Alimenti di derivazione greca: la Lestopitta dell’area ellenofona


La zona ellenofona calabrese è un unicum nel panorama nazionale poiché rappresenta uno dei luoghi in cui sono presenti antiche testimonianze della civiltà greca. Il centro di questo lembo di terra a minoranza linguistica è Bova, che tra i suoi elementi di originalità può annoverare anche i piatti della tradizione. Tipica del borgo è la Lestopitta, un piatto salato il cui nome deriva dai termini greci lesto (sottile) e pitta (pane).

Origine

I pastori locali non avevano di certo grosso tempo da spendere per un pasto; a questa tradizione agro-pastorale dell’area grecanica calabrese è legata la nascita di tale pietanza. Un cibo povero e veloce nella preparazione ma saporito perché a volte utilizzato anche come accompagnamento ad altri condimenti. La Lestopitta è una focaccia non lievitata utilizzata come sostituto del pane, al pari di altri alimenti più conosciuti, come la commerciale piadina romagnola, ma decisamente sconosciuta ai più poiché quasi per nulla pubblicizzata e poco riconosciuta dal punto di vista del marketing degli alimenti.

Preparazione e ingredienti

Si tratta di una focaccia fritta a base di acqua e farina, non lievitate. Resta il dubbio che un tempo venisse preparata arrostita, poiché difficilmente i pastori potevano portare con loro i condimenti necessari alla frittura. Gli ingredienti e la mancata lievitazione ricordano anche il pane azzimo ebraico o la pita di derivazione turca, con l’unica differenza della variabile frittura, che in questi ultimi non è contemplata.

Ingredienti per 4 persone:

– 200 gr di semola di grano duro
– 100 ml di acqua tiepida
– un cucchiaio di olio di oliva
– un cucchiaino di sale
– olio d’oliva per la frittura­­

Una volta pronta, può essere servita sia calda che fredda.

Suggestioni e immagini

Molto probabilmente, sarà successo anche a voi di associare un luogo ad un cibo. In alcuni contesti, l’identificazione luogo–cibo è quasi automatica e ha radici profonde nel marketing territoriale. Tra gli esempi più classici vi sono la fiorentina, i tortellini o la carbonara: dicendo il nome del piatto s’identifica la città d’appartenenza. Nel caso calabrese in quesitone, questo processo non è immediato, e si deve conoscere il territorio per suggerire cibi così semplici e ricchi allo stesso tempo.

Pensando a Bova, di suggestioni me ne vengono in mente diverse. Dove potreste mangiarla? Sedendovi sulla cima del castello di Bova e assaporandola mentre si gode del panorama, scrutando il mare all’orizzonte e le montagne d’Aspromonte intorno a voi. Ancora non ne siete certi? Allora gustatela in piena estate nella piazza principale di Bova, fatta dalle signore natìe, magari mentre ascoltate della buona musica del festival Paleariza. Un’altra alternativa è mangiarla mentre si percorrono i vicoli del borgo, attraversando millenni di storia e scrutando alcuni attrezzi tipici della civiltà contadina che costituiscono il Museo della civiltà contadina, sparso per il centro storico. Vi è venuta fame?

In qualunque modo vogliate, fatelo sorprendendovi per il valore simbolico di questo luogo. Buona Magna Grecia a tutti!