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Il dialetto. Quante volte lo utilizziamo per esprimere concetti che in italiano non renderebbero a sufficienza. Senza dimenticare poi il fatto che alcuni termini dialettali nella nostra lingua madre non esistono nemmeno. Insomma, il dialetto è proprio fondamentale soprattutto in certi casi, per far capire al nostro interlocutore ciò che gli vogliamo comunicare.
Per certi versi, probabilmente, il dialetto è addirittura sottovalutato. Non si considera, ad esempio, quanto esso sia di fondamentale importanza per conservare le nostre origini e proteggere le tradizioni della nostra terra d’origine. Ci basti pensare a quante volte ci siamo ritrovati ad ascoltare a bocca spalancata i racconti dei nostri nonni in rigoroso dialetto locale. Oppure il modo in cui ci emozioniamo nel sentirlo pronunciare nei film o ancora nella canzoni.
La nostre radici tra le pagine di un libro
Come disse Caio Tito: “Verba volant, scripta manent”. Ed infatti un altro ottimo modo per tramandare il dialetto di persona in persona è, senza dubbio, lasciarlo scritto tra le pagine di un libro. Se avete letto un romanzo ambientato in una città italiana, è probabile che vi siate ritrovati a leggere qualche frase nel dialetto locale di quella zona. E se quel dialetto è vostro, forse, vi siete anche emozionati nel leggere quelle parole. Ciò è dovuto al fatto che abbiamo trovato in quelle righe un po’ del nostro vissuto e anche la speranza che le nostre radici non svaniranno mai nel nulla.
Alcuni esempi di tali libri?
Ce ne sono veramente per tutti i… dialetti! Tra tanti, dobbiamo necessariamente citare la serie letteraria di Elena Ferrante, L’amica geniale, resa ancor più nota dall’omonima serie televisiva. Qui possiamo facilmente immergerci nell’atmosfera napoletana, anche grazie all’utilizzo del dialetto locale. Altri libri famosi con tale caratteristica sono Il commissario Montalbano di Andrea Camilleri e I Malavoglia di Giovanni Verga, entrambi in siciliano. Se siete amanti del romano, invece, dovete leggere assolutamente Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini.
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Naturalmente, anche nel caso dei libri il dialetto viene utilizzato per rafforzare un concetto o per esprimere un’idea che la lingua italiana non renderebbe allo stesso modo. Oltre che a sottolineare le origini dei personaggi del racconto e quanto essi siano profondamente legati alla loro terra. Insomma, diciamocelo: il dialetto ha proprio un altro sapore. Un modo diretto per raggiungere più persone possibili, molto più efficiente dell’utilizzo di vocaboli troppo forbiti.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.