Fonte foto: Unpli Trentino
L’Italia, sebbene abbia ormai una sua forte identità nazionale, è l’insieme di tanti microcosmi differenti tra loro e proprio per questo motivo spesso coesistono a poche migliaia di chilometri culture e tradizioni completamente diverse. Il fenomeno è quindi accentuato quando si mettono a confronto paesi e città appartenenti a regioni diverse. Il divario tra Nord e Sud in questo senso è molto ampio. Ciò influisce anche sulla lingua locale che subisce le influenze culturali del luogo e varia rispetto all’italiano ufficiale studiato a scuola. Vi sono parole del dialetto praticamente intraducibili in italiano, se non rinunciando alla sfumatura di significato che le rende uniche. Ecco qualche esempio!
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7 parole intraducibili in italiano
Mottino – Merendina. Termine che si trova sia nel dialetto napoletano che siciliano. L’origine è storica: un tempo c’era in commercio un particolare tipo di merendina, ovvero il mini panettone dell’azienda Motta. Da allora in molte zone del sud Italia viene utilizzato questo termine per indicare qualsiasi tipo di brioche confezionata.
Ligera – Microcriminalità lombarda. Si tratta di una parola che veniva usata in Lombardia, in particolare a Milano, per indicare i gruppi di delinquenza operanti sul territorio.
Focu meu – Letteralmente “fuoco mio”. È un’esclamazione calabrese praticamente intraducibile. Serve a indicare panico o sconforto o come intercalare nei momenti di maggiore pathos.
Freschin – Puzza. In Veneto questo sostantivo indica l’odore sgradevole dei piatti quando sono stati lavati male o quando si è cucinato qualcosa di particolare come il pesce e le uova.
Muntovè – Molto, di più. Nelle Marche viene inserito all’interno di un discorso insieme ad altre parole come accrescitivo. Non ha una traduzione precisa.
Pota – @#!!! In bergamasco è un’esclamazione utilizzabile in diversi contesti. Simile a “caspita!”, di per sé non significa nulla, ma rafforza il concetto espresso.
Camurrìa – Noia, fastidio. In siciliano indica un sentimento di malessere per situazioni e cose.
Cazzimma – Furbizia. In Campania è un neologismo che indica la scaltrezza ma anche l’opportunismo.
Nata nel 1990, membro effettivo della Millenials Generation. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale alla scuola Holden e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata. Sono arrivata finalista al concorso AttiveMenti con il racconto “La necessità del superfluo”, e ho pubblicato “Il dolore non mi fa più paura” in un’antologia della casa editrice Guthenberg. Collaboro con diverse testate giornalistiche, tra cui Metis News.