Il corsivo si scrive, si parla o si canta?

Il corsivo si scrive, si parla o si canta?

E’ la tendenza del momento. Sui social impazza la moda del parlare in corsivo. I più giovani si divertono e i boomer si indignano. Ma in realtà le origini del cosiddetto corsivo parlato trova le sue radici nella musica.

Il corsivo parlato

Impazza fra i giovanissimi. Un vero fenomeno social, che ha scatenato non poche polemiche ma che ha sicuramente dato spunti per gag divertenti, parodie e meme. Insomma un vero tormentone.

 

Fonte foto: triestecafe

Da tempo immemore, per noi tutti, il corsivo è una forma di scrittura sinuosa, fluida che permette di sollevare la penna dal foglio pochissime volte. E’ uno stile di scrittura scorrevole e veloce che permette di scrivere rapidamente singole parole o pensieri. Insomma, in corsivo si scrive non si parla, ripetono stizziti i più eruditi esperti.

E allora perché si dice parlare in corsivo? Effettivamente il riferimento rende perfettamente l’idea di questo controverso modo di parlare. Il corsivo, in pratica, non è altro che un accento milanese esasperato, accentuato. Consiste nell’allungare il suono delle vocali contenute in una parola, affiancandone altre. Sostanzialmente si aggiungono dei veri e propri dittonghi pronunciandoli con particolari accenti che parola dopo parola formano una cantilena che unisce l’insieme dei suoni. Come nel corsivo scritto, la penna compone parole lettera dopo lettera, senza mai staccarsi dal foglio, allo stesso modo, nel parlato, i suoni sono legati fra loro senza mai interromperne l’emissione. Ecco l’analogia che spiega il motivo perché si dice parlare in corsivo.

Le origini

Quando si parla di corsivo non può che essere citata la fautrice di tale fenomeno che nel giro di pochi mesi è divenuto virale sui vari social.

Fonte foto: larepubblica

Elisa Esposito, 19 anni, milanese doc, sul suo profilo tik tok ha iniziato a dare lezioni di corsivo ed è stato subito un successo. Il corsivo parlato è così surreale da risultare divertente e quasi credibile. La notorietà della signorina Esposito si deve sicuramente ad un seguito giovanissimo che impara velocemente  ma soprattutto alle innumerevoli parodie e meme che si sono scatenati fra follower ,tik toker e personaggi famosi. Tutti hanno detto la loro su questa nuova tendenza. Del resto si sa, non importa se bene o male, l’importante è che se ne parli.

Guarda il video qui.

In realtà, pare che il corsivo parlato abbia origini ben diverse. E sì, perché, ancor prima che si iniziasse a parlare, da anni imperversa la tendenza del cantare in corsivo. E i cantanti e le canzoni cantate in corsivo ci piacciono, e anche tanto.

Il corsivo cantato

I cantanti più gettonati, che hanno maggior seguito fra i teenager, la generazione Z, i nostri sempre cari millenials sono cantanti che giocano con la loro voce legando sinuosamente i suoni emessi. Questo loro modo di intonare le canzoni dona una particolare timbrica alla voce e una originale armonia alle parole. Basti pensare a Mahmood e Blanco, gli ultimi vincitori del Festival di Sanremo, a Madame e Sangiovanni. A Tha Suprime.

Fonte foto: chesuccede

E’ facile, dunque, intuire che il prodigioso corsivo parlato sia divenuto virale ancor prima delle lezioni on line della Esposito.

Si dice, infatti, che a scatenare l’utilizzo di questo particolare slang pare sia stato Peter Ace, pubblicando, ben due anni fa su tik tok, una cover di “Spigoli”, interpretata nella versione originale da Carl Brave con il featuring di Tha Supreme e Mara Sattei. Ace, nel video, reinterpreta la canzone marcando questo particolare accento. Guarda il video qui.

In realtà tutto questo ha origini ancora più remote. Sembra che l’espressione “cantare in corsivo” abbia visto il primo Natale agli inizi degli anni duemila, negli Stati Uniti, quando su Twitter comparve il tweet

“ Voice so smooth it’s like I’m singing in cursive”

Che tradotto in Italiano vuol dire “La voce così morbida è come se cantassi in corsivo”. Non è dato sapere a cosa o a chi fosse riferito il tweet esattamente. Ma basti pensare che in quegli anni, negli Stati Uniti, Amy Winehouse folleggiava ai vertici delle classifiche con la sua meravigliosa voce e il suo coinvolgente soul.

Fonte foto: tag24

Che sia stata lei? Una delle voci più belle e inconfondibili di tutti i tempi a dare inizio al corsivo cantato?

Non prendiamolo troppo sul serio

Se il corsivo cantato convince ed è apprezzato dalla massa, il corsivo parlato oltraggia la nostra lingua. Indigna. E fa sprofondare i giovanissimi negli abissi dell’ignoranza e dell’insolenza.

E se invece prendessimo questa nuova tendenza semplicemente per quello che è? Un gioco fra ragazzi. Un divertimento. La moda del momento. Un fuoco ardente destinato pian piano ad affievolirsi fino a spegnersi del tutto. O forse no. Magari diverrà un cult degli anni venti del nuovo millennio.

Del resto, correvano gli anni ’80, quando un giovane Lino Banfi fu reso famoso dal suo accento pugliese. Un pugliese, alterato, esasperato che tutti si divertivano ad imitare e ripetere. Senza troppe polemiche o risentimenti.

Fonte foto: canosaweb

 A volte bisognerebbe riuscire a non prenderci troppo sul serio e reagire come Lino Banfi:

 “Non ho affereto…”