Il fiabesco villaggio dei treni in Piemonte: quando il mezzo diventa meta

Fonte foto: guidatorino.com

Si può andare in vacanza al mare o in montagna, visitare una città d’arte o rilassarsi sulle rive di un lago, scegliere il campeggio o un hotel di lusso, magari partire con il camper o fare l’autostop… oppure si può scegliere di andare in vacanza in un treno. No, non con il treno… ma in un treno! Proprio così. È la proposta divertente e originale che offre il fiabesco Villaggio dei treni in Piemonte.

Come è nato il Villaggio

Si tratta di una vecchia stazione ferroviaria mai entrata in funzione nei pressi della piccola frazione di Osso Croveo, a Baceno. Negli anni ’50 era stata adibita a campo estivo per i più piccoli, figli dei transfrontalieri che lavoravano in Svizzera, con lo scopo di trovare un luogo adatto a loro durante il periodo di chiusura delle scuole. Così, sull’onda della geniale idea di Padre Michelangelo, i frati cappuccini, dopo aver chiesto in dono qualche vecchia carrozza all’allora Ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfano, hanno costruito il meraviglioso Villaggio dei Bimbi. A 900 metri di altitudine, ben posizionato al centro della Val Formazza, circondato dal fantastico panorama che lo scorcio piemontese offre, il Villaggio dei treni è oggi meta di numerosi turisti, soprattutto gruppi di giovani incuriositi e famiglie alla ricerca di tranquillità.

Tutti in carrozza!

Ventotto sono le carrozze, quasi tutte d’epoca, che formano il parco dei treni dando possibilità di soggiorno a numerosi ospiti. Le più spaziose sono allestite per accogliere fino a dodici persone! Nonostante la location sia a dir poco surreale, le camere sono dotate di ogni servizio essenziale. Non mancano vagoni adibiti in modo del tutto particolare: il Vagone C’era una volta… ospita pezzi storici relativi proprio ai treni, il Vagone dell’Arte è una piccola mostra permanente delle opere di diversi artisti, il Vagone Paese dei Balocchi non può che accontentare i più piccoli lasciandoli immergere in un piccolo mondo di giocattoli e peluche. A rendere ancora più emozionante il soggiorno c’è la consapevolezza che tutti gli oggetti che si trovano all’interno delle carrozze sono frutto di generosi doni da parte di turisti affascinati dall’atmosfera fiabesca e rilassante che si respira in questo luogo magico! Il punto di ristoro offre la possibilità di mangiare anche all’aperto respirando il fresco profumo di una natura ancora fiorente e rigogliosa. L’intero parco è arricchito da scivoli, altalene e campi da calcio e pallavolo per garantire ai grandi e piccoli ogni possibilità di divertimento.

Il vero senso del viaggio: tra bisogno di “andare” e desiderio di “stare”

Una chiesetta all’aperto permette a chi lo desidera di concedersi il giusto tempo per riscoprire le profondità dello spirito in un ambiente che non potrebbe essere più adatto. Fermarsi per una volta in un treno, invece che usarlo per andare, per correre, per scivolare via dai luoghi e dal tempo, potrebbe essere infatti un importante spunto di riflessione capace di portarci ad approfondire e a coltivare il nostro rapporto quotidiano con il desiderio di “stare” e il bisogno di “andare”, imposto dai ritmi forzati di una società galoppante. Guardare fuori dal finestrino ci rende più partecipi del viaggio, aumenta la capacità di apprezzarlo e la necessità di fermarsi a respirare osservando con nuova consapevolezza il paesaggio che il tempo disegna fuori e dentro di noi.

“Non riusciva a crederci: c’era sopra. Sopra quel benedetto treno che un giorno o l’altro, prima o poi, qualche volta, avrebbe preso. Era sul treno che l’avrebbe portata verso sé stessa. […] Stavolta aveva dimenticato la paura alla stazione, per una volta aveva lasciato quello che non serviva. Aveva con sé le sue emozioni e non c’era altro di cui avesse bisogno. Viaggiava verso la Giulia che non era mai stata attraversando le valli della sua viltà e le colline della sua speranza, sorpassando fiumi di imprevisti e accostandosi a pericolosi burroni di incertezze, tenendo i pugni stretti nelle gallerie delle sue paure che sembravano non finire mai. Non sapeva nemmeno chi fosse seduta quella mattina sul treno al suo posto. Non sapeva nemmeno con chi stesse partendo. Era lì proprio per scoprirlo.”

“Il peccato più grande”, 2017