Sul terrazzo formato dal torrente Terdoppio, nella piana lomellinese, sorge Gambolò

Gambolò si trova in provincia di Pavia, poco distante dalla riva destra del Ticino ed è a tutti gli effetti parte di Lomellino


Museo archeologico


La storia di Gambolò ha origine preistoriche, quando noi esseri umani ci muovevamo in che gruppi di cacciatori raccoglitori. Già all’epoca piccoli gruppi di cacciatori si fermano periodicamente in questa zona.
Poco più tardi si stanziano sul territorio e formano un villaggio e da qui in avanti, ovvero dall’età del Bronzo, il territorio diviene a continuità di vita.
Ecco perché un’area del castello è dedicata a museo archeologico di Lomellino.

Litta, il castello dalle 8 torri

Risalente al decimo secolo viene più volte distrutto ed il nome che porta ancora oggi gli viene dato del corso del XV secolo. Si tratta del periodo durante il quale il castello viene fatto ricostruire per volontà della famiglia dei marchesi Litta, potendo mantenere nel tempo la sua bellezza.

Molta di questa bellezza la si deve alla struttura originaria.
Fortificazione trecentesca costruito così bene che gran parte dell’alzato è ancora oggi parte del borgo di Gambolò e che è stata dimora prima dei Beccaria e poi di Ludovico il Moro.

La cinta muraria in origine vanta ben 8 torri a pianta circolare, sei delle quali ancora oggi sono al loro posto, così come si trova ancora al suo posto la bellissima merlatura ghibellina che corona la cinta muraria.
La merlatura però non si sviluppa più lungo l’intero perimetro come in origine.
Infatti fra i lavori voluti da Agostino Litta era compresa la rimozione parziale della merlatura e la costruzione di un nuovo ingresso.
Durante questi lavori, dell’originaria struttura dell’anno 1000, vengono rimossi anche i cammini di ronda che portano alle torri.

Tolte le aree architettoniche che si trovano a dover coesistere con la nuova abitazione dei Litta, il resto dell’alzato viene conservato immutato, ponte levatoio compreso.

La torre della prigione, ieri come oggi, si affaccia sulla cappella come monito per chi è libero di passeggiare per il borgo e rimpianto per chi costretto nelle celle.

Il Palazzo Litta occupa la parte occidentale e viene realizzato in modo da fondersi con la cinta muraria. Questo ingresso mozzafiato è reso armonico grazie a 4 delle sei torri ancora conservate, due alte e due basse che si integrano con la nuova facciata.

Originariamente, oltre all’abitazione del feudatario, all’interno delle mura si trova anche un grande spaziale. È molto probabile che inizialmente quest’area sia stata concepita per scopi militari ma il passare del tempo le ha donato nuovi, e decisamente più virtuosi, scopo di utilizzo.
Da orti ad abitazioni a giardini.

Chiesa di sant’Eusebio e San Gaudenzio

Abbiamo parlato della cappella visibile dalla torre adibita a prigione, questo significa che poco distante dal castello è sita una chiesa.

Si tratta della chiesa parrocchiale dedicata a San Gaudenzio e a San Eusebio e che le fonti ci permettono di saperla lì dov’è già nel 1132.

Larga parte dell’architettura però risale al 1899, anno in cui la chiesa viene praticamente ricostruita mantenendone però il campanile romanico e due affreschi rinascimentali.

Basilica romanica di Sant’Eusebio

Questa basilica è con grande probabilità il luogo di culto più antico di Gambolò.

Sorge sui resti di un antico tempio dedicato a Minerva. Quest’ultimo abbattuto proprio per far spazio ad un nuovo luogo di culto che rivendica con forza la sua legittimità.

Utilizzata come lazzaretto durante le ondate di pandemia della Peste del 1500 viene poi interamente tinteggiata e abbandonata.

A seguito delle ristrutturazioni del 2007 è oggi visitabile e parte della sua bellezza originaria ripristinata.

I lavori riportano alla luce anche un simbolo di chiro che ne legittima le origini paleocristiane.


Leggenda

Ci sono altre chiese nelle vicinanze e fanno parte di un vero e proprio percorso religioso.

Perché? Pare che proprio al castello abbia sostato per riposarsi niente meno che l’imperatrice Elena Flavia Giulia Augusta.

Detto in modo semplice: la madre di Costantino il Grande.

Lo stesso Costantino che si fece portatore del Cristianesimo nel mondo conosciuto.

Questa fervente fede, che come tutti sappiamo trova forza e si manifesta nei sogni dell’imperatore, gli viene impartita dalla madre.

Infatti una delle cose che si è soliti omettere è che la diffusione della religione Cristiana avviene grazie alle donne. Sono proprio loro che si fanno carico del culto mariano e della devozione verso il Figlio.

Come lo sappiamo? Grazie ad una frase in un documento “Per costà passò Santa Elena”.

Passeggiata?

Per chi ama passeggiare in bici c’è poi casa di Il ragazzo di campagna.

Si tratta di un giro che vi porta a scoprire la Pavia racchiusa nella pellicola dell’omonimo film.

Si tratta di un semplice percorso di 15km, l’importante è arrivare munito di una buona bicicletta.

I Borlotti

Immagino che dopo un giro del genere sia venuto un certo languorino, dunque cosa mangiare di tipico qui a Gambolò? Proprio loro, i fagioli borlotti che qui sono di casa da secoli e il cui nome deriva proprio da lombardo borlare: rotolare.

I piatti tipici sono: il risotto alla pavese con borlotti e la torta ariosa.
Se ve lo state chiedendo, sì la scelta del nome è data dal fatto che si tratta di una torta che aiuta molto nella digestione!