa e dice Robin Williams nel film, mi avrebbero mandato alla Corte Marziale e spedito nella prigione militare di Fort Leavenworth”.

Il Genio di Aladdin

Il file rouge che collega tutti i ruoli iconici impersonati da Robin Williams, se non si fosse capito, è sicuramente l’improvvisazione. E quale mondo migliore in cui far deflagrare questa dote, se non quello dei film d’animazione?

 Parliamo ovviamente del suo ingaggio come doppiatore in “Aladdin” , classico Disney del 1992 in cui l’attore presta la voce allo strampalato Genio della lampada.

Ma ciò che forse non è noto abbastanza è che il personaggio di Genio – pensato già all’origine come uno stand up comedian – e la sua follia sono modellati proprio sulla personalità e sull’estetica (da notare anche una certa somiglianza in volto) di Williams.

L’aiutante e amico di Aladdin assume nel film mille forme diverse e tutte esilaranti, frutto di ben 16 ore di registrazione e di 52 personaggi diversi, tutti inventati al momento dalla mente geniale di Robin, e da cui vennero estrapolate le parti migliori da inserire nel film.

Ma nonostante Williams abbia dato vita ad uno dei protagonisti più riusciti del mondo dell’animazione, la sua collaborazione con il colosso dell’intrattenimento non durò molto.

Quando infatti  Robin Williams negoziò per doppiare il Genio in Aladdin, strutturò il suo contratto in modo tale da proibire alla Disney di usare la sua voce in qualsiasi mezzo commerciale legato al film, come giocattoli e altro merchandising. La Disney però, dall’alto della sua arroganza, ruppe quell’accordo e mise in commercio prodotti che usavano la voce dell’attore. Di conseguenza, Williams si offese e promise di non tornare a fare più alcun lavoro futuro con la Disney.

Le risposte di Williams sono arrivate durante un’apparizione promozionale per Mrs. Doubtfire su The Today Show. Parlando di Aladdin, l’attore disse:

“Avevamo un accordo” […] “L’unica cosa che dissi è che avrei fatto la voce. L’avrei fatto fondamentalmente perché volevo far parte di questa tradizione animata. Volevo qualcosa per i miei figli. L’unica promessa è che volevo che non si vendesse nulla, tipo Burger King, nei giocattoli, e cose così”.

Robin Williams in seguito ricevette delle scuse dalla Disney, e questo gli permise di tornare al suo personaggio del Genio nel terzo capitolo del franchise di Aladdin , Aladdin e il re dei ladri (1996).

Scatenato in “Mrs. Doubtfire”

Nel 1993 il regista Chris Columbus, già reduce dei due cult di Mamma ho perso l’aereo, regalò al cinema una delle storie più divertenti e allo stesso commoventi di sempre. È sempre lì la chiave di lettura, tra il comico e il dramma. Ed è lì che uno scatenatissimo Robin William si colloca con la magica interpretazione di Mrs. Doubtfire.

È uno dei suoi ruoli più istrionici, e (come era stato già fatto in precedenza)  anche su questo set il regista si preparò a girare le sue scene con tre o quattro cineprese simultaneamente, per essere pronti a raccogliere tutto il meglio della performance di Williams, il quale ovviamente improvvisò a più non posso.

Columbus raccontò che di ogni battuta si ebbero diverse versioni, dalla più mitigata a quella da censura.

Un altro divertente aneddoto sul film riguarda il make-up: pare infatti che Robin Williams, non convinto della credibilità del suo travestimento, si recò in un Sexy Shop e comprò vari articoli per adulti, tra cui qualche rivista hard e un vibratore.

Nessuno lo riconobbe e Williams pagò il conto in tutta tranquillità.

Will Hunting – Genio Ribelle

Nel 1996 arrivò Will Hunting – Genio Ribelle diretto dal maestro Gus Van Sant, pellicola per la quale Robin Williams ricevette un Oscar ( dopo 3 nominations).

Will Hunting (Matt Damon) è un ragazzo con trascorsi familiari andati male, e i suoi problemi derivano dalle sue esperienze negative:risulta infatti aggressivo e distante. Ma è dotato di una grande intelligenza, e perciò il compito di Sean – insegnante universitario di psicologia – diventa fare in modo che il ragazzo non si perda per strada e affronti il suo passato per poter vivere serenamente il proprio futuro.

Williams in questa interpretazione, più di altre, risulta straordinariamente autentico, riuscendo a tirar fuori la sua parte più umana e fragile. Molto toccante, nel corpus di una sceneggiatura che risulta travolgente ad ogni battuta, è il discorso che Sean pronuncia sull’amore.

Ricorderete sicuramente la scena in cui lo psicologo racconta al giovane Will che la moglie aveva qualche problemino con le scoregge…

Ebbene, anche questa fu un’improvvisazione ad opera di Robin.

Nella scena si può notare infatti l’incontenibile scoppio di risa, totalmente spontanee, di Matt Damon, e un leggero tremolio della ripresa dovuto probabilmente alla reazione dei cameraman, che iniziarono a ridere senza controllo!

Insomma, questo era Robin Williams. Unico nel suo genere,  si è guadagnato un posto privilegiato nel cuore di milioni di spettatori.

Lo ricordiamo, tra l’altro, anche come villain in film come Insomnia (film di Christopher Nolan ) e in One hour Photo entrambi del 2002.


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