Come suona “From Zero” dei Linkin Park?
Eccoci qui, non l’avrei mai detto. Sono passati 7 anni da “One More Light”, ultimo album in studio arrivato due mesi prima che Chester Bennington prendesse la dolorosa decisione di togliersi la vita. Dopo la sconvolgente notizia, un clima di rassegnazione misto ad una strana attesa, per un improbabile se non impossibile ritorno, si diffuse tra i fan dei Linkin Park. Dopotutto, il pensiero che qualcuno potesse permettersi di toccare la sacra eredità dell’incomparabile voce di “Somewhere I Belong” è stata vista a lungo come qualcosa di decisamente blasfemo.
In seguito alla cancellazione di un tour mondiale e all’esecuzione di un concerto tributo in onore di Bennington, i Linkin Park andarono in pausa, mentre gli album più vecchi come Hybrid Theory e Meteora sarebbero stati ripubblicati per i rispettivi anniversari.
In gran segreto, però, i Linkin Park stavano lavorando per tornare alla ribalta. Un live in streaming da Londra, 2 mesi fa, ha segnato il definitivo ritorno: la band ha eseguito il proprio catalogo di brani e ha presentato la nuova frontwoman Emily Armstrong e il nuovo batterista Colin Brittain.
La magia è fatta, nonostante le prime superstizioni, Emily Armstrong stra-convince la maggioranza del pubblico e sembra destinata a far risorgere il Linkin Park “From Zero”.
Recensione di “From Zero”
Togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: “From Zero” non è il miglior album in assoluto dei Linkin Park e non è un’opera eccellente nel panorama storico-discografico generale. Ma nessuno ha detto che doveva essere così.
Piuttosto “From Zero” è un album che sorprende per la sua capacità di riportare alla luce il sound caratteristico dei Linkin Park, al quale eravamo affezionati, in una maniera del tutto fresca e rinvigorita . Non si riparte, quindi, completamente da zero, non si rischia di stravolgere totalmente il lascito precedente legato alla memoria di Chester, ma si parte dal passato per creare qualcosa di nuovo e nostalgico allo stesso tempo: in “From Zero” vengono ripresi vari elementi dai primi “Meteora”, “Hybrid Theory” e a tratti anche “Minutes to Midnight”; il tutto si unisce ad una nuova energia, a nuove idee e, soprattutto, alla nuova ineccepibile voce di Emily Armstrong.
Il risultato è qualcosa che non solo omaggia la memoria di Chester Bennington, ma un album che si distingue nello scenario mainstream, con una serie di brani godibili e di fattura elevata.
Partiamo con l’ascolto. Una intro omonima ci dà il benvenuto, prima con dei cori angelici che sembrano trasportarci in questa nuova alba, poi con un dialogo tra Mike Shinoda e quello che sembra essere suo figlio: quest’utimo domanda
“From Zero? Like…from nothing?”
Ed ecco che The Emptiness Machine entra in marcia, un brano molto radio-friendly ma che cattura immediatamente grazie soprattutto al ruggente ritornello, prima suonato e cantato al piano da Shinoda, poi urlato a squarciagola da Emily, la cui potenza vocale e destrezza sono sensazionali.
Ciò viene messo a fuoco in modo chiaro nella successiva Heavy is the Crown, dove la cantante mette a fuoco le sue doti con uno scream da brividi, della durata di ben 16 secondi che ricorda chiaramente Given Up. È meraviglioso vedere che, anche in questo modo, i Linkin Park stanno onorando l’eredità di Chester.
Un passo indietro con Cut The Bridge, un pezzo senza troppe pretese che per la batteria e la parte rappata di Shinoda ricorda molto Bleed it Out.
In Over Each Other, dal sound maggiormente pop, Emily canta di una relazione destinata a fallire, mettendo in mostra anche le sfumature melodiche della sua voce.
Primo pezzo veramente forte dell’album è Casualty, con un ritmo rimbalzante che si dipana nel dinamismo tra riff di chitarra –batteria e nell’alternanza tra le voci di Shinoda e Armstrong, che si contrastano e si sostengono contemporaneamente in un vortice che sa di post-hardcore.
Un momento di sospensione con Overflow, un scorcio su dove potrebbe andare lo stile dei Linkin Park in futuro: un brano che con il giusto mix di elettronica e strumentazione dipinge un mondo fantasy nella mente dell’ascoltatore.
Ed ecco Two Faced, altro gioiellino di “From Zero” che sembra arrivare direttamente da Hybrid Theory. Su una robusta base costruita da chitarra, batteria e scratching di Joe Hahn (qui più presente che nel resto dell’album), Emily urla prepotentemente “GET RIGHT!”, portandoci prima sul flow della strofa rappata da Mike Shinoda e poi all’incisivo ritornello che riflette la frustrazione del sentirsi emotivamente manipolati.
È interessante notare qui la tendenza di Emily ad utilizzare quel gioco ritmico del prendere una frase e ripeterla più volte, prima in maniera sussurrata poi, pian piano, in un tono sempre più elevato fino allo scream liberatorio finale; è una tecnica questa usata spesso da Jonathan Davis, cantante dei Korn, ma che riprende e ricorda sicuramente anche quel “Go away, You try to take the best of me!” di A Place For My Head.
Stained sembra a primo impatto una canzone in stile Paramore, ma grazie all’equilibrato rapporto fra le voci di Shinoda e Armstrong, la melodia di questo brano pop prende dopo diversi ascolti.
IGYEIH, che sta per “ I Give You Everything I Have”, riporta la rabbia e l’intensità ed è assai efficace nel combinare passaggi più melodici ad altri più pesanti.
Arriviamo alla conclusiva “Good things go“, che chiude “From zero” con delicatezza ed emotività. Mike Shinoda canta “Feels like it’s rained in my head for a hundred days“, mentre la voce di Emily lo supporta e lo accompagna verso la chiusura dell’album.
“From Zero” è nel complesso un buon album, che sembra in grado di illuminare un nuovo percorso per il futuro dei Linkin Park e ha anche l’aria di qualcosa che Chester Bennington avrebbe apprezzato molto. La chiave è ripartire “da zero”, senza dimenticare però ciò che ci ha reso quello che siamo oggi.
Intanto i Linkin Park si preparano ad un nuovo tour che toccherà anche gli I-DAYS di Milano.
Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.