Parole dialettali intraducibili in italiano

Parole dialettali intraducibili in italiano

Fonte foto: Unpli Trentino

L’Italia, sebbene abbia ormai una sua forte identità nazionale, è l’insieme di tanti microcosmi differenti tra loro e proprio per questo motivo spesso coesistono a poche migliaia di chilometri culture e tradizioni completamente diverse. Il fenomeno è quindi accentuato quando si mettono a confronto paesi e città appartenenti a regioni diverse. Il divario tra Nord e Sud in questo senso è molto ampio. Ciò influisce anche sulla lingua locale che subisce le influenze culturali del luogo e varia rispetto all’italiano ufficiale studiato a scuola. Vi sono parole del dialetto praticamente intraducibili in italiano, se non rinunciando alla sfumatura di significato che le rende uniche. Ecco qualche esempio!

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Fonte foto: Wikipedia

7 parole intraducibili in italiano

Mottino – Merendina. Termine che si trova sia nel dialetto napoletano che siciliano. L’origine è storica: un tempo c’era in commercio un particolare tipo di merendina, ovvero il mini panettone dell’azienda Motta. Da allora in molte zone del sud Italia viene utilizzato questo termine per indicare qualsiasi tipo di brioche confezionata.

Ligera – Microcriminalità lombarda. Si tratta di una parola che veniva usata in Lombardia, in particolare a Milano, per indicare i gruppi di delinquenza operanti sul territorio.

Focu meu – Letteralmente “fuoco mio”. È un’esclamazione calabrese praticamente intraducibile. Serve a indicare panico o sconforto o come intercalare nei momenti di maggiore pathos.

Freschin – Puzza. In Veneto questo sostantivo indica l’odore sgradevole dei piatti quando sono stati lavati male o quando si è cucinato qualcosa di particolare come il pesce e le uova.

Muntovè – Molto, di più. Nelle Marche viene inserito all’interno di un discorso insieme ad altre parole come accrescitivo. Non ha una traduzione precisa.

Pota – @#!!! In bergamasco è un’esclamazione utilizzabile in diversi contesti. Simile a “caspita!”, di per sé non significa nulla, ma rafforza il concetto espresso.

Camurrìa – Noia, fastidio. In siciliano indica un sentimento di malessere per situazioni e cose.

Cazzimma – Furbizia. In Campania è un neologismo che indica la scaltrezza ma anche l’opportunismo.