Questo piccolo borgo in provincia di Caserta nella regione Campania ha origine medioevale. Distante 90 km circa da Napoli, 147 da Roma e 66 da Caserta. L’intero territorio si trova sopra uno sperone di roccia e immerso nel territorio verdeggiante. In seguito ad alcuni scavi furono ritrovate diverse conchiglie fossilizzate nella pietra calcarea, attestando che probabilmente in questo territorio, anticamente, era presente un lago. I Sanpietrinesi sono ormai moto pochi, meno di mille.
Storie e origini di San Pietro Infine
Il nome San Pietro è legato al culto per San Pietro e l’aggiunta di Infine è riferita alla posizione di confine del territorio o, secondo alcuni, deriva da flexum che significa : presso la curva.
I vicoli stretti a gradoni, case in pietra calcarea e tetti lignei sono ancora conservati in parte. Durante il 1944 questa città subì quindici giorni di bombardamenti continuativi. Venne preso di mira perché si trovava sulla linea Reinhard di difesa dei tedeschi. I suoi abitanti furono decimati e molti dei sopravvissuti si rifugiarono all’interno di alcune grotte nella vallata. Questo borgo divenne famoso in seguito al documentario di Jhon Huston “The battle of San Pietro” in cui furono mostrate le tristi immagini della guerra. In seguito accolse le scene del film “ La grande Guerra” di Mario Monicelli nel 1959.
Fu ricostruito nel 1950 un po’ più a valle del borgo originale.
Perdendosi per i vicoli, troviamo tantissime abitazioni semi distrutte , la chiesa di San Michele con pianta a croce latina e ingresso separato per uomini e donne e il parco della Memoria che ospita il museo della guerra. Il borgo originale è disabitato e appare come uno scavo archeologico o una città fantasma. Il tutto è suggestivo e ci immerge in un tempo ormai passato avvolto dal degrado di una guerra che ha messo in ginocchio l’Italia.
Un borgo codì ricco di storia, se pur abbandonato merita davvero d’essere visitato.
Amante della scrittura e del cibo. Scrivo da quando ho memoria, mangio più o meno da sempre. Giornalista Pubblicista dal 2017, con la nascita di Hermes Magazine ho realizzato un mio piccolo, grande sogno. Oggi, oltre a dedicarmi a ciò che amo, lavoro in un’agenzia di comunicazione come Social Media Manager.